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Lettera aperta ai direttori e CdR delle testate siciliane sul lavoro giornalistico precario
Questa lettera denuncia l’umiliante e vergognosa situazione professionale in cui sono costretti a vivere i giornalisti precari, comunque chiamati: collaboratori esterni, lavoratori autonomi o “freelance”.
I luoghi dove le aziende editrici riescono ad imporre questa situazione di sfruttamento e mortificazione della dignità dei lavoratori sono le redazioni dei giornali.(segue)

Uffici stampa pubblici: tre aspetti che riguardano la precarietà nel lavoro giornalistico
Esaminando le problematiche che riguardano gli uffici stampa ed il lavoro giornalistico precario emergono tre aspetti di rilievo: i casi di elusione dell'incompatibilità di legge; la possibilità per i lavoratori autonomi di una deroga al divieto di commistione; la formulazione dei bandi di selezione.(segue)

Sulle modalità di accesso alla professione: apprendistato, scuole di giornalismo e numero chiuso
La riforma dell'apprendistato, attraverso la formulazione del Testo Unico recentemente modificato dalla Conferenza Stato-regioni e sottoposto alle parti sociali, sarà esaminata in autunno dalle commissioni parlamentari prima del varo definitivo da parte del Consiglio dei ministri. In particolare l'art. 5 del Testo Unico disciplina l' "Apprendistato di alta formazione e ricerca" con cui possono essere assunti in tutti i settori di attività pubblici o privati soggetti di età compresa tra i 18 e 29 anni anche per il conseguimento di titoli di studio universitari o per il praticantato previsto per l'accesso alle professioni ordinistiche.(segue)

LINK
 
FNSI
INPGI
CASAGIT
CNOG
Ordine Regionale

 

"Giornalismi e giornalisti"
Assemblea dei giornalisti in occasione dei lavori per la Carta di Firenze
ORDINE DEL GIORNO


Premessa

Per la prima volta in Italia, le nuove identità del lavoro giornalistico si sono incontrate e confrontate in un'assemblea nazionale che ha posto al centro del dibattito le tante, diverse condizioni di sfruttamento dei lavoratori. Si è così concretizzata una nuova solidarietà tra colleghi, rappresentanti di movimenti del territorio, raccolta dagli organismi di governo della categoria. Ci sono quindi le condizioni per accogliere le proposte che arrivano dai colleghi di tutto il Paese e dare via a una svolta più che mai prioritaria e indifferibile, perché la precarietà del lavoro rende ricattabili i giornalisti e, oltre a ledere la loro dignità professionale ma anche umana, mette in pericolo la libertà d'informazione e il pluralismo, e quindi la democrazia.

Per questi motivi l'Assemblea riunita a Firenze il 7 e 8 ottobre 2011
per la manifestazione "Giornalismi e Giornalisti"

chiede con forza agli organismi di categoria, Fnsi, Ordine dei giornalisti, Inpgi, Casagit, di dare concreta attuazione, ciascuno per le proprie competenze, ai principi contenuti nella carta deontologica, in particolare a:
-promuovere una campagna per la dignità del lavoro per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle condizioni lavorative dei giornalisti sfruttati e senza tutele;
-fare pressione sul legislatore per l'approvazione della proposta di legge Moffa sull'equo compenso, che prevede in particolare la mancata erogazione dei contributi pubblici agli editori che non rispettano retribuzioni congrue e, attraverso l'Osservatorio previsto dalla Carta di Firenze, creare una black list degli editori inadempienti;
-sollecitare la costruzione di un nuovo quadro normativo che contempli il lavoro autonomo, anche attraverso sistemi di welfare concertati tra organizzazioni dei lavoratori, dei datori di lavoro e degli istituti di previdenza;
-predisporre strumenti sindacali sempre più efficaci e partecipativi per organizzare la rappresentanza dei giornalisti non contrattualizzati, in particolare supportando la costituzione di coordinamenti dei collaboratori per testata che individuino un proprio rappresentante all'interno dei Cdr o, in alternativa, la possibilità per l'associazione sindacale regionale di nominare con pieni poteri un collaboratore come proprio rappresentante all'interno del Comitato di redazione;
-prevedere nelle contrattazioni aziendali la questione "collaboratori" e promuovere vertenze collettive specifiche per questi colleghi, come per esempio sui tempi di pagamento non rispettati oppure per contrastare tagli unilaterali dei compensi da parte degli editori;
-porre un freno a un mercato del lavoro sempre più selvaggio, in cui si è costretti a subire la concorrenza di non giornalisti e stagisti provenienti dalle scuole e dai master di giornalismo;
-vigilare con puntualità sia sui non iscritti che esercitano la professione non avendo titoli per farlo, sia sul rispetto dell'art. 2 della legge n. 69/1963 ("Giornalisti ed editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori"), comminando a chi viola le norme le sanzioni previste, ma spesso disattese;
-sostenere e sollecitare sgravi fiscali per le testate che stabilizzano i lavoratori. Va inoltre creata una rete di "protezione", da studiare insieme a Inpgi e Casagit, e da proporre al tavolo di concertazione tra editori, sindacato e governo: dagli ammortizzatori sociali per i precari e i cococo a una sorta di fondo/tesoretto di solidarietà che permetterebbe di erogare ai colleghi in difficoltà, in caso di discontinuità del lavoro o di malattia, maternità e congedi parentali, una sorta di minireddito/sussidio sociale o prestiti a tasso zero;
-garantire ai collaboratori freelance, collaboratori e lavoratori autonomi la tutela legale, in particolare ai colleghi che operano in contesti ambientali e territoriali a rischio e che sono sottoposti a intimidazioni e minacce della criminalità;
- garantire la tutela delle pari dignità e opportunità alle colleghe, valutando la possibilità di dare il via a comitati di parità all'interno delle aziende editoriali.

Appello agli editori

Lanciamo un appello agli editori, richiamandoli al dovere della responsabilità sociale d'impresa sancita dalla Costituzione, che impone loro di impegnarsi a contrastare i comportamenti di quelle aziende che vengono meno ai principi basilari di rispetto della dignità professionale ma anche umana, quali per esempio il vincolo di esclusiva imposto e senza congruo riconoscimento economico o la pretesa di prestazioni gratuite.

 

 

 

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