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Inpgi, il risultato del controllo della Corte dei Conti: "A rischio la sostenibilità della gestione già nel breve periodo"

Importante la spesa per finanziare l’articolato sistema di ammortizzatori sociali a favore dei giornalisti che, nel 2015, evidenzia uno squilibrio tra entrate e uscite pari a -10,708 milioni. I risultati dell’esercizio 2015 sono ancor più preoccupanti, ove considerati nella prospettiva attuariale che, pur considerando gli interventi di riforma adottati dalla governance dell’ente nell’estate del 2015, sanciscono la non solvibilità dell'Istituto, con un patrimonio netto che si azzera nel 2030 e torna ad essere positivo solo dal 2060.

Comunicato stampa Corte dei Conti del 28 giugno 2016 – Sezione controllo Enti

Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani “Giovanni Amendola” (INPGI) per l’esercizio 2015

LEGGI LA RELAZIONE INTEGRALE DELLA CORTE DEI CONTI CLICCANDO SULL'IMMAGINE DELLA COPERTINA

Corte dei Conti su esercizio INPGI 2015La Corte dei conti, Sezione del controllo sugli enti, con deliberazione n. 60/2016 del 14 giugno 2016, ha riferito al Parlamento sulla gestione finanziaria dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani “Giovanni Amendola” (INPGI) per l’esercizio 2015, con riferimento alla Gestione principale, sostitutiva dell’Assicurazione Generale Obbligatoria, e alla Gestione separata, cui sono iscritti i giornalisti liberi professionisti e quelli in rapporto di lavoro coordinato e continuativo. Nel 2015 la Gestione principale chiude con un avanzo economico di 21,070, a fronte di quello del 2014, pari a 17,020 milioni. La gestione previdenziale, pur tuttavia, mostra, con un risultato di segno negativo per 111,940 milioni, un netto peggioramento sul precedente esercizio, di circa 30,320 milioni. Saldo ancor più preoccupante se riguardato con riferimento all’ultimo quinquennio, in cui la gestione previdenziale, in negativo già dal 2011, vede negli ultimi tre anni aumentare le perdite in modo assai sensibile e nell’ordine di circa 30 milioni in ciascun esercizio. Si tratta, dunque, nel giudizio della Corte, di dati molto preoccupanti sulla stessa sostenibilità della gestione anche nel breve periodo, su cui ha inciso una crisi – molto pesante, se non divenuta ormai strutturale – del settore dell’editoria, con una progressiva contrazione del numero degli occupati ed un progressivo aumento degli oneri per ammortizzatori sociali a carico dell’Istituto. Tra il 2014 e il 2015 aumenta ancora, infatti, la forbice tra gettito contributivo IVS (che diminuisce del 2,32 per cento) e spesa per pensioni (+ 3,78 per cento), con un’incidenza quindi sempre maggiore di questi oneri sulle relative entrate. Il saldo tra il gettito di tutti i contributi e tutte le prestazioni obbligatorie è negativo per oltre 140 milioni.

Importante è la spesa per finanziare l’articolato sistema di ammortizzatori sociali a favore dei giornalisti che, nel 2015, evidenzia uno squilibrio tra entrate e uscite pari a -10,708 milioni. La gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare del 2015 chiude con un saldo positivo per 95,269 milioni (45,455 nel 2014) che, pur in deciso miglioramento, è assai lontano dal poter riequilibrare i negativi risultati della gestione caratteristica. A fronte della descritta situazione deve ancora una volta la Corte osservare come gli equilibri di bilancio della previdenza dei giornalisti siano garantiti dal ricorso ad operazioni – la cui natura è straordinaria - di cessione di quote del patrimonio immobiliare al “Fondo immobiliare Inpgi”, con conseguenti plusvalenze (oltre 90 milioni nel 2015). Operazioni, cui corrisponde un residuo valore del patrimonio immobiliare da reddito (circa 308 milioni, ai valori di bilancio), sufficiente, quindi - a situazione data - per un numero limitato di anni a contribuire alla sostenibilità della gestione.

I risultati dell’esercizio 2015 sono ancor più preoccupanti, ove considerati nella prospettiva attuariale che, pur considerando gli interventi di riforma adottati dalla governance dell’ente nell’estate del 2015 (solo in parte approvati dai Ministeri vigilanti e, quindi, vigenti), sanciscono, a giudizio dell’attuario libero professionista, la non solvibilità dell'Istituto, con un patrimonio netto che si azzera nel 2030 e torna ad essere positivo solo dal 2060. L’invito agli organi di amministrazione dell’Istituto è quello di porre responsabilmente in essere – come del resto richiesto dagli stessi Ministeri vigilanti – ulteriori interventi per rimediare ad una situazione che parrebbe, altrimenti, seriamente compromessa. Quanto alla Gestione separata – operativa peraltro, soltanto dal 1996 – non si ravvisano problemi di tenuta della gestione nel medio/lungo periodo. Il 2015 chiude con un avanzo economico di 39,627 milioni, inferiore a quello del 2014, per effetto di una flessione delle gestioni sia previdenziale, sia patrimoniale.

Corte dei conti
Ufficio Stampa