Cronisti minacciati, Giulietti: «La solidarietà non basta, vanno approvate le leggi»
Intervenendo sul caso del rafforzamento della scorta a Sigfrido Ranucci, il presidente della Fnsi torna a denunciare l'immobilismo della politica sui temi della difesa del diritto di cronaca. «Il governo ha fatto un passo avanti per evitare il commissariamento dell'Inpgi, ma nulla si vede contro il commissariamento in atto dell'articolo 21 della Costituzione», rileva.
«Ho alle spalle un’azienda importante che mi ha sempre fatto sentire libero di lavorare ma voglio dire una cosa sulla libertà di stampa. Questa: penso ai tanti colleghi precari e delle piccole realtà locali costretti a subire azioni legali, liti temerarie, querele e tutto questo incide sulla macchina della democrazia». La rappresentazione più chiara di cosa accade all’informazione in Italia l’ha data Sigfrido Ranucci nell’intervista a Rainews24 nelle ore immediatamente successive alla divulgazione della notizia sul rafforzamento della sua tutela personale perché la criminalità organizzata voleva farlo fuori.
Una svolta raccapricciante che ha provocato un’ondata di solidarietà ma, come lo stesso Ranucci ha ricordato, la solidarietà da sola non basta per quanto sia apprezzabile. E in più essa conserva un’ipocrisia di fondo poiché per migliorare lo status dei giornalisti in Italia, veramente, non si fa nulla. Nei giorni in cui varie forze politiche esprimono vicinanza a uno dei migliori giornalisti italiani d’inchiesta (quasi) nessuno si ricorda che ci sono in parlamento leggi che giacciono ad ammuffire e che potrebbero realmente migliorare la condizione del giornalismo e della democrazia.
Una di queste è la legge contro le azioni legali temerarie. Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, lo aveva ricordato proprio il giorno in cui è stato deciso il rafforzamento della scorta a Ranucci. «Vedo tanta solidarietà politica – aveva affermato Giulietti – eppure fino a ieri ho visto tante ingiurie, querele infondate, richieste per ottenere la violazione del segreto professionale proprio contro la trasmissione Report. Tutto questo non può passare inosservato e credo sia arrivato il momento di una grande manifestazione pubblica per rinnovare la richiesta di modificare la legge contro le querele bavaglio poiché questa anomalie non riguarda più solo i giornalisti bensì l’effettiva fruibilità dell’informazione e la democrazia del nostro paese. L’ho detto tante volte però adesso questa vicenda di Ranucci è la rappresentazione plastica di tutti i paradossi. Report è una delle testate più bersagliate da querele per via del lavoro d’inchiesta che fa. La solidarietà non basta. Il governo ha finalmente fatto un passo avanti per evitare il commissariamento dell’Inpgi, ma non si vede nulla contro il commissariamento in atto dell’articolo 21 della Costituzione».