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'Usare le parole per costruire ponti e non muri': firmata in Fnsi la Carta di Assisi

L'iniziativa nella sede del sindacato ha chiuso le celebrazioni per la Giornata mondiale della libertà di stampa. Presenti, fra gli altri, padre Enzo Fortunato, portavoce del Convento di San Francesco; padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica; Salah Ramadan Elsayed, imam della Grande Moschea di Roma; Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica della Capitale. Giulietti: «Uno strumento per unire anziché dividere».

firma carta di assisi

«Una Carta che non si rivolge solo ai giornalisti ma a tutti. Uno strumento che consenta di costruire ponti e non muri, di mettere in comune invece che dividere». Questo nelle parole del presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, è la Carta di Assisi firmata oggi nella sede del sindacato dai rappresentanti delle tre principali fedi monoteiste, da giornalisti e rappresentanti del mondo delle associazioni. «Firmiamo oggi la carta non per riporla domani in un cassetto, ma per iniziare a diffonderla nelle redazioni. Non una carta deontologica, ma un piano d'azione congiunto da portare anche al prossimo Parlamento Europeo affinché se ne faccia un documento per la libertà di stampa», ha detto ancora Giulietti, che ha anche espresso solidarietà a Radio Radicale e a tutte le testate che rischiano la chiusura per i tagli del governo e ricordato «oggi che è la Giornata mondiale della libertà di stampa, chi ancora aspetta verità e giustizia, come Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Giulio Regeni, Daphne Caruana Galizia, Jan Kuciak, Andrea Rocchelli».

Moderati da Roberto Natale, coordinatore del Comitato scientifico di Articolo21, che ha introdotto «i dieci punti frutto di oltre due anni di lavoro che ha coinvolto giornalisti e non solo nel contrasto alle parole d'odio» e dalla presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Paola Spadari, all'incontro hanno partecipato, fra gli altri, padre Mauro Gambetti e padre Enzo Fortunato, custode e portavoce del Sacro Convento di San Francesco di Assisi; padre Antonio Spadaro, direttore della rivista La Civiltà Cattolica; Salah Ramadan Elsayed, imam della Grande Moschea di Roma; Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma; Paolo Ruffini, ministro per l'informazione del Vaticano; Gian Mario Gillio, responsabile comunicazione, relazioni esterne e rapporti istituzionali della Federazione delle chiese evangeliche in Italia; Guido D'Ubaldo, segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti; Vittorio Di Trapani, segretario dell'Usigrai; Maurizio Di Schino, segretario nazionale dell'Ucsi; il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury.

«Quando la politica è incapace di dare delle risposte utilizza le parole in forma di propaganda, in forma di minaccia per generare sentimenti divisivi, per creare odio, differenze e distinzioni fondate esclusivamente sulla cattiva informazione e su messaggi trasmessi in maniera non corretta e su una visione totalmente parziale e non onesta di quello che ci circonda», ha detto la presidente Ruth Dureghello, che ha poi ricordato i giornalisti che vivono sotto scorta per via del loro lavoro, fra cui Paolo Berizzi, più volte minacciato per le sue inchieste sui gruppi neofascisti e neonazisti.

Per l'imam della Grande Moschea di Roma, Salah Ramadan Elsayed, «è necessario impegnarci tutti per avviare un dialogo nel rispetto delle diversità usando le buone parole. Con la buona parola dobbiamo resistere alla cattiva parola e al pensiero cattivo al quale dobbiamo contrapporre quello buono e costruttivo. La parola deve aprire la via a una maggiore conoscenza, che elimina l'ambiguità e la paura dell'altro. Dobbiamo rileggere la storia, perché quello che ci unisce è molto più profondo di ciò che ci divide».

Mentre padre Antonio Spadaro si è soffermato su quale ruolo debba avere il giornalismo «oggi che in rete circola odio e che l'informazione viene veicolata da algoritmi. La sfida è creare relazioni positive. Costruire senso e non distruggere. Il giornalismo costruisce la società. Questo è il punto. Leggendo un quotidiano o un rivista, guardando un servizio televisivo, la domanda che dobbiamo porci è: quale società ha in mente questa testata? Quale società vuole costruire?», ha detto il direttore della Civiltà Cattolica.

E il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, ha evidenziato che «il web è uno strumento nato per unire e non per dividere. Sono gli utenti che devono difendere il suo vero valore, anche per questo dovremmo tutti sottoscrivere la Carta. Se usiamo le parole non per comunicare e unire ma per dividerci tradiamo la nostra identità di esseri umani».

Gian Mario Gillio ha esortato i presenti ad «andare insieme davanti ai muri perché non se ne costruiscano altri»; Guido D'Ubaldo ha sottolineato l'importanza della Carta di Assisi «affinché le parole non siano usate come pietre»; Vittorio Di Trapani ha esortato i giornalisti presenti in sala 'Togabi' a consegnare «questa carta nelle nostre redazioni, ai nostri colleghi».

All'iniziativa erano presenti inoltre il portavoce della comunità di Sant'Egidio, Roberto Zuccolini; la sindaca di Assisi, Stefania Proietti; il reporter maltese Manuel Delia, anche in rappresentanza degli altri ospiti internazionali che hanno preso parte al sit-in mattutino organizzato dalla Fnsi in piazza Santi Apostoli.

A chiudere i lavori padre Enzo Fortunato che, dopo aver ringraziato «il noi collettivo che ha reso possibile arrivare alla stesura della Carta» ha richiamato i giornalisti a «riscoprire la fascinazione del compito di raccontare. Con le parole giuste».

PER APPROFONDIRE
Di seguito il Decalogo della Carta di Assisi.

 Decalogo della Carta di Assisi

@fnsisocial

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