Processo per le minacce a Paolo Borrometi, Fnsi e Usigrai: «Nessun cronista è solo»
La testimonianza del giornalista, vice direttore dell'Agi, contro Salvatore Giuliano e il figlio Gabriele. Ad entrambi è contestata l'aggravante del metodo mafioso. A rappresentare il sindacato al fianco del collega era presente Vittorio Di Trapani.
Paolo Borrometi ha testimoniato, lo scorso 10 febbraio, nel processo per le minacce – aggravate dal metodo e dall'appartenenza mafiosa – ricevute dal boss Salvatore Giuliano e dal figlio Gabriele. Una delegazione della Fnsi, parte civile, e dell'Usigrai, guidata da Vittorio di Trapani, era presente in aula per dire a chi lo minaccia che Borrometi non è solo.
«Come solo non è e non sarà mai nessun cronista intimidito o minacciato. Borrometi – spiegano in una nota congiunta Fnsi e Usigrai – ha fatto il suo dovere civico e civile di denunciare, noi il nostro di stargli affianco in difesa del diritto dei cittadini a essere informati, in difesa dell'articolo 21 della Costituzione».
Per via delle ripetute minacce ricevute negli anni da diversi esponenti della criminalità organizzata a causa del suo lavoro di inchiesta e di denuncia del malaffare, il giornalista siciliano, che è anche direttore del sito web LaSpia.it, è costretto a vivere sotto scorta armata dal 2014.