Assolto Rino Giacalone, la Fnsi: «Chi ripagherà ora il collega per l'ennesima "querela temeraria" contro un cronista?»
Il tribunale di Trapani ha assolto il giornalista Rino Giacalone dall'accusa di aver diffamato il boss della mafia Mariano Agate, da lui definito, riprendendo l'invettiva di Peppino Impastato, "un pezzo di m..". La vedova di Mariano Agate aveva querelato Giacalone, ma ora il tribunale di Trapani lo ha assolto, confermando la correttezza del suo lavoro, della sua ricostruzione e facendo appello ai valori racchiusi nell'articolo 21 della Costituzione. Resta solo da chiarire un particolare, di importanza non secondaria: «Chi ripagherà ora Giacalone per l'ennesima "querela temeraria" scagliata contro un cronista?», chiedono il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.Una sentenza, questa dell’assoluzione, che al di là dell’esito, peraltro non scontato, ripropone ancora una volta due questioni si cui da tempo insiste il sindacato dei giornalisti: il carcere per i reati di opinione e le cosiddette “liti temerarie”. «Continuiamo a chiedere al Parlamento – incalzano Lorusso e Giulietti – non solo di non introdurre nuove sanzioni, ma di procedere invece alla immediata abrogazione del carcere per il reato di diffamazione, così come chiesto dalle istituzioni europee, prevedendo anche norme specifiche per il contenimento delle cosiddette "liti temerarie" diventate uno strumento di intimidazione contro il diritto di cronaca».