| | “Quello che veramente ami” L’esordio librario di Riccardo Arena | La copertina del libro | “Quello che veramente ami”, avvio di una bella e struggente poesia di Ezra Pound, è l’accattivante titolo del primo romanzo di Riccardo Arena. E, in tentazione di parafrasi, vien da dire…” quello che veramente sai… di Riccardo naturalmente… è davvero poco. E’ un collega che da anni frequenti, di cui hai valutato scrupolo e rigore professionale, toni perentori o capacità amicali ma che se ti viene improvvisamente dinnanzi con 238 fitte pagine di un libro che si fa più volte, più o meno esplicitamente, lucido specchio dell’autore, davvero su di lui, hai la sensazione di saperne un po’ di più. E forse è quello che voleva. E puoi comprenderne le ragioni e anche i tempi di scelta. “Quello che veramente ami” – Dario Flaccovio editore - spillato
con grande essenzialità da prefazione di Giovanni Bianconi e postfazione
di Lirio Abbate - parte con immediatezza su ritmi narrativi veloci e fecondi
e riesce a tenerli sino alla fine.
Si inserisce con forza nel dibattito mai del tutto aperto e dunque mai chiuso, o perfettamente scontornato, che animò gli anni settanta tra destra e sinistra contrapposte, più volte violente, eppure non distanti , anzi non prive di relazioni. Un mondo giovanile che si cuciva addosso etichette già con una scoloritura in progress che oggi autore e lettore sono in grado di ricollocare più agevolmente. Ma allora,negli anni che Arena ripercorre, quasi a levarsi qualche chiodo dalla scarpa, eppure senza evitare di domandarsi il vero significato dell’ ”etichetta” ( “...ma tu sei ancora fascista ...bella domanda… forse non lo sono mai stato “- è la frase che conclude ) i fatti, i personaggi erano, comunque più credibili, più veri. Qualcuno degli amici intervenuto alla presentazione di rito ha detto che siamo di fronte ad un romanzo che si ha voglia, forse necessità di rileggere: ed è vero. Nel senso che ha suo pregio peculiare la struttura narrativa, con la giusta chiave del dialogo, col peso mai superfluo delle parole, ma per entrarci dentro è meglio non distrarsi. Si pone affresco di un decennio in cui dalle università alle piazze, dalle rivendicazioni agli scontri, dalle speranze alle delusioni, una generazione cresceva, ed ha un perenne leit-motiv che è l’amore, un grande, appassionato, drammatico amore che prende due, e non soltanto due, dei personaggi che Riccardo Arena ricostruisce, ridisegna con riconoscibile fervore. Come è fervido il riferimento alla famiglia, agli amici, alle ragazze di quegli anni che restano all’interno di chi, come lui ha sentito al tempo stesso il bisogno di cavarseli fuori con coraggio o meglio con l’occhio lungo su quanto è avvenuto dopo. “ Quello che veramente ami“ non va dimenticato, è scritto da un giornalista. E le annotazioni, i fatti sono reali. La fantasia non si mescola se non per brevissime spinte agli episodi restituiti da intatta memoria. Per questo è legittimo - come è già avvenuto - che si continui a parlare intorno alla vicenda che Riccardo ripropone, politica e umana. Sua in gran parte. E nostra per quel che di essa riteniamo di assumerla. EGLE PALAZZOLO Palermo, 22 luglio 2008 | | | |