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STAGISTI NELLE REDAZIONI IN STATO DI CRISI?
COSI' L'ORDINE PROVA A STRACCIARE IL CONTRATTO

FUORI PREPENSIONATI E CASSAINTEGRATI
DENTRO GLI STAGISTI

Il 9 febbraio scorso (ma la decisione è stata comunicata alla Federazione nazionale della Stampa e alle testate giornalistiche solo il 7 aprile) il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei giornalisti ha deliberato che, in deroga a quanto previsto dal comma 3 dell'art. 17 del Quadro di indirizzi, relativamente agli stages in svolgimento negli anni solari 2010 e 2011, questi possano essere ospitati anche presso le aziende editoriali dichiarate in stato di crisi o di ristrutturazione.
(vedi documenti originali Ordine dei Giornalisti)

La decisione del Consiglio nazionale dell'Ordine lascia senza parole. In un periodo in cui la crisi ha travolto decine di redazioni, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, costringendo centinaia di colleghi ad accetare la cassa integrazione e altri 700 ad accedere al prepensionamento, i consiglieri nazionali dell'Ordine hanno approvato una deroga al Quadro di inidirizzo delle scuole di giornalismo in modo da permettere agli stagisti, provenienti dalle scuole gestite dall'Università d'intesa con lo stesso Ordine, di potere effettuare i loro stages anche nelle redazioni di quei giornali che hanno dichiarato lo stato di crisi.
Un principio aberrante. L'utilizzo degli stagisti nella redazioni dalle quali sono stati espulsi i giornalisti costretti al prepensionamento o alla Cgis è espressamente vietato dall'allegato D del contratto nazionale di lavoro. Un principio dal quale il sindacato non ha mai voluto derogare e che non permetterà venga violato adesso. Ecco dunque l'ennesima riprova di come l'Ordine dimostra con i fatti di volere demolire il contratto di lavoro e abbattere le garanzie per chi lavora, calpesatando anche la dignitià di chi il lavoro lo ha perso a causa della crisi e delle ristrutturazioni aziendali.

Appare evidente che la possibilità di accesso degli stagisti alle redazioni deciminate dalla crisi - così come intenderebbe fare l'Ordine - sarebbe un grosso regalo agli editori e un gravissimo danno, oltre che un'offesa professionale, ai giornalisti. I primi potranno usufruire di forza lavoro a costo zero, i disoccupati e i cassaintegrati avranno ancora meno speranze di riuscire a rientrare nel ciclo produttivo, i prepensionati saranno defintivamente scaricati. Il tutto con l'aggravante che il mercato del lavoro, in fase di recessione, continuerà a ricevere decine e decine di giovani aspiranti giornalisti senza la concreta possibilità di poterli assorbire, ma con la certezza di una via precaria e di un lento ma inesorabile declino della professione.
E' possibile che l'Ordine, che dovrebbe rappresentare tutti i giornalisti, assuma decisioni di questo tipo? E' possibile dimostrare un tale disprezzo per le sorti dei singoli giornalisti e dell'intera categoria? E' possibile continuare a sfornare migliaia di nuovi professionisti e pubblicisti ogni anno inflazionando il mercato del lavoro? Davvero si vuole la rovina della professione e della categoria?

 

 
   

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