Stop a giornalisti co.co.co. Presentato emendamento alla manovra 2018
Dichiarato ammissibile emendamento Pd alla legge di stabilità che impedisce per le collaborazioni giornalistiche l’uso dei contratti di co.co.co. previsti per le categorie inquadrate secondo albi professionali dall’art.2 del decreto legislativo 15.6.2015 n.81. “Auspichiamo naturalmente una sua approvazione a larga maggioranza”. Lo annunciano i deputati Dem Walter Verini e Dario Ginefra, i quali spiegano che “l’emendamento è molto importante perché consentirebbe di recepire una recente giurisprudenza del Consiglio di Stato secondo la quale il lavoro giornalistico è sempre connotato “da alcuni caratteri del lavoro subordinato” e pertanto deve essere “meritevole di tutele assimilabili a quelle ad esse assicurate”.«L'emendamento alla legge di Stabilità con il quale si punta a contrastare l'abuso di lavoro precario nel settore dell'informazione, presentato dai deputati Walter Verini e Dario Ginefra, rappresenta un passo decisivo per il riconoscimento di garanzie e tutele di legge e di contratto a quanti sono di fatto lavoratori dipendenti, ma non si vedono riconoscere alcun diritto». Lo affermano, in una nota, il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.
«In particolare – proseguono – il ricorso massiccio alla figura del co.co.co rappresenta una discriminazione rispetto a tutti gli altri lavoratori, che è diventata un'emergenza di dimensioni analoghe a quelle che hanno portato all'abolizione dei voucher nel sistema generale. È auspicabile che governo e Parlamento diano seguito alle manifestazioni di solidarietà nei confronti della parte più debole del mondo dell'informazione e, insieme a tutto il pacchetto lavoro, approvino questa proposta che rappresenterebbe un deciso passo in avanti sulla strada del riconoscimento della dignità del lavoro e delle persone, oltre che della lotta al precariato. Resta il rammarico per la mancata ammissione degli emendamenti sulla cancellazione del carcere per i giornalisti e sul contrasto alle querele temerarie. L'auspicio è che, pur in conclusione di legislatura, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, trovi lo strumento adeguato per sottoporre le questioni all'esame del Parlamento».