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Giornalisti in piazza per informazione e lavoro, la mobilitazione prosegue nelle regioni

Dopo la manifestazione di Roma, nuove iniziative con l'obiettivo di sensibilizzare il governo affinché riconosca il ruolo di chi ogni giorno informa i cittadini, anche con provvedimenti concreti a tutela della dignità, dei diritti e delle tutele degli operatori del settore. Si parte il 29 maggio, a Bologna. Giornata clou il primo giugno. Il documento unitario.

giornalisti in piazza

Per la dignità del lavoro, per la tutela degli enti della categoria, per il diritto dei cittadini a ricevere una informazione completa e plurale. Dopo la manifestazione di Roma, lo scorso 20 maggio, che ha visto riunirsi in piazza il Consiglio nazionale della Fnsi e i rappresentanti di Inpgi, Casagit, Ordine e Fondo di previdenza complementare, insieme con giornaliste e giornalisti provenienti da tutta Italia, la mobilitazione continua con nuove iniziative sui territori promosse dalle Associazioni regionali di Stampa.

Come annunciato dal segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, Raffaele Lorusso, davanti a Montecitorio, la battaglia del sindacato prosegue con l'obiettivo di sensibilizzare le istituzioni sulle condizioni di lavoro dei cronisti e delle croniste italiane, affinché il governo riconosca il ruolo dell'informazione anche con provvedimenti concreti a tutela della dignità, dei diritti e delle tutele degli operatori del settore.

«È necessario che nella ricostruzione del Paese venga riconosciuto il ruolo centrale dell'informazione e di chi fa informazione e che il tema del lavoro torni al centro dell'agenda politica, perché il lavoro senza dignità offende le persone, il lavoro precario rende precaria la democrazia», ha evidenziato Lorusso.

«Serve un patto con le istituzioni per dare piena attuazione all'articolo 21 della Costituzione», ha ribadito il segretario Fnsi, denunciando che «il Piano nazionale di ripresa e resilienza non assegna la giusta attenzione a chi fa informazione, attività essenziale e fondamentale per la tenuta delle istituzioni democratiche e per far crescere un'opinione pubblica matura».

Si parte sabato 29 maggio, a Bologna, con la manifestazione organizzata in piazza Maggiore dall'Aser: ospiti del presidente dell'Assostampa, Matteo Naccari, e del presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo, Mattia Motta, il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, e alcuni giornalisti precari insultati e minacciati durante lo svolgimento del loro lavoro.

La giornata clou martedì primo giugno, con mobilitazioni in contemporanea in diverse città d'Italia. A Firenze i giornalisti toscani si mobiliteranno davanti alla Prefettura e al Consiglio regionale, in via Cavour, alle 11, come annunciato dal presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, dal presidente dell'Assostampa Toscana, Sandro Bennucci, dal presidente dell'Odg Toscana Carlo Bartoli, dal consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti Luca Frati e dal tesoriere dell'Ordine della Toscana Giampaolo Marchini nel corso di una recente visita alle redazioni della Nazione, della Rai e del Corriere Fiorentino.

A Trento l'appuntamento è alle 9.30 nella corte interna di Palazzo Roccabruna dove si riuniranno i Consigli direttivi di Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, Assostampa Trento e Bolzano, Ordine regionale, Articolo21 TAA e il comitato di redazione del Trentino. Al termine dell'incontro, una delegazione consegnerà un documento al Prefetto Sandro Lombardi, Commissario del governo per la Provincia Autonoma. 

In Veneto la mobilitazione durerà due giorni. Il primo giugno, in centro a Verona, con un presidio all'insegna dell'informazione "bene comune", e il 2 giugno a Venezia, nella sede del sindacato regionale e online, in occasione della Festa della Repubblica.

A Roma il presidio, dalle 11 alle 13, si terrà in piazza Santi Apostoli, di fronte alla prefettura. Anche nella Capitale i giornalisti manifesteranno per chiedere a governo e parlamento un "patto per l'articolo 21 della Costituzione", per il diritto dei cittadini ad essere informati e per i diritti e la dignità del lavoro degli operatori dell'informazione.

