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Andrea Camporese è il nuovo presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti italiani

Il documento programmatico approvato all'unanimità dal Consiglio Generale


Andrea Camporese, 39 anni, padovano, vice caporedattore della sede veneta della Rai, è il nuovo Presidente dell’Istituto nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani. Il Consiglio di Amministrazione, riunito nella sede dell’Istituto di via Nizza, lo ha eletto esprimendo 14 voti favorevoli e due astensioni. Alla votazione hanno partecipato i rappresentanti della Presidenza del Consiglio, del Ministero del Lavoro, della Federazione Nazionale della Stampa e della Federazione Italiana Editori Giornali.
Vice Presidente vicario, per parte giornalistica, è stato riconfermato Maurizio Andriolo, pensionato, con 11 voti favorevoli. Giuseppe Iselli, Presidente dell’Unione Nazionale Giornalisti Pensionati, ha riportato 3 voti. Due sono state le schede bianche. Alessandro Brignone, Direttore generale della Fieg, indicato dalla Federazione degli Editori, è stato eletto con 13 voti favorevoli e 2 schede bianche.
Camporese ha iniziato la sua carriera giornalistica nel 1987 come collaboratore dei giornali del Gruppo Espresso-Finegil. Dopo un precariato di oltre dieci anni, affiancato da numerose collaborazioni con periodici regionali e nazionali, è approdato alla Rai, ancora come precario, dove è stato successivamente assunto in pianta stabile. La sua presenza negli organi di categoria è iniziata nel 1989, come componente del direttivo del Sindacato Giornalisti del Veneto del quale ha anche ricoperto la carica di Segretario regionale. Per 15 anni è stato membro del Consiglio nazionale della Federazione della Stampa. Nell’ultimo triennio ha ricoperto la carica di Vice Presidente della cassa Autonoma di Assistenza Integrativa dei Giornalisti Italiani (CASAGIT).
“ La dimensione del consenso ricevuto mi onora e mi attribuisce una grande responsabilità – ha dichiarato Camporese, assumendo la presidenza del Cda - in un momento particolarmente difficile per la categoria. Il mancato rinnovo del contratto dei giornalisti, atteso da tre anni e affidato alla trattativa tra Fnsi e Fieg, non può non preoccupare gli organi collegiali dell’Istituto. Auspico che la recente ripresa della trattativa possa positivamente e rapidamente evolversi. Serve un Inpgi autonomo, autorevole, rigoroso, al servizio dei colleghi. Il quadriennio di gestione che sta per iniziare si fonda su basi solide, su ottimi risultati che vanno mantenuti e incrementati sia sul piano della redditività del patrimonio che su quello dell’efficienza dei servizi. Il ruolo svolto per 12 anni dal Presidente uscente Gabriele Cescutti e dal gruppo dirigente che con lui ha lavorato è stato di altissimo profilo. A lui va il mio primo pensiero, la mia stima, il mio ringraziamento a nome del Consiglio di Amministrazione oggi insediato.”


DOCUMENTO PROGRAMMATICO

Un Istituto autonomo, autorevole, rigoroso, al servizio dei colleghi e delle aziende editoriali che rispettano le leggi sul lavoro ed i contratti. Il quadriennio di gestione dell’Inpgi che sta per iniziare si fonda su basi solide, su ottimi risultati che vanno mantenuti e incrementati sia sul piano della redditività che su quello dell’efficienza dei servizi.
Il parere del Consiglio di Stato - intervenuto nell’aprile 2007 a sdoganare la riforma previdenziale approvata dall’Istituto 18 mesi prima - rappresenta una pietra angolare per il futuro governo dell’Istituto. Quel risultato ha messo infatti un punto fermo sul diritto che ha l’Inpgi di prendere decisioni efficaci e rapide a tutela del patrimonio dei giornalisti italiani.
Ad avvalorare ulteriormente la qualità delle recenti gestioni restano i numeri: quasi 110 milioni di euro di avanzo nel bilancio 2007, una riserva che ammonta a 1.485 miliardi, un patrimonio immobiliare che ha reso il 2,71% al netto delle spese di gestione, fruttando oltre 18 milioni di euro in un anno.
Si può serenamente affermare che oggi l’Istituto è solido e che soddisfa ampiamente i requisiti della legge sulla privatizzazione.
Il segno della continuità non può che essere il filo conduttore nell’articolazione dei vari campi di intervento.

