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Consiglio regionale dedicato alla situazione
degli Uffici stampa in Sicilia
L’intervento del Segretario provinciale
Assostampa Messina, Peppe Gulletta
Palermo, 18 aprile 2011 - La situazione di Messina e provincia non si
discosta molto dal quadro generale siciliano evidenziato dalla relazione
del segretario
e da quanto esposto nei precedenti interventi. Dire che c’è la
giungla rende poco l’idea. C’è invece una vera e propria
anarchia dovuta al fatto che ognuno interpreta le leggi a modo suo e commette
errori grossolani sia per ignoranza che per volontà.
Siamo stati nel 2001 i primi far bandire un concorso in Sicilia, all’Iacp,
con le regole previste dalla normativa nazionale e regionale, poi abbiamo fatto
applicare il contratto di lavoro giornalistico all’Azienda autonoma di
Milazzo ed in seguito a mobilità anche al Comune di Milazzo. Alla Provincia
regionale nel febbraio 2006 abbiamo anticipato addirittura la sentenza della
Corte Costituzionale firmando un accordo in sede sindacale con il segretario
generale dell’Ente ed il direttore amministrativo per il riconoscimento
della qualifiche di Capo Redattore ai due colleghi in servizio nell’Ufficio
Stampa.
Poi, improvvisamente, dal giugno 2007 con la sentenza della Corte è cambiato
tutto.
Così assistiamo a tutta una serie di irregolarità o situazioni
paradossali come:
All’Agenzia del Territorio (ex Catasto) dove i comunicati ed i rapporti
con la stampa vengono tenuti da impiegati dell’area Comunicazione e relazioni
esterne;
All’Azienda sanitaria provinciale dove un’impiegata invia i comunicati
stampa, ne sollecita la pubblicazione telefonando alle redazioni ed invita
alle conferenze stampa;
All’Azienda ospedaliera Papardo dove avvisano di una selezione per addetto
stampa per tre anni con contratto enti locali D1, ottemperando ad una circolare
dell’assessore regionale, facendo una procedura interna per individuare
l’unità che è un portantino ed a seguito di intervento
della segreteria provinciale riaprono i termini per consentire a tutti i giornalisti
di partecipare ma non precisano i titoli che faranno punteggio. Riusciamo solo
a strappare che nella commissione giudicatrice ci sia un giornalista;
Al Comune di Taormina istituiscono l’assessorato alla Comunicazione e
l’assessore fa i comunicati oltre a fare il tassista di mestiere;
All’Università di Messina dove pubblicano un avviso per portavoce
dell’ateneo in cui l’iscrizione all’ordine dei giornalisti è un
corollario e riusciamo a farlo annullare in autotutela.
Al Policlinico universitario dove espletano un concorso per addetto stampa
per un anno a cui partecipano solo quattro colleghi e poi viene vinto (notizia
di venerdì) da una ragazzina da poco laureata e nel cui curriculum
c’è un
master in comunicazione all’Università di Messina cui viene
assegnato il massimo del punteggio, a scapito di altri colleghi che hanno
presentato
curricula di tutto rispetto tra cui aver prestato servizio in redazioni e
con qualifiche apicali o come addetti stampa per esempio a Taormina Arte
ed ottengono
punteggio zero. Il fatto più grave che in commissione aggiudicatrice
c’erano due giornaliste di cui una addirittura presidente della commissione.
All’Iacp un’impiegata con laurea in architettura per il semplice
fatto di essere pubblicista pretende per se stessa il posto di addetta stampa
che l’Ente ha invece affidato ad una collega disoccupata con contratto
a termine per undici mesi in attesa dell’espletamento del concorso come
prevede la normativa regionale.
Per chiudere infine con le novità dell’ultimo momento e cioè gli
ordini professionali che si attrezzano per dotarsi di uffici stampa.
L’Ordine degli architetti pare lo abbia ha fatto da poco tempo e l’Ordine
dei dottori commercialisti, sulla stessa scia, lo fa con un “avviso di
selezione per il conferimento di incarico per le attività di comunicazione
e ufficio stampa” ma nel bando ci sono delle cose allucinanti. A parte
il fatto che viene chiesta come primo titolo la laurea in materie economiche
o giuridiche e poi l’iscrizione all’albo dei giornalisti la cosa
più grave è che si tratta di una gara a base d’asta di
10.000 Euro, quindi con offerte al ribasso, alla quale possono partecipare
singole persone, società o agenzie di stampa. Tutto mi sarei aspettato
dalla nostra professione ma che sarebbe dovuta finire allo stesso livello delle
imprese di costruzioni o di pulizie e partecipare a gare questo mai. Ma il
mio stupore e la mia indignazione aumenta quando vengo a sapere che si è reso
necessario fare in questa maniera perché l’offerta sarebbe già pronta,
naturalmente più bassa dei 10.000 Euro, da parte di un’agenzia
di Catania che nei mesi scorsi ha offerto collaborazioni a pubblicisti di Messina
chiedendo aperture di partite Iva o cessione di diritti d’autore. E’ proprio
il colmo. Anche in questo caso dovrò fare una lettera diffidando dall’espletamento
della gara e chiedendone la sospensione in autotutela, avvisando che in caso
contrario sarò costretto a rivolgermi al TAR, trattandosi nella fattispecie
di un ente pubblico. Ma al di là di questo non c’è altro
da fare.
