Trapani / Attacco diretto e diffamante contro due giornalisti pubblicato a pagamento sulle pagine di un settimanale, si chiede l'intervento dell'Ordine
Una lunga deriva caratterizza e travolge l’informazione in città e in provincia negli ultimi tempi. Una deriva pericolosa che ha visto alcuni colleghi protagonisti di richieste di risarcimenti del danno e di querele e che, ancora peggio, ha coinvolto coloro che dell’informazione dovrebbero essere i tutori, rispondendo alla deontologia professionale che si pone come spartiacque tra chi il mestiere di giornalista lo esercita rispettando le regole e chi invece lo improvvisa, arrivando anche ad alimentare sospetti e giudizi nell’opinione pubblica.I casi accaduti sono molteplici. A partire dalla vicenda dell’ex vescovo di Trapani, Francesco Miccichè, che fece registrare sulla stampa più scontri di opinioni tra i colleghi che l’essenza dell’autentica gravità dei fatti per i lettori. Ma anche la notizia pubblicata nella cronaca trapanese del Giornale di Sicilia che, oltre un anno fa, scriveva che “un noto giornalista che si occupa di antimafia”, omettendone nome e cognome, era indagato per un grave reato. Il suo nome, Rino Giacalone, lo farà pochi giorni dopo l’emittente Telesud non fornendo però elementi sull’autenticità della notizia stessa.
E questi sono solo due fatti utili a descrivere il clima all’interno del quale si muove l’informazione locale fino ad arrivare, qualche giorno fa, alle tre pagine acquistate (ovvero autogestite) da un anonimo sul settimanale trapanese Social per una vicenda giudiziaria che vede protagonisti il notaio Francesco Di Natale e la sua compagna marsalese. Nel lunghissimo intervento dell’anonimo - l’avvocato Nino Marino, difensore del notaio (come ci confermerà il direttore di Social) – oltre ad un chiarimento sulla posizione del suo assistito, è contenuto un attacco durissimo nei confronti dei giornalisti Marco Bova e Rino Giacalone che, sulla base di un comunicato stampa della Procura, avevano scritto sulla vicenda.
Se solo avesse voluto fare chiarezza sulla posizione del suo assistito, l’avvocato Marino avrebbe potuto utilizzare gli strumenti che la legge sulla stampa prevede mentre, doverosamente segnaleremo all’Ordine dei Giornalisti il direttore responsabile di Social che ha consentito la pubblicazione di uno spazio autogestito senza che ne venisse citata la committenza (la cui omissione, si riferisce, essere imputabile ad una dimenticanza) consentendo, a pagamento, un attacco diretto e diffamante nei confronti di due colleghi.
Il segretario
Giovanni Ingoglia
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