La sfida del futuro
Ma nell’ambito previdenziale oltre alla situazione del presente va posta grande attenzione anche alle proiezioni attuariali riguardanti il futuro. Presto sarà disponibile al riguardo un nuovo bilancio tecnico, ma già oggi esistono segnali di preoccupazione. Più di tre anni senza rinnovo del contratto nazionale di lavoro gravano infatti oltre che sulle condizioni economiche della categoria, anche sui bilanci dell’Inpgi. Una realtà che oggi è ampiamente sotto controllo ma che, permanendo il mancato rinnovo, avrebbe inevitabilmente negativi effetti nel lontano futuro.
Se ciò dovesse accadere il Cda che sarà eletto dovrà assumere ( e non mancherebbero le sollecitazioni dei Ministeri vigilanti) le più opportune misure. Tra queste si potrà prendere in considerazione, nel caso le prospettive del bilancio tecnico registrassero un trend di negatività strutturale, anche l’aumento delle aliquote contributive a carico delle aziende, le quali oggi hanno per i giornalisti un onere inferiore di ben 7,32 punti percentuali rispetto ad un dipendente non giornalista.
La sinergia con il Sindacato Unitario dei Giornalisti Italiani, a partire da queste premesse, deve essere forte e costante.

Il quadro del mercato del lavoro
L’estendersi del lavoro precario rappresenta una realtà alla quale non sfuggono i giornalisti. I contratti a termine, che riguardano centinaia di colleghi in costante altalena fra occupazione e disoccupazione, rappresentano anche per la nostra categoria un fenomeno in continua crescita di anno in anno. Anche nel 2007 l’aumento del “tempo determinato” ha interessato 1.862 contratti, con una lievitazione del 9,27% contro il 2,61% dei rapporti di lavoro stabili.
E’ fondamentale a questo riguardo che l’Istituto proceda in stretta collaborazione con la Fnsi e con tutti gli Enti di categoria, sollecitando al Governo misure incisive per la stabilizzazione dei precari, ed adottando ancora – come peraltro è già stato fatto in più occasioni – interventi autonomi dell’Ente per favorire l’interesse economico da parte delle aziende all’assunzione a tempo indeterminato di chi è in stato di incertezza occupazionale.

Il peso improprio dei prepensionamenti
Di recente il Cda dell’Inpgi ha affrontato la questione dell’onere derivante dalla legge 416/81. E lo ha fatto ribadendo la necessità che anche i giornalisti, come altre categorie, possano contare su un adeguato paracadute sociale nel caso di vera crisi dell’azienda dalla quale dipendono.
E’ stata posta tuttavia la domanda se davvero l’Inpgi privatizzato debba continuare a dover dimostrare di sapersi reggere autonomamente sulle proprie gambe, senza sovvenzioni dello Stato, facendo contemporaneamente fronte ad una spesa impropria che è di oltre 9 milioni di euro annui.
La risposta è giunta attraverso un parere pro veritate richiesto al prof. Antonio Baldassarre, Presidente emerito della Corte Costituzionale, il quale ha sottolineato la irragionevolezza della norma e la palese discriminazione nei confronti dell’Inpgi rispetto all’Inps, che per la stessa funzione addossa l’intero onere al bilancio dello Stato.
Questo è lo strumento che gli amministratori dell’Inpgi affidano a coloro che saranno eletti nel nuovo Cda, affinché al primo decreto di stato di crisi sia presentato un ricorso al Tar, ponendo al riguardo della legge 416/81 la questione di legittimità in relazione all’articolo 3 della Costituzione.
La delicata materia degli stati di crisi delle aziende editoriali, per i riflessi rilevanti che comporta nella gestione degli enti di categoria, potrà essere oggetto di una convinta azione verso le Istituzioni in stretto rapporto con la Fnsi.

Ispezioni: le regole vanno rispettate
In questi anni l’attività dell’Ufficio Ispettivo è stata costante ed efficace. Non si tratta di un atteggiamento punitivo nei confronti delle aziende, ma semplicemente del rispetto del dovere nell’applicazione delle leggi vigenti. Il Servizio ispettivo e quello legale, entrambi rafforzati nelle loro funzioni, hanno contribuito a recuperare ingenti somme relative a contributi omessi od evasi. Ancora molto si può fare in difesa dei colleghi precari o disoccupati e per contrastare il lavoro nero, in un’azione intransigente che sia a tutela, oltre che dei lavoratori, anche di quelle aziende che rispettano le leggi ed i contratti e che hanno quindi il diritto di non subire una impropria concorrenza da parte di chi invece quelle leggi e quei contratti non osserva.
Le centinaia di rapporti di lavoro non regolari rilevati, le decine di ispezioni effettuate e le ingenti somme di contributi non versati e di sanzioni evidenziate dai verbali, costituiscono un dato di fatto di norma confermato nelle aule dei tribunali con sentenze favorevoli all’Istituto (oltre l’80% nel solo 2007). Ma i fenomeni di elusione ed evasione contributiva non sono regrediti negli anni e andranno monitorati con le maggiori forze disponibili.
L’efficienza e l’efficacia dell’Ufficio Legale rappresentano per l’Istituto un baluardo di autonomia, una fonte autorevole di consulenza per affrontare le vertenze giudiziarie e per essere protagonisti nell’interlocuzione con i Ministeri su tutte le materie che attraversano gli interessi della categoria e del mondo editoriale.