Abbiamo le armi spuntate quando proprio dal nostro interno vengono i danni
maggiori agli uffici stampa. Dobbiamo assistere impotenti a quello che accade,
constatando che la legge 150 viene applicata dagli enti pubblici solo nella
parte riguardante gli Urp, ma disattesa per quanto concerne gli uffici stampa
Ed allora è inutile che ci affanniamo a fare riunioni e riunioni di
giunta e di Consiglio che il nostro segretario macini chilometri e chilometri
settimanali da un capo all’altro dell’Isola per tamponare situazioni
o per incontrare assessori. Se non mettiamo un po’ d’ordine al
nostro interno non caveremo un ragno dal buco. Saremo sempre superati da qualcuno.
Ed in questo come al solito le responsabilità sono anche dell’Ordine
perché iscrivendo a dismisura pubblicisti e poi professionisti senza
che ci sia possibilità di assorbimento nei giornali è evidente
che da qualche parte costoro devono sbarcare il lunario ed ecco che si offrono
anche a titolo gratuito pur di creare delle premesse per un incarico e provocano
questa distorsione nel mercato del lavoro degli uffici stampa.
Allora per evitare di prenderci in giro e di vederci passare il treno senza
poterci salire sopra dobbiamo darci una svegliata. Occorre a mio avviso una
mobilitazione generale con qualche cosa di eclatante per dare maggiore forza
a quanto sostenuto dal segretario Cicero e sostenere la sua azione ora che
c’è la concreta possibilità che la Regione adotti un atto
di indirizzo verso gli enti locali. Quando nella giunta fatta a Messina poco
meno di un mese fa alla Cisl ho timidamente fatto presente che dovevamo aprire
una vera e propria vertenza uffici stampa mi avete deriso, ma ora non si può più aspettare.
Allora per essere operativi e non fare chiacchiere io dico che per prima cosa
dobbiamo uscire allo scoperto e fare sapere tutto quello che c’è da
sapere sulla normativa sugli uffici stampa: dobbiamo gridare con forza che
la sentenza della Corte Costituzionale non ha cancellato i giornalisti dagli
uffici stampa, che abbiamo ottemperato a quella legge con l’accordo dell’ottobre
2007. E come? Al di là dei comunicati che trovano lo spazio che trovano
sui nostri giornali, ma senza alcun commento o approfondimento serve qualcosa
di più incisivo. Io dico che è inutile mangiare i panini quando
facciamo le riunioni di giunta per risparmiare senza poi utilizzare i soldi
quando servono ed in questo caso servono. Servono in questo momento per fare
prima una campagna pubblicitaria per esempio con manifesti nelle strade, interventi
a pagamento sui giornali e nelle emittenti televisive e radiofoniche private
siciliane e poi farci conoscere all’esterno: una manifestazione a Palermo
davanti alla Presidenza ed agli assessorati che ci interessano, enti locali,
sanità ecc, davanti ai Comuni, alle Province agli enti che sottostanno
al controllo della Regione, alla Sovrintendenza, Musei, Parchi Archeologici,
scavi ecc. dove c’è bisogno di addetti stampa per la mole di manifestazioni
che organizza tra restauri di opere d’arte, notti bianche, settimane
bianche e quanto’altro, anche incatenandoci davanti ai cancelli per cercare
di sensibilizzare l’opinione pubblica. A quel punto anche la stampa si
dovrà accorgere che c’è una categoria che manifesta per
il diritto al lavoro dei colleghi che sono disoccupati, inoccupati, o peggio
ancora sottopagati. Non ci saranno più alibi e dovrà necessariamente
trattare il problema come uno dei fenomeni del nostro tempo. I peggiori nemici
degli uffici stampa sono all’interno della nostra categoria soprattutto
per invidia. Addirittura ci sono testate che si accaniscono contro i colleghi
che lavorano negli uffici stampa pubblici facendo campagne contro, come è accaduto
a Messina per il caso Borda.
Non capisco perché se la Regione o gli Enti locali trovano la soluzione
per sanare la condizione dei precari, degli ex Lsu o ex articolisti la cosa è giusta
perché ne hanno diritto dopo tanti anni di precariato e se invece si
regolarizza un giornalista, precario da 20 anni, è un atto illegale
e come tale condannato. Per fortuna ogni tanto c’è un giudice
anche a Messina. E qui ho finito.
Un’ultima cosa a margine. Ho l’impressione che il nostro obiettivo
non debba essere solo gli uffici stampa: dobbiamo tenere sotto osservazione
anche quello che sta succedendo nei nostri giornali e nelle nostre emittenti.
La Gazzetta del Sud che chiede lo stato di crisi, il Giornale di Sicilia che
fa fare le pagine locali ai pubblicisti dei vari centri senza che ci sia la
redazione e senza che nessuno condanni questo comportamento dell’editore
Ardizzone. Sulla Sicilia non mi pronuncio ma è probabile che anche lì non
sia tutto rose e fiori. Anche le emittenti con l’accelerazione che è stata
data all’entrata in vigore del digitale terrestre entro il primo semestre
del 2012, vivranno un periodo nero con licenziamento di personale dovuto al
vertiginoso aumento dei costi. Si parla di 300.000 euro per adeguare ogni emittente
al nuovo sistema e non mi pare che le nostre emittenti abbiano queste disponibilità.
Rtp, la televisione della Gazzetta del Sud che accumula perdite su perdite
ogni anno; Tre Media è in crisi ed annuncia tre licenziamenti. Tcf ,
se una giornalista dei tre che lavorano va in maternità va subito in
crisi. In provincia non si sa nulla di Onda Tv e di Telemistretta, mentre ad
Antenna del Mediterraneo i contratti dei colleghi sono stati trasformati da
AerAnti Corallo in Frt. Ma i contributi dal Corecom e dalla pubblicità entrano
ovunque mentre a soffrire sono sempre i colleghi. Allora dico io e concludo
veramente: rimbocchiamoci le maniche, facciamo qualcosa, di operativo sin da
domani mattina o la vedo nera. |
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