Domenica, 24 novembre 2024 ore 08:29
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“Salviamo l’Inpgi”: raccolta di firme su change.org per chiedere le dimissioni del presidente Andrea Camporese

Tra i promotori dell’iniziativa ci sono consiglieri nazionali della Fnsi, esponenti dell’Associazione stampa romana, l’ex consigliere di amministrazione dell’Inpgi, Enzo Cirillo, l’ex presidente dell’Ordine del Lazio, Bruno Tucci, e la vicepresidente dell’Unione nazionale giornalisti pensionati (Ungp), Stefania Giacomini.
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IL TESTO DELLA PETIZIONE "SALVIAMO L'INPGI"

andrea camporeseDopo mesi di tensioni, preoccupazioni e qualche legittima speranza che dalla Fnsi potesse arrivare un segnale di disponibilità seria ad affrontare con coraggio la vergognosa situazione dell’Inpgi, ai cui vertici siede un presidente indagato dalla Procura di Milano per truffa aggravata ai danni del proprio Istituto e corruzione in relazione alle vicende Sopaf, abbiamo dovuto prendere atto che ancora una volta, in presenza di critiche feroci espresse dai colleghi di ogni parte d’Italia, è scattata l’ennesima penosa “solidarietà” al presidente Camporese.

L'8 luglio la giunta della Federazione nazionale della stampa italiana (ma non poteva essere diversamente) ha confermato sostanzialmente due cose: la ferma volontà a non vedere lo stato disastroso in cui versa la categoria; la delittuosa indifferenza verso i drammatici problemi che rischiano di affondare il nostro istituto di previdenza e quell’impianto di garanzie, economiche e sociali, costruite con decenni di sacrifici e duro lavoro da parte di intere generazioni di giornalisti italiani. Ma non è questo il documento per parlare dei fallimenti contrattuali previdenziali e politici di un sindacato ormai defunto per manifesta incapacità e mancanza di strategie. Il sindacato unico dei giornalisti con la gestione Serventi Longhi, Siddi, Natale ha fatto conoscere ai colleghi solo la drammatica realtà di una crisi senza vie d’uscita, compensate da un asservimento al potere politico e ai grandi gruppi pubblici e privati che non ha precedenti nella nostra storia.

Sono queste le ragioni che rendono la questione Inpgi come la priorità assoluta da affrontare e risolvere. È chiaro a tutti che le ricadute della crisi lavorativa possono affondare definitivamente l’Istituto. L’Inpgi naviga in pessime acque per colpa di Consigli di amministrazione negli ultimi anni impegnati nell’incredibile esercizio di rendere un istituto di previdenza – che eroga pensioni, assegni di disoccupazione, Cig, e indennità di invalidità – una finanziaria dove poter giocare con i capitali, esattamente come si fa a Piazza Affari o nei salotti più o meno buoni.

Va detto che i vertici dell’Inpgi, contagiati dall’euforia dei guadagni facili, hanno abbandonato da tempo la strada fissata dalle leggi, dai regolamenti e dal buonsenso per imboccare quella dell’azzardo e purtroppo – secondo le indagini della magistratura – dei benefici personali. Il caso Camporese, coperto dal silenzio di tutti i vertici Inpgi, è fin troppo illuminante al riguardo.

I vertici delegittimati e non credibili dell'Istituto oltre a rinviare, tramite una imbarazzante melina, il redde rationem delle responsabilità individuali (su cui la magistratura farà sicuramente luce) e ottenuta la solidarietà della Fnsi ora cosa chiedono ai giornalisti italiani con la riforma? Di pagare, ancora una volta, tutti noi, per i loro errori,chiamandoci a nuovi sacrifici che possiamo cosi sintetizzare: contributo di solidarietà da parte di tutti i pensionati (in direzione opposta a quanto stabilito da Corte Costituzionale e governo); pesante riduzione delle prestazioni sanitarie; sospensione delle indennità per inabilità temporanea e per gli assegni di superinvalidità; discutibile, non chiara e azzardatissima vendita del patrimonio immobiliare (l’unico vero bene reale che garantisce le nostre pensioni).

