Cronisti intercettati a Trapani, Cartabia: «Nessuna attività illegittima». Fnsi: «Tutela delle fonti ineludibile»
Rispondendo a un question time alla Camera, la Guardasigilli anticipa gli esiti dell'ispezione disposta dal ministero: né rilievi disciplinari, né violazioni della normativa vigente, secondo cui «non è necessario che la persona intercettata rivesta la qualifica di indagato». Per il sindacato resta l'urgenza di una legge a difesa del segreto professionale.
Nessun rilievo disciplinare o violazioni della normativa processuale in tema di intercettazioni da parte della procura di Trapani nella vicenda delle intercettazioni di giornalisti impegnati nel racconto del fenomeno migratorio nella seconda metà del 2017. Questa la conclusione cui è giunto il ministero della Giustizia, come ha anticipato, durante un question time alla Camera, la Guardasigilli Marta Cartabia, «in attesa – ha precisato – che vengano resi ostensibili gli esiti dell'ispezione voluta e disposta dal ministero».
Rispondendo al deputato Erasmo Palazzolo, Cartabia ha spiegato che «la legge processuale vigente, quando si procede per alcuni reati come quelli contestati, consente di intercettare anche persone non indagate quando ciò è necessario per acquisire elementi di prova».
Nello specifico delle intercettazioni delle conversazioni di Nancy Porsia, tra i mesi di luglio e dicembre 2017, la ministra ha riferito che «la giornalista era intercettata in quanto persona imbarcata su una delle navi oggetto di investigazioni» e precisato che «all'esito delle indagini preliminari gli organi inquirenti hanno ritenuto irrilevante il materiale raccolto e perciò la procura di Napoli ha sottolineato che nessun tipo di uso processuale verrà fatto del materiale raccolto tramite l'attività di intercettazione». È già stata richiesta la fissazione dell'udienza stralcio «volta all'eliminazione delle intercettazioni irrilevanti», ha anche annunciato.
Secondo Cartabia, «non sono risultate intercettazioni disposte nei confronti di altri giornalisti», mentre «va evidenziato – ha aggiunto – che è stata effettuata una intercettazione casuale di alcuni dialoghi tra la giornalista e alcuni avvocati e che comunque nessuno dei colloqui oggetto di captazione elettronica era inerente ad un mandato difensivo conferito dalla giornalista verso la persona intercettata. In ogni caso nessun uso processuale è stato fatto o verrà fatto di tali colloqui».
In definitiva, «la normativa vigente ci porta a concludere che le attività di intercettazione non sono state illegittime, posto che non è necessario che la persona intercettata rivesta la qualifica di indagato».
Anche nel caso che ha riguardato il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, «deve essere osservato – ha concluso la ministra della Giustizia – che tra i soggetti intercettati in via diretta non ci sono stati giornalisti, avvocati, magistrati o politici, ma soltanto è accaduto di intercettarli in via indiretta e nella quasi totalità delle intercettazioni la polizia giudiziaria e l'autorità giudiziaria le hanno ritenute prive di interesse investigativo e perciò avranno destino simile a quello indicato prima per la giornalista riguardo alla procura di Trapani».
La Federazione nazionale della Stampa italiana, che aveva nell'immediato chiesto di fare chiarezza sulla vicenda, ribadisce l'urgenza di porre mano a una riforma che finalmente tuteli le fonti dei giornalisti e il segreto professionale.