Processo truffa Sopaf - Inpgi
Negato il patteggiamento a Giorgio Magnoni
SOPAF. Milano. Tribunale penale (I sezione): no al patteggiamento di 4 anni e 10 mesi per Giorgio Magnoni. Accolta invece l'istanza del figlio Luca (3 anni e 6 mesi). Prima dell’estate verranno depositate le carte dell’inchiesta che ha l’Inpgi al centro di una truffa per 7,6 milioni (e che vede il presidente Andrea Camporese indiziato di reato, mentre lo stesso si dichiara completamente estraneo ai fatti). L’Inpgi è parte offesa, ma non parte civile, nel processo a carico di Giorgio Magnoni.
L’Istituto potrebbe cambiare veste l’11 giugno, decidendo di costituirsi parte civile perché il processo ricomincia ex novo con un altro collegio giudicante. IN CODA tutte le carte processuali.
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La prima sezione del tribunale di Milano nel ritenere "incongrua" la richiesta di patteggiamento a una pena di 4 anni e 10 mesi (e non 4 anni 6 mesi come scritto in precedenza), avanzata da Giorgio Magnoni, oltre a sottolineare che già il gip aveva respinto una precedente richiesta di patteggiamento, ha ricordato che l'imprenditore è stato "il capo promotore" di un'associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità e che risponde di più episodi di bancarotta, di truffa, di frodi fiscali e anche corruzione. I giudici hanno quindi rimarcato "la estrema gravità dei reati" contestati, giudicando inidonea la pena proposta da Magnoni, anche perché non c'è stato "alcun ravvedimento", non ha fornito alcun "particolare apporto alle investigazioni". Il collegio non ha nemmeno ravvisato "alcun elemento positivo" per la concessione delle attenuanti generiche a un imputato che "non ha mostrato - è un passaggio del provvedimento letto in aula - alcuna volontà di risarcire, almeno parzialmente" il danno alle persone offese. Con il rigetto della proposta di patteggiamento, la posizione di Giorgio Magnoni (seduto in prima fila vicino al figlio) è stata stralciata e gli atti trasmessi a un nuovo collegio sempre della prima sezione penale per il processo con rito ordinario. I giudici, nell'accogliere il patteggiamento di Luca Magnoni, imputato solo per bancarotta, lo hanno condannato, oltre a 3 anni e mezzo di carcere e all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, all'interdizione dagli uffici direttivi e commerciali per 10 anni e a pagare le spese di costituzione a Sopaf e a un gruppo di azionisti rispettivamente di 4 mila e 6 mila euro. Per Giorgio e Luca Magnoni, padre e figlio a capo della finanziaria milanese, lo scorso dicembre era stato disposto il giudizio immediato. I due erano stati arrestati nel maggio del 2014, assieme ad altre cinque persone su richiesta del pm Gaetano Ruta. I reati ipotizzati, a vario titolo, erano appunto associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa ai danni dell'Inpgi, della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei ragionieri e periti commerciali e dell'Empam (medici), appropriazione indebita e frode fiscale. Intanto il prossimo 7 luglio si aprirà il processo in immediato per Paolo Saltarelli, l'ex presidente della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Ragionieri, arrestato lo scorso novembre in uno dei filoni dell'inchiesta sulla holding Sopaf con l'accusa di aver intascato una mazzetta da un milione di euro dando in cambio la gestione di milioni di euro di contributi previdenziali. MILANO, 19 MAG - (ANSA).