Il patrimonio mobiliare
L’Inpgi si è dotato recentemente di una professionalità interna per curare in particolare gli investimenti mobiliari, e con lo scopo quindi di massimizzare la rendita del denaro di tutti. Si tratta di una decisione al passo con i tempi che tutela i giornalisti rispetto ad un mercato sempre più sottoposto a turbolenze e cali improvvisi.
Tale scelta, nonostante le difficoltà che hanno caratterizzato i mercati azionari internazionali a partire dal secondo semestre del 2007, ha concorso ad ottenere a fine anno un rendimento netto contabile del 3,69 per cento ed un risultato netto economico in bilancio di 19,6 milioni, con un valore di bilancio del portafoglio pari a 582 milioni. Si tratta di un risultato che può essere considerato più che soddisfacente, tenendo presente il basso profilo di rischio: 70% obbligazionario, 30% azionario.
Occorre perseguire ulteriormente scelte di efficiente allocazione che, tenendo presenti i criteri di cautela e prudenza ai quali siamo convintamene vincolati, ci consentano di ottenere rendimenti alti e il più possibile costanti nel tempo.
In questo solco sarà necessario si sviluppi e si rafforzi l’azione futura. Cautela negli investimenti, diversificazione delle tipologie, accrescimento delle professionalità interne al fine di un rapporto dialettico e di un controllo costante dei Gestori cui l’Istituto si affida, rappresenteranno la carta vincente per continuare ad ottenere, anche in momenti difficili, risultati positivi per rafforzare i bilanci dell’Ente.

Il patrimonio immobiliare
Negli ultimi anni l’Istituto ha concentrato i propri acquisti su immobili di pregio che garantiscono un reddito adeguato. E’ proprio in questa direzione, in presenza di un mercato che negli ultimi mesi ha evidenziato difficoltà non irrilevanti, che si debbono intensificare gli sforzi. I nuovi acquisti dovranno continuare ad essere orientati in quella fascia di pregio, specie nei centri storici, che ha dimostrato di non temere le oscillazioni di valore.
Quanto alle richieste di vendita degli immobili abitativi, reiterate anche recentemente da alcuni inquilini, va rilevato che anche negli scorsi mesi sono stati posti in vendita alcuni immobili i quali rappresentavano un onere per l’Ente, a causa della lontananza dalla sede centrale o per la scarsa domanda di cui erano oggetto. Su questo versante si potrà continuare nel futuro. Puntando all’ottimizzazione del patrimonio.
Rispetto al costo degli affitti, in relazione all’andamento medio di mercato, va sottolineato che l’Istituto ha già messo in atto una calmierazione aderendo, nella fase dei rinnovi, unico Ente privatizzato, ai contratti agevolati discussi con i sindacati degli inquilini. Questa scelta ha permesso di usufruire di una convenienza fiscale prevista dalla legge, realizzando così una giusta solidarietà nei confronti dei colleghi senza danneggiare i rendimenti del patrimonio a vantaggio dell’intero corpo degli iscritti.
Ma la gran parte del patrimonio non soffre di questi aspetti negativi, e va quindi preservato con cura e attenzione poiché costituisce una parte importante delle riserve finanziarie dell’Istituto.
La filosofia di fondo resta centrale: il patrimonio immobiliare appartiene a tutti i giornalisti italiani e in quanto tale va fatto fruttare, senza inseguire eccessivamente il mercato, ma garantendo allo stesso tempo rendite che rappresentano un valore comune.
Sarà anche necessario riprendere l’analisi delle opportunità offerte da nuovi strumenti di gestione immobiliare come strumento di investimento per l’acquisizione di immobili di pregio, nonché come mezzo di gestione e di valorizzazione del patrimonio esistente.
Ferma restando, a questo riguardo, la necessità di uno studio attento che valuti oltre agli aspetti positivi anche le possibili difficoltà che potrebbero emergere, sembrano innegabili i vantaggi che deriverebbero da tale scelta.
La delicatezza della materia impone di affidare ogni approfondimento ai futuri Organi Statutari dell’Inpgi. Fin da ora si può sottolineare che qualsiasi determinazione si andrà ad assumere non potrà prescindere dalla potestà diretta dell’Istituto sul proprio patrimonio, sia in termini di rendita che di gestione.