Nessun riferimento in compenso agli emolumenti degli amministratori, agli stipendi stratosferici del presidente e del direttore generale, e al costo del personale – incredibilmente – aumentato del 30% in questi anni di lacrime e sangue per la categoria e in aggiunta ai costi della gestione immobiliare affidata ad una Sgr esterna. Gli invalidi possono stringere la cinghia, loro no.

I giornalisti inquilini Inpgi possono essere stritolati da affitti da tempo abbondantemente fuori mercato, con l’aumento degli appartamenti sfitti e il totale cinismo dei vertici Inpgi verso chi ha contribuito e contribuisce doppiamente a mantenere in piedi l’Istituto: loro si sono aumentati gli stipendi. Da due anni denunciamo i pericoli di un’operazione poco chiara come la costituzione del Fondo immobiliare Inpgi. Derisi e inascoltati abbiamo detto che questa era propedeutica alla vendita del patrimonio immobiliare dei giornalisti.Lo ripetiamo da due anni chiaramente e in tutte le sedi, per prima proprio la Fnsi. Ora si profila una svendita nell’interesse di pochi soliti noti, senza regole certe e tutele per i diritti acquisiti.

Dunque sacrifici, pesanti per tutti proprio nel momento in cui i conti saltano perché non si riesce a fermare l’emorragia dei contratti di lavoro e perché non abbiamo la forza di difendere, potenziandola, la massa retributiva che vede oggi i giovani e le fasce intermedie della categoria fortemente penalizzate da contratti di lavoro capestro. È questa – e non una fantomatica “riforma” utile solo al tentativo di salvarsi messo in atto dai responsabili del disastro – l’unica via d’uscita per ridare autonomia e forza ai giornalisti, e un’informazione degna di questo nome al Paese.

Cosa fare? Le dimissioni di Camporese – che chiediamo da oltre un anno a tutela sua e dell’Istituto che presiede – e dell’intero Cda dell’Inpgi sono un passaggio obbligato. Questo atto di responsabilità aiuterebbe a capire meglio la direzione da intraprendere e le scelte che il sindacato dovrà fare per non morire. Ma serve anche riprendere un dialogo con la base, come ha iniziato a fare l’associazione Stampa Romana con la costituzione di gruppi di lavoro che ora chiedono con forza di voltare pagina, con scelte precise e costruttive. Se nella Fnsi e nello stesso Inpgi, come sembra dopo il documento di “solidarietà” al presidente, continuerà a prevalere la voglia di resa e di inattività su rendite di posizione e di copertura verso il malaffare, allora ai giornalisti non resta altro da fare: ottenere il commissariamento dell’ente, elezioni immediate per un nuovo Cda e uscita da un sindacato ormai ostaggio di una burocrazia politicizzata, portatrice solo di interessi particolari e personali.

I firmatari:

Enzo Cirillo (Ex membro Cda Inpgi - Macro area "Enti di categoria" Associazione Stampa Romana)

Bruno Tucci (Ex presidente Ordine dei giornalisti del Lazio)

Antonio Cardin

Paolo Corsini (Consigliere Fnsi)

Federica Frangi (Consigliere Fnsi)

Pierangelo Maurizio (Consigliere Fnsi)

Stefania Giacomini (Vicepresidente Unione nazionale giornalisti pensionati)

Fabrizio De Jorio (Consigliere Associazione Stampa Romana)

Omar Reda (Vicepresidente Associazione Stampa Romana)

Francesco Latini (Consigliere Associazione Stampa Romana)

Marcel Vulpis (Consigliere Associazione Stampa Romana)

Dimitri Buffa (Macro area "Piccola editoria" Associazione Stampa Romana)

Anna Astrella (Macro area "Piccola editoria" Associazione Stampa Romana)

Giacomo Carioti (Macro area "Piccola emittenza" Associazione Stampa Romana)

Michele Ruschioni (Macro area "Innovazione e formazione" Associazione Stampa Romana)

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