Uffici stampa: Crocetta prova ad aggirare le leggi e a scegliersi i giornalisti
Ne ha cacciati via 21 perchè assunti senza concorso e adesso fa approvare in Giunta norma per fare la stessa cosa
«Ancora una volta, l’ennesima, il governatore Rosario Crocetta prova ad aggirare le leggi e a crearsi un ufficio stampa a suo uso e consumo con i soldi dei contribuenti». Lo afferma l’Associazione siciliana della stampa sostenendo che «questa volta Crocetta - dopo avere licenziato in tronco 21 giornalisti dell’ufficio stampa della regione perché assunti senza concorso - chiede una deroga al divieto di assunzioni per potere assegnare - senza rispettare alcun vicolo - incarichi di tipo fiduciario sulla scorta di un semplice esame dei curricula». «E tutto questo - osserva l’Assostampa in una nota - guarda caso, a pochi mesi dalle elezioni».
«In poche parole - sottolinea il sindacato dei giornalisti siciliani - quello che prima il governatore ha inteso cancellare perché opera dei suoi predecessori licenziando giornalisti che non erano di suo gradimento, ora vuole replicare con l’intento di scegliere secondo le sue esigenze e il suo volere chi più gli aggrada. Crocetta finge di dimenticare (ma lo sa bene perché il suo intento è proprio quello di non rispettare le norme vigenti) che per le assunzioni - così come sancito più volte dalla magistratura e come da sempre sostenuto dal sindacato - è indispensabile espletare i concorsi. Senza dimenticare - aggiunge Assostampa Sicilia - che, già due anni fa, lo stesso Crocetta, nel tentativo di ripristinare un ufficio stampa, aveva chiesto che venissero inviati dei curricula alla Presidenza per una selezione di giornalisti, e il sindacato ne aveva inviato provocatoriamente oltre un centinaio, con esito negativo».
L’Associazione siciliana della stampa «confida che l’Ars voglia opporsi a questo nuovo, intollerabile tentativo di piegare le leggi per creare un ufficio stampa finalizzato solo agli interessi del governatore di turno». Il sindacato dei giornalisti, conclude la nota, «ribadisce che l’informazione, specie quella istituzionale, è un bene troppo prezioso perché possa essere piegata a logiche di parte a scapito dei cittadini». CATANIA, 24 GEN - (ANSA).
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