Davanti alla prefettura, a Palermo, si ritroveranno, dalle 10.30 alle 12, anche i giornalisti siciliani.

A Milano giornalisti in piazza, alle 11, davanti alla prefettura di Milano per un flash mob al termine del quale, come nelle altre città d'Italia, una delegazione sindacale incontrerà i rappresentati delle istituzioni per consegnare un documento unitario con le rivendicazioni della categoria (riportato di seguito).

IL DOCUMENTO

Un patto con le Istituzioni per il futuro dell'informazione
Il dovere di informare, il diritto di essere informati in maniera corretta e pluralistica devono restare i pilastri di valore del mondo giornalistico.
Ma nella nuova Italia che nascerà dall’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) c’è posto per l’informazione intesa come attuazione dell’articolo 21 della Costituzione?
È questo il tema della mobilitazione dei giornalisti che stanno manifestando per la dignità, il lavoro, la libertà della stampa, insieme alla salvaguardia del proprio istituto di previdenza, l'Inpgi.
Il settore da oltre un decennio sta soffrendo difficoltà strutturali solo in parte dovute alla trasformazione del modello produttivo: tra il 2013 e il 2020 sono andati perduti oltre 3 mila posti di lavoro, pari a quasi il 17% del totale. Un’emorragia occupazionale che non ha eguali.
E se non bastassero il ricatto occupazionale e lo sfruttamento lavorativo, i cronisti sono limitati nel loro mestiere anche dalla minaccia delle querele bavaglio e del carcere per il reato di diffamazione.
Il Parlamento può fare qualcosa? Sì, adottare alcuni provvedimenti che non hanno alcun impatto sul bilancio dello Stato, ma che ne hanno uno fortissimo sulla democrazia e sulla libertà di stampa:
- rilancio dell’occupazione: occorrono incentivi a carico del sistema generale per favorire le assunzioni;
- modifica dell’attuale normativa sui prepensionamenti: bisogna prevedere l’obbligo di un’assunzione di un giovane giornalista o la stabilizzazione di un collaboratore di lungo corso per ogni uscita anticipata;
- riforma della legge di sistema dell’editoria;
- legge sull’equo compenso 233/ 2012, che non è mai stata attuata. È necessario rideterminare una soglia minima dignitosa di pagamento in un mercato del lavoro che oggi, invece, vede articoli pagati sette, cinque o addirittura un euro;
- abolizione del cococo, il collaboratore coordinato e continuativo, che è una figura impiegata in maniera massiccia nel settore editoriale e maschera lo sfruttamento selvaggio di quelli che sono ormai i “braccianti” o “rider” dell’informazione, giornalisti che svolgono lo stesso lavoro dei dipendenti ma senza tutele. La norma era stata inserita nel Milleproroghe del 2019 e affossata all’ultimo miglio;
- riforma della Rai: si invoca il varo di una legge che sottragga la governance ai governi in carica, restituendo all’azienda il ruolo di servizio pubblico che sta alla base della sua attività;
- riforma del sistema delle provvidenze pubbliche: cooperative, minoranze, emittenza radio tv locale. Non servono più i contributi a pioggia, vanno premiate solo le aziende che fanno buona informazione e danno occupazione regolare;
- querele bavaglio, diventate ormai una vera emergenza democratica: se si vuole impedire a un giornalista di fare il proprio mestiere basta fargli pervenire una richiesta di risarcimento milionario. La proposta di legge - in un unico articolo - è ferma in Senato;
- norma per l’abolizione del carcere per i cronisti. Anche questa la proposta di legge giace in Senato: nel giugno del 2020 l’allora presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, ora ministra della Giustizia, ha firmato un’ordinanza che dava un anno di tempo al Parlamento per intervenire sulla pena detentiva: manca un mese e nulla ancora è stato fatto.

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