Il valore della professionalità dei dipendenti
Il patrimonio di professionalità interne all’Istituto è un fatto ormai largamente riconosciuto. Nella pur inevitabile crescita professionale attesa, va riconosciuto uno sforzo non indifferente nel dare risposte tempestive e precise a tutti i colleghi. Il Personale dell’Inpgi ha saputo infatti affrontare in questi anni un difficile e complesso cambiamento promuovendo con generale disponibilità le innovazioni rese necessarie dal passaggio dell’Istituto da Ente pubblico a Ente privatizzato. Si è trattato di uno sforzo che ha prodotto ottimi risultati sottolineando la professionalità di coloro che operano nell’Inpgi. Questa realtà rappresenta un patrimonio anche per il futuro. Occorre valorizzare le risorse interne e garantire una maggiore efficienza dell’Istituto.

La crescita di Inpgi 2
Lo scorso anno la Gestione Separata per il lavoro autonomo è stata oggetto di un confronto, durato vari mesi, al Ministero del lavoro con la partecipazione di Fnsi, Fieg ed Inpgi.
Un ottimo risultato già oggetto di specifica legge (la 247/07) è stato raggiunto per i lavoratori parasubordinati, o co.co.co., le cui aliquote contributive saranno gradualmente elevate in quattro anni al 26,72%, e soprattutto ripartite per due terzi a carico del committente e per un terzo a carico del giornalista.
Ora per concludere l’intero “pacchetto” sarà necessario sollecitare il Governo a dar corpo all’assicurazione, fornita alla Fieg, di esonero contributivo dell’1% per ogni dipendente.
Resta invece ancora tutta da risolvere la questione del cosiddetto “lavoro occasionale”, per il quale l’accordo firmato al Ministero prevede le stesse aliquote maggiorate (e la stessa ripartizione) convenute per i co.co.co. Ma per dar corpo a quell’accordo occorre una legge che non è stata finora emanata. Come sarà necessario un provvedimento legislativo per consentire all’Inpgi di esonerare dall’obbligo dei versamenti previdenziali i redditi fino a 5.000 euro l’anno.
Al Comitato amministratore, assieme al Cda, è affidato quindi il non facile compito di concludere positivamente questa rilevante partita.

Pensioni e aliquote perequative
Qualsiasi pensionato di questo Paese dal momento in cui accede al vitalizio comincia, anno dopo anno, a vedere diminuire la sua rendita: per effetto di una percentuale perequativa fissata per legge che compensa in maniera del tutto insufficiente la perdita di valore subìta dalla moneta a causa dell’inflazione.
I giornalisti pensionati dell’Inpgi non fanno ovviamente eccezione. Ma l’Istituto, pur se privatizzato dal ’94, è obbligato ad uniformarsi alla regola generale: ad adottare cioè alla fine di ogni anno la insufficiente percentuale di rivalutazione fissata per legge. Qualsiasi diversa decisione sarebbe pesantemente sanzionata.
Tale realtà non può che essere affrontata a livello generale, affinché Governo e Parlamento intervengano con provvedimenti di sconto fiscale o rivedendo le aliquote perequative.
Ma gli Enti di categoria, con il decisivo concorso della Fnsi potrebbero accordarsi per riprendere una proposta discussa qualche tempo fa, per affrontare il problema attraverso la costituzione di un fondo specifico di categoria, al quale ricorrere per integrare l’insufficiente perequazione determinata dalla legge generale. E ciò sull’esempio di un fondo di solidarietà che già esiste nell’ambito della Fnsi e che è alimentato mensilmente da un afflusso economico derivante da un accordo sindacale stipulato molti anni fa.
Se esistesse la volontà di procedere su questa strada il momento (la ripresa delle trattative fra Fnsi e Fieg) appare il più adatto. L’Inpgi per la sua parte non mancherà di dare tutto l’appoggio necessario.

Per una gestione condivisa
Va riconosciuto il grande lavoro fatto dal gruppo dirigente uscente dell’Istituto i cui risultati positivi sono anche frutto della gestione unitaria degli ultimi anni.
Il rafforzamento della condizione economica e finanziaria, dalla quale consegue la stabilità dei bilanci, è elemento indispensabile perché l’Istituto possa mantenere la privatizzazione della propria previdenza, pur sottoposta al controllo dei Ministeri del Lavoro e dell’Economia.
Nessun contrasto tra colleghi può mettere a rischio questo corollario. L’Inpgi è e resterà la casa di tutti i giornalisti italiani, ogni sforzo deve essere compiuto per condividere le scelte nella maniera più ampia possibile, senza derogare alla responsabilità di governo che il Consiglio Generale deciderà di affidare. L’ascolto, il confronto con tutti gli eletti, la valorizzazione del prezioso lavoro delle Commissioni, non debbono mai essere abbandonati.
Da tempo questa strada è stata imboccata, da tempo il confronto è stato sviluppato nel merito e non in un campo sterilmente ideologico. Se vanno rispettate le storie e le derivazioni di ognuno, si può pensare che la specificità possa creare coesione e valore, nell’interesse di tutti.

Roma, 8 aprile 2008

 

 
   

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