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Rivelazione di segreto di ufficio
I cronisti Giulia Martorana e Josè Trovato
indagati per favoreggiamento

Due giornalisti ennesi, Giulia Martorana de La Sicilia e Josè Trovato del Giornale di Sicilia, sono indagati dalla Procura di Enna per favoreggiamento personale di ignoti per rivelazione di segreto d'ufficio. La vicenda giudiziaria è legata al ritrovamento di un cadavere carbonizzato nelle campagne di Piazza Armerina il 20 ottobre del 2007.

La notizia fu riportata dai due quotidiani, ma per diversi
mesi il cadavere rimase senza nome in attesa delle risultanze
dell'esame del Dna, anche se gli inquirenti sospettavano si
trattasse di Carmelo Governale, di 38 anni. Il 2 settembre del
2008 il gip di Enna respinse la richiesta di arresto di tre
persone presentata dal procuratore di Enna, Calogero Ferrotti. I
due giornalisti Martorana e Trovato, però, come scrive il pm
Marcello Cozzolino, "con più azioni esecutive del medesimo
disegno criminoso e in qualità di giornalisti pubblicisti e
pertanto non esonerati, ai sensi dell'art. 200, comma 3 del
codice di procedura penale, dal rivelare le fonti delle notizie
di carattere fiduciario ricevuto", rivelarono attraverso i
quotidiani del 9 settembre del 2008 che il cadavere
carbonizzato, rinvenuto 11 mesi prima, era quello di Carmelo
Governale ucciso con 4 colpi esplosi con una pistola.
Quella mattina la moglie di Governale apprese dai giornali
che il corpo carbonizzato era quello del congiunto e così
telefonò ai carabinieri lamentando di non essere stata
informata per prima sull'identificazione. A quel punto il corpo
di Governale fu riconsegnato ai familiari per i funerali.

" Per l'ennesima volta magistrati
e investigatori hanno trovato subito i colpevoli: i
giornalisti". Lo affermano in una nota congiunta il sindacato
siciliano dei giornalisti e la Fnsi, che annunciano di essersi
" già mobilitati per difendere in ogni sede i colleghi Trovato
e Martorana e con loro il diritto di scrivere e di informare
correttamente i cittadini, così come in questo Paese prevede
ancora la Costituzione".
"Da qualche tempo a questa parte qualsiasi indagine sembra
partire e concludersi allo stesso modo, indicando un solo
colpevole - si legge nella nota di Assostampa Sicilia e Fnsi -
il giornalista o i giornalisti che si occupano di cronaca e
scrivono ciò che vengono a sapere e che hanno il dovere di
scrivere sui loro giornali per informare i cittadini. Leggere
che, come scrive il pm di Enna, gli articoli di due colleghi
pubblicisti pubblicati sui giornali facciano parte 'di uno
stesso disegno criminoso preoccupa e indigna. I giornalisti
hanno un solo credo: la notizia. Se è criminoso scrivere di
un'indagine i tribunali in Italia sarebbero affollati solo di
giornalisti".
"Cosa dire allora - aggiungono Assostampa Sicilia e Fnsi -
di un'indagine smarritasi nel nulla per oltre un anno, della
identificazione di un cadavere non comunicata ai familiari per
tutto questo tempo? I giornalisti sarebbero responsabili anche
di questo? O sono responsabili di avere pubblicato una notizia
vecchia già di parecchi mesi? Sorprende anche che in un
contesto ad alto rischio come quello ennese, la magistratura non
riesca o non voglia fare differenze tra chi viola la legge e
chi, invece, lavora per la collettività rischiando anche in
prima persona. È davvero singolare - concludono - che finisca
sotto inchiesta chi per fare il proprio lavoro è già sotto
minaccia della malavita: essere sotto schiaffo anche da parte
della magistratura appare francamente troppo".

