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stampa
La “truffa” del Comune di Palermo
Pubblichiamo
l’intervento del segretario provinciale dell’Assostampa
di Palermo Roberto Ginex al XXVI Congresso nazionale Fnsi di Bergamo
“A proposito
di uffici stampa, voglio raccontarvi una storia esemplare. E’ la
storia della “truffa” – secondo noi, “aggravata
dal dolo” - che è stata consumata ai danni di 13 giornalisti
dal Comune di Palermo che con un colpo di spugna ha mandato a casa due
anni fa 9 colleghi precari “storici” dell’Ufficio Stampa
con contratti da tanti anni, dopo aver deciso di stabilizzarli grazie
ad un concorso pubblico che avrebbe dato l’opportunità di
altri 4 posti di lavoro per 3 anni, secondo la legge finanziaria 2008.
E’ una brutta storia questa, condita da comportamenti e da provvedimenti
di una politica miope, pronta a risolvere soltanto i problemi che più le
interessano e le portano i voti, e da una burocrazia invidiosa del nostro
contratto e timorosa della scure della Corte dei Conti che in Sicilia ha
fatto terra bruciata di un pilastro: il contratto di lavoro dei giornalisti.
L’Amministrazione Cammarata dopo aver bandito il concorso pubblico
che avrebbe dovuto stabilizzare come previsto dalle leggi i giornalisti
ed aver formulato la graduatoria provvisoria, ha deciso di annullare tutto,
perché secondo l’avvocato capo del Comune, che ha reso un
parere in pieno agosto, ai giornalisti che lavorano negli enti locali non
può essere applicato il contratto di lavoro giornalistico, piuttosto
va applicato il contratto degli enti locali, categoria C1. In sostanza,
per l’avvocatura del Comune, il giornalista è un semplice
impiegato.
In attesa dell’espletamento del concorso, essendo scaduti il 31/12/2008
i contratti dei giornalisti in servizio, l’Amministrazione ha proposto
per il 2009 la sottoscrizione di contratti a titolo gratuito per garantire
la continuità dell’attività. Proposta rifiutata dai
giornalisti.
Va detto che gli ispettori Inpgi, nel 2008, hanno accertato che il lavoro
dei giornalisti in servizio nell’Ufficio stampa del Comune di Palermo
dall’ottobre 2003 al dicembre 2008 (periodo preso in esame dagli
ispettori) è stato di tipo subordinato, e per questo ha addebitato
all’Amministrazione comunale il pagamento dei contributi non versati
e delle sanzioni. Una botta da un milione e 400 mila euro circa.
A fine gennaio 2010, dopo una prima opposizione promossa con esito sfavorevole,
l’Amministrazione Cammarata ha accettato l’esito dell’ispezione
e ha chiesto di accedere al condono, impegnandosi a versare i contributi
e ottenendo lo sgravio delle sanzioni. Anche i revisori dei conti del Comune
hanno segnalato nella loro relazione 2010 sui conti comunali che per la
situazione che si è venuta a creare con l’ufficio stampa si
profila lo spreco di denaro pubblico.
Lo scorso luglio, in piena estate, il sindaco Cammarata e il suo assessore
alle Risorse umane, con la collaborazione del direttore generale, si sono
fatti venire un’idea straordinaria e perversa. Perchè non
stabilizzare 5 lavoratori socialmente utili da “redattori” (gli
addetti stampa vengono chiamati così!)? Redattore figura prevista
dal Contratto di lavoro dei giornalisti, lo stesso che il Comune dice che
non si può applicare.
Il bando ha previsto 3 punti essenziali: essere LSU al Comune da almeno
3 anni; essere cittadini italiani o di uno Stato dell’Unione Europea;
essere pubblicisti da almeno tre anni. Si lavora 20 ore a settimana e il
trattamento annuo lordo è pari a € 10.807,86, tredicesima,
indennità di comparto e salario accessorio in proporzione all’orario
lavorativo ridotto. Ma come è possibile chiamarli con questo contratto “redattori”?
