Istituire gli uffici stampa negli enti pubblici, odg del Consiglio regionale
Documento d'indirizzo sugli uffici stampa approvato come ordine del giorno dal Consiglio regionale Assostampa il 16 dicembre 2019
Di fronte alla crisi che sta devastando il mondo dell’informazione in Sicilia, dove i tre principali quotidiani dell’Isola sono in stato di crisi e dove il panorama dell’emittenza ha registrato la chiusura di importanti televisioni, gli unici sbocchi occupazionali possibili sono oggi rappresentati dalla corretta applicazione della legge 150 del 2000 e dalla istituzione di regolari uffici stampa negli enti locali.
Su questi temi specifici il congresso di Enna aveva individuato il nodo degli uffici stampa come elemento fondamentale dell’azione politica del sindacato e dell’impegno della segreteria regionale, impegnando la nuova dirigenza alla difesa del contratto firmato in Sicilia e finora unico esempio concreto e riconosciuto in tutt’Italia di negoziato contrattuale.
Frattanto, la rinuncia della Fnsi alla controversia legale nei confronti dell’Aran per la definizione contrattuale della figura del giornalista nella PA, ha pesantemente alterato il mercato del lavoro, dando via libera all’entrata in vigore del contratto firmato da altri sindacati. E il successivo avvio della trattativa con la stessa Aran di un negoziato il cui percorso e la cui conclusione appaiono ancora tutti da definire, non ha evitato la disdetta dei contratti Fnsi-Fieg in essere per i giornalisti degli uffici stampa e il conseguente passaggio al già vigente contratto degli enti locali non firmato dal sindacato dei giornalisti.
In questa situazione di totale incertezza, i sindaci in Sicilia, piuttosto che seguire la strada virtuosa dei concorsi per l’istituzione degli uffici stampa nei loro Comuni, hanno preferito ripiegare sulla più flessibile strada del portavoce o del consulente.
Orami sono decine le contestazioni sollevate dal sindacato a livello locale per incarichi di portavoce o consulenze assegnati senza il minimo rispetto delle professionalità e delle esperienze maturate nel settore, spesso con pagamenti ridicoli o addirittura a titolo gratuito, offensivi per la figura professionale del giornalista e per la sua dignità.
Questo aggressivo abbattimento degli emolumenti e lo svilimento della figura del giornalista impiegato come portavoce o consulente, ma di fatto utilizzato come addetto stampa per le diverse esigenze dell’amministrazione, dell’ente o di un partito, ha determinato la costante violazione del secondo comma dell’art. 7 della legge 150, con una non più accettabile commistione tra comunicazione istituzionale e libera professione che lede gli interessi dell’intera categoria.
Il consiglio regionale, pertanto, impegna la segreteria e la Giunta a vigilare con la massima attenzione e ad intervenire col necessario rigore nei casi di palese violazione della legge, mettendo in mora gli enti e gli stessi colleghi che dovessero incorrere in queste violazioni del tutto incompatibili con la legge, con la deontologia ordinistica e con quella sindacale.