Il presidente dell'Ordine dei
giornalisti di Sicilia, Franco Nicastro, ha giudicato
" incomprensibili" le iniziative giudiziarie nei confronti di
Giulia Martorana e Josè Trovato. "È regola fondamentale per
un cronista - dice Nicastro - quella di dare le notizie di cui
è a conoscenza e di assicurare la completezza
dell'informazione. E questo hanno correttamente fatto Trovato e
Martorana che nei loro articoli hanno dato un nome ai resti di
una persona carbonizzata".
"Siamo abituati ad avere massimo rispetto per il lavoro dei
magistrati - aggiunge - ma stavolta suscita perplessità la
duplice ipotesi di reato (pubblicazione arbitraria di atti di un
procedimento e favoreggiamento nei confronti di ignoti)
formulata nei confronti dei due cronisti. Ancora più
discutibile appare la decisione di non riconoscere anche ai
pubblicisti il diritto di non rivelare la fonte fiduciaria delle
loro informazioni". "Nell'auspicare la piena assoluzione dei
due giornalisti - conclude - va sottolineato da un lato che
hanno fatto soltanto il loro dovere professionale e dall'altro
che appare del tutto incomprensibile la scelta degli
investigatori di tenere a lungo riservata anche ai familiari
l'identità della persona morta". Il Cdr del Giornale di Sicilia è
vicino a Josè Trovato e Giulia Martorana, condannati con
decreto penale e citati a giudizio per non avere voluto rivelare
la fonte delle loro informazioni di carattere fiduciario.
"Pur esprimendo il massimo rispetto per i magistrati - si
legge in una nota del Cdr - le ipotesi di reato formulate nel
caso concreto (la pubblicazione arbitraria di atti di un
procedimento penale e il favoreggiamento nei confronti di
ignoti) appaiono di per sè opinabili, come opinabile è che il
giornalista pubblicista non si possa avvalere del segreto
professionale". "Ma quel che colpisce - prosegue la nota - è
soprattutto l'ennesima incriminazione di cronisti che non hanno
fatto altro che il loro dovere, contribuendo peraltro a far
venire fuori una notizia che per tanto tempo era stata nascosta
- non si capisce perchè - agli stessi familiari della persona
scomparsa di cui erano stati individuati i resti". "Il Cdr -
conclude la nota - è vicino a Josè, già minacciato dalla
mafia, sempre per avere fatto il proprio lavoro, e a Giulia, e
auspica che i procedimenti penali aperti nei loro confronti
possano essere chiusi con una piena assoluzione"
“ Una vicenda paradossale in cui
ancora una volta si tenta di colpire quello che è un caposaldo
della professione giornalistica, la segretezza delle fonti”.
Lo afferma una nota del Cdr de La Sicilia che esprime
la propria solidarietà ai colleghi Giulia Martorana e Josè
Trovato ai quali è stata dapprima irrogata una ammenda di 100
euro per la pubblicazione di atti coperti da segreto istruttorio
- che hanno impugnato - e ora sono oggetto di una citazione a
giudizio per il prossimo 15 marzo davanti al tribunale di Enna.
Secondo il Cdr del quotidiano di Catania "si tenta al
solito di fare pagare ai giornalisti che non si lasciano
intimidire le responsabilità di coloro che sono venuti meno al
dovere del segreto investigativo". "È l'ennesima
intimidazione nei confronti dei giornalisti seri che ogni giorno
lavorano in prima linea per fornire una informazione corretta ai
cittadini - si legge ancora nella nota del Cdr de La Sicilia -
e per fare ciò il giornalista deve garantire la segretezza
delle fonti, che verrebbero altrimenti meno, rendendo così
impossibile ottenere le informazioni. È un ennesimo tentativo
di imbavagliare la stampa che la categoria respinge con forza,
rinnovando l'impegno a continuare a svolgere con correttezza e
serietà il proprio lavoro, a difesa del diritto-dovere di
cronaca, della pluralità dell'informazione e, quindi, della
democrazia".

 

 
   

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