Equo compenso nelle redazioni, Presidenza del Consiglio comunica ricostituzione della Commissione tra Governo, editori e giornalisti
Si rimettono in moto, dopo la sentenza del Tar che ha accolto il ricorso Assostampa, le procedure della legge 233/2012 sull’Equo compenso dei giornalisti autonomi nelle redazioni, ferme dal 2014.
La Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per l’Editoria, ha comunicato formalmente, “in ottemperanza a quanto disposto dal Giudice” di avere “avviato le procedure per la ricostituzione della Commissione. In particolare con note in data 31 maggio, a firma del Sottosegretario di Stato Sen. Vito Claudio Crimi, è stato richiesto alle amministrazioni, agli enti e alle associazioni di riferimento di designare i propri rappresentanti in seno alla Commissione stessa ai fini della sua ricostituzione”.
Il riavvio delle procedure è l’effetto del ricorso presentato e vinto presso il Tar Lazio da Assostampa Sicilia, Stampa Romana e dai colleghi Dario Fidora e Monica Soldano, in merito alla disparità di remunerazione nelle redazioni tra giornalisti dipendenti e non dipendenti.
Un separato ricorso, promosso dagli stessi ricorrenti, è ancora pendente al Tar per l'equo compenso di ogni singola prestazione di lavoro autonomo giornalistico, anche al di fuori delle redazioni, come nel caso degli uffici stampa (leggi 27/2012 e 172/2017).
La norma finora inapplicata, rispetto alla quale il giudice amministrativo ha sancito l'inadempienza da parte della Presidenza del Consiglio, impone nelle testate l'applicazione dell'equo compenso ai giornalisti non subordinati, definito in coerenza al compenso dei subordinati, la tracciabilità della remunerazione del lavoro autonomo e, infine, le sanzioni agli editori inadempienti.
La legge 233/2012 è finalizzata a promuovere l'equità retributiva dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro non subordinato in quotidiani e periodici, anche telematici, nelle agenzie di stampa e nelle emittenti radiotelevisive.
Il Tar ha disposto che il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega per l'informazione, la comunicazione e l'editoria, convochi entro 30 giorni la Commissione per la valutazione dell'equo compenso nel lavoro giornalistico istituita ai sensi della legge 233/2012, art. 2, comma 1, presso il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri
La Commissione per l’equo compenso nelle redazioni dovrà stabilire nuovi parametri, diversi dalle tabelle stabilite nel 2014 e inserite nel contratto Fieg-Fnsi oggi disdettato dagli editori. La deliberà che istituì quei parametri fu annullata prima dal Tar, poi in appello dal Cga.
Assostampa Sicilia, come afferma la legge 233/2012 e viene sostenuto dalla Commissione lavoro autonomo nazionale della Fnsi che ne reclama l’applicazione, vuole che i compensi dei giornalisti non subordinati siano coerenti con le retribuzioni base dei contratti di lavoro e nel rispetto dell’art. 36 della Costituzione, che sancisce il diritto del lavoratore “ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”.