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Ragusa, inflitti oltre 100 anni di carcere al 'clan Ventura' di Vittoria. Borrometi: «La giustizia c'è»

«Ho scritto di loro per anni, denunciando le loro malefatte», ricorda il presidente di Articolo21 e vicedirettore dell'Agi, che aggiunge: «Io ero quello che dicevo "minchiate", quello che "sparava cazzate". Il "giornalista innocuo". In giorni come questi capisci che ne vale la pena».

palazzo di giustizia di ragusa

A Vittoria e a Comiso c'era un'associazione mafiosa "stiddara" che faceva capo a quello che è stato definito "clan Ventura", storicamente riferibile al clan Carbonaro Dominante. Lo ha definito il Tribunale collegiale di Ragusa, che dopo tre ore di camera di consiglio ha pronunciato sentenze di condanna per pene che complessivamente vanno oltre i 100 anni di carcere. Il processo – riporta Repubblica Palermo – era scaturito dall'operazione "Survivors" coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania. Il clan aveva avuto come finalità estorsioni, recupero crediti e controllo delle attività economiche, pure del mercato ortofrutticolo e dell'indotto attraverso l'intestazione fittizia dei beni.


«Ho scritto di loro per anni, denunciando le loro attività, le loro malefatte, il loro essere mafiosi nel midollo. Oggi la sentenza del Tribunale», commenta Paolo Borrometi, presidente di Articolo21 e vicedirettore dell'Agi, che su laspia.it parla di un «risultato conseguito grazie al lavoro delle forze dell'ordine e della Dda di Catania» e ribadisce: «Il messaggio per i cittadini è che la Giustizia c'è», in giorni come questi «capisci che ne vale la pena».

Ricorda Borrometi: «Io ero quello che dicevo "minchiate", quello che "sparava cazzate". Il "giornalista innocuo". Ma era tutto vero: i Ventura e i loro sodali sono mafiosi».

Un messaggio di solidarietà e «un abbraccio» a Paolo Borrometi è arrivato subito dopo il verdetto dal presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, che ha ricordato come il sindacato dei giornalisti abbia scelto di essere "parte civile" accanto a Paolo e a tutti i cronisti minacciati per via del loro lavoro.

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