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L’Assostampa Sicilia risponde a Del Boca sull’accesso alla professione
Documento approvato all’unanimità dal Consiglio regionale nella seduta del 9 marzo 2010

Il Consiglio regionale dell'Associazione siciliana della Stampa, espressione del recente Congresso che ha approvato, con un solo voto contrario e un astenuto su 119 delegati, il documento politico finale dei lavori che hanno portato alla rielezione del segretario Alberto Cicero, si riconosce pienamente e condivide l'analisi sullo stato della professione illustrata nella relazione dello stesso segretario.
 
Non si comprende come, da Roma, ci sia chi voglia interferire senza averne titolo, contestandola, nella linea politica del sindacato.
 
Il documento conclusivo del Congresso è stato presentato da tutte le nove delegazioni provinciali. Basterebbe questo per testimoniare, anche a chi è stato male informato o ha letto solo distrattamente gli atti congressuali, la univocità di vedute e di impegno del sindacato siciliano su argomenti di devastante attualità.
 
La regolamentazione dell'accesso alla professione, la trasparenza dei provvedimenti disciplinari adottati dall'Ordine (sia a livello nazionale sia a livello regionale), la composizione delle commissioni esaminatrici, la schiacciante prevalenza del numero dei pubblicisti sui professionisti, l'elefantiaca composizione del Consiglio nazionale, l’incapacità di garantire alla categoria una tempestiva giustizia deontologica e professionale e di sanzionare efficacemente l'esercizio abusivo della professione, la mancanza di coraggio nell'allontanare definitivamente dalla professione chi è condannato penalmente in via definitiva o chi è reo confesso di collaborazione con i servizi segreti sono solo alcuni esempi.
 
Non è più possibile continuare ad accettare le offese di chi, per difendere interessi elettorali propri, accusa la Sicilia e i giornalisti siciliani di essere o essere stati soggetti a inchieste.
 
Non è più possibile tollerare che, a fronte delle denunce del sindacato documentate dai dati forniti dall'Inpgi sul crescente numero di disoccupati e inoccupati, sulle migliaia di precari, sulle centinaia di prepensionamenti, su un turn over ormai residuale, ci sia chi, come il presidente dell'Ordine nazionale, per l'ennesima volta, torni a parlare di "sciocchezze".
 
La realtà incontestabile è che oggi non esiste più un realistico bilanciamento tra uscite e ingressi nella professione, ormai devastata da una politica miope e lassista che ha dilatato le maglie dell'accesso fino a renderle inesistenti. Le successive interpretazioni in senso permissivo date dal Consiglio nazionale alla legge istitutiva dell'Ordine hanno travolto ogni regola basilare dell'accesso, finendo per regalare un bacino ormai sconfinato di precariato agli editori, i quali possono così disporre di lavoro a basso costo, malpagato, senza garanzia alcuna e spesso offensivo per la dignità dei colleghi, con la diretta conseguenza di ridurre sempre più i posti di lavoro contrattualizzati e a tempo indeterminato.
 
Questo è il quadro della professione oggi: solo 17 mila occupati, 5 mila pensionati, 40 mila tra disoccupati, inoccupati e precari, su quasi 100 mila iscritti all'Ordine. Numeri che il presidente dell'Ordine, dall'alto della sua carica pro tempore, da tempo ormai lontano dal lavoro e dalla vita delle redazioni, continua con sarcasmo a definire “sciocchezze”.
 
E tutto ciò avviene mentre l'Ordine continua a moltiplicare le tessere, le commissioni di esame, le riconosciute pratiche e i praticantati freelance, avviando la professione al collasso.

Su argomenti talmente seri non è possibile accettare interventi di censura che arrivano dall'alto, come quello del presidente dell'Ordine nazionale. Su questi argomenti si gioca il futuro della professione e il destino di migliaia di professionisti e delle loro famiglie.
 
E su questi argomenti nessuno potrà impaurire il sindacato con minacce di querele.


Lettera di Lorenzo Del Boca ad Alberto Cicero
Assostampa Sicilia

Nelle relazioni che si presentano alle assemblee (specialmente con l'obiettivo di farsi rieleggere) e, quindi, nei documenti che vengono approvati poi, esiste sempre un margine di demagogia, un pizzico di esagerazione e, persino, qualche gratuita sciocchezza.
Talora si riesce a banalizzare un problema serio come quello del precariato. (segue
)

 

 
   

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