Alchimie del Comune di Palermo. La Commissione composta da 3 dipendenti
comunali, senza nemmeno un giornalista, ha dato il via libera all’idoneità per
una collega che è giornalista professionista e che era già anche
LSU del Comune. Ci siamo chiesti se esiste ancora l’esclusiva professionale.
Lo chiediamo all’Ordine dei giornalisti. E’andata così al
Comune di Palermo per l’ufficio stampa un solo concorrente LSU un
solo vincitore LSU. E’ anche questa l’Italia, la Sicilia, Palermo.
Tutto questo è stato anche denunciato con un esposto alla Procura
di Palermo dalla quale attendiamo fiduciosi una risposta.
E’ l’ultima truffa dell’Amministrazione Cammarata a danno
dei giornalisti, vincitori “in pectore” di un concorso pubblico,
che prevedeva l’applicazione del Contratto di lavoro, ma anche a
danno dell’intera categoria. A Palermo, Dio solo lo sa, quanto 13
posti di lavoro sarebbero stati importanti.
Perché otto dei nove giornalisti, che lavoravano nell’Ufficio
Stampa, sono disoccupati da 2 anni (solo uno lavora ma perché era
in aspettativa volontaria dal giornale dove era assunto). Tutti quarantenni,
fuori dal lavoro. La crisi occupazionale che stringe la nostra professione
non trova soluzione nemmeno con i percorsi chiari e trasparenti di un concorso
pubblico.
Lo scorso agosto, cosciente che questa storia dei lavoratori socialmente
utili da far diventare giornalisti mi pareva tanto stucchevole da esser
degna di avere gli onori della “notizia”, via email ho scritto
ai direttori, ai loro vice e ai “capi” delle più importanti
testate nazionali. Nessuno mi ha risposto, nessuno mi ha dato un cenno
di ascolto. Ho fornito informazioni dettagliate. Ma niente. Ho constatato
che forse non esiste più il vecchio spirito di solidarietà fra
i giornalisti.
Riempiamo pagine e pagine dei problemi che riguardano gli operai Fiat,
i docenti della scuola, i medici, persino i geometri e i ragionieri e non
guardiamo a casa nostra.
C’è una parte della categoria che vive fra mille difficoltà,
migliaia di colleghi che cercano di sopravvivere onestamente del pochissimo
lavoro. Che cercano di sbarcare il lunario e lo fanno ogni giorno con grande
dignità, a testa alta e dalla loro parte non hanno alcun “padrino” che
li protegge. Possono chiedere solidarietà almeno ai loro colleghi?
Che hanno il potere dell’opinione pubblica, capace di indignarsi
se un professore viene licenziato, mentre se un giornalista viene calpestato
e mortificato nei suoi diritti non gliene frega niente a nessuno.
Nemmeno ai colleghi giornalisti ai quali abbiamo lanciato un S.O.S. Alcuni
sono presenti in in questa assise di Bergamo. Soltanto questo nostro sindacato
con in testa il segretario nazionale Franco Siddi, il vice segretario Luigi
Ronsisvalle e il segretario regionale Alberto Cicero ci sono stati vicini,
assieme al presidente dell’Inpgi Andrea Camporese.
Dateci una mano a rendere giustizia prima alla giustizia e poi anche a
noi che siamo senza occupazione da due anni. Che siamo ai margini di un
mercato del lavoro soffocato da tagli e licenziamenti. Che siamo “invisibili” come
molti altri che gli stessi giornalisti rendono visibili. Che non abbiamo
più da due anni una vita serena. Che sopravviviamo con la speranza
che qualcuno possa capire la nostra situazione. Che non siamo lavoratori
socialmente utili perché abbiamo sempre voluto fare i giornalisti.
Che abbiamo vinto un concorso in modo trasparente e regolare.
Ma in questa Italia, in questa Sicilia nemmeno se si vince un concorso
pubblico si lavora. Perché tanto c’è qualcuno che lo
annulla. Perché lo può fare senza pensare che annulla pure
la vita delle persone e delle loro famiglie. Un proverbio siciliano quando
si parla di chi può avere maggiori chances rispetto ad un altro,
ammonisce: “Chi ha più proiettili li spara!”. Ma la
mafia stavolta non c’entra”.
Roberto Ginex, segretario provinciale Assostampa Palermo
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