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Si può definire "pezzo di merda" un boss condannato all'ergastolo per la strage Falcone?

Mariano Agate(ANSA) - TRAPANI, 3 FEB - Si può definire "pezzo di merda" un boss condannato all'ergastolo per la strage Falcone? È la domanda alla quale è chiamato a rispondere il gup Gianluigi Visco davanti al quale è comparso oggi il giornalista Rino Giacalone accusato di diffamazione perché nel 2013 aveva commentato in un blog, con espressioni fortemente critiche, la morte di Mariano Agate. Negli anni Ottanta Agate era diventato l'uomo più ascoltato da Totò Riina nella gestione delle "famiglie" trapanesi di Cosa nostra. La vedova del boss, Rosa Pace, aveva presentato querela nei confronti del cronista e oggi si è costituita parte civile con l'assistenza dell'avvocato Celestino Cardinale. A Giacalone, assistito dagli avvocati Carmelo Mieli ed Enza Rando, è andato il sostegno di Libera e dell'Ordine dei giornalisti della Sicilia, rappresentato in aula dal consigliere Salvo Li Castri. La difesa del cronista ha sostenuto che la durezza espressiva "nasce da un'indignazione morale". E contiene un "giudizio storico" sul fenomeno mafioso. Anche Peppino Impastato, ucciso con l'autobomba nel 1978, aveva detto che la mafia è una "montagna di merda". Grazie a lui, sostiene il giornalista, quell'espressione "non appartiene più al ricco campionario delle rabbiose e scomposte offese, ma fa ormai parte del patrimonio letterario dichiaratamente e coraggiosamente antimafioso". Il processo proseguirà il 12 maggio. Solidarietà al giornalista Rino Giacalone è stata espressa da Baldo Gucciardi, presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico all'Assemblea Regionale Siciliana. (ANSA)

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