Uffici stampa: concorsi pubblici e “percorsi personalizzati”. Il caso Belpasso
Emergenza economica e crisi del mercato del lavoro non sono purtroppo una novità nel settore dell’informazione, e la pandemia ne ha esasperato oltre misura gli effetti. Restano una criticità le procedure “fai-da-te” di selezione dei giornalisti adottate per gli uffici stampa negli enti pubblici.
L’evoluzione dei social media ha reso ancora più evidente la necessità di professionalità giornalistiche in grado di curare con la necessaria competenza gli uffici stampa della pubblica amministrazione e i nuovi strumenti di comunicazione di massa. Se questo rafforza l’aspettativa d’istituzione di nuovi uffici stampa pubblici, permane però un atteggiamento di diffusa incertezza sulle modalità di individuazione di giornalisti da parte delle pubbliche amministrazioni, in cui spesso emerge non essere chiara la differenza tra i compiti istituzionali dell’addetto stampa e il carattere fiduciario dell’incarico di portavoce. Figure entrambe per lo più malpagate, e inquadrate attraverso rapporti di lavoro autonomo a tempo determinato.
Speranze e aspettative di stabile occupazione, governate da corrette e imparziali modalità di accesso, inciampano talvolta in procedure di selezione previste da frettolosi bandi fai-da-te, che nell’offrire corsie preferenziali o avallare diritti soggettivi inesistenti, danno luogo a inevitabili impugnative.
Un caso è accaduto qualche mese fa al Comune di Belpasso, nella Città Metropolitana di Catania, dove con determina n. 24 del 20/01/2020 si è conferito l’incarico di addetto stampa, fino al 31/12/2020, ad un giornalista utilizzando per la sua individuazione una graduatoria approvata dieci anni prima, in virtù della quale nel 2010 gli era stato affidato un analogo incarico a tempo determinato.
Contro l’affidamento al giornalista Carmelo Aurite da parte del Comune di Belpasso il 20 gennaio scorso, interviene con un esposto il successivo 18 febbraio direttamente l’ex sindaco Carlo Caputo, che per scongiurare il rischio di “creare un percorso personalizzato” contesta l’utilizzazione della graduatoria relativa all’incarico conferito dieci anni prima, naturalmente al fine da evitare la produzione di “atti amministrativi elusivi di quelli che sono i dettami di legge in materia di ingresso alla PA e suscettibili di arrecare pregiudizio all’amministrazione”.
Il 20 febbraio il Comune avvia l’annullamento in autotutela della determina di affidamento.
Nella ricostruzione dei fatti di Carlo Caputo, Aurite nel 2010 (sindaco di Belpasso Alfio Papale) era risultato secondo nella graduatoria dei sei candidati (determina n. 179 del 17/09/2010), e gli era stato affidato l’incarico dopo la rinuncia di Agostino Laudani, che aveva preferito continuare la sua attività per un un editore privato (la legge 150/2000, com’è noto, proibisce agli addetti stampa pubblici di svolgere qualsiasi altra attività d’informazione per tutta la durata del loro incarico). L’incarico professionale di collaborazione esterna poi viene prorogato al giornalista due volte, fino al 31 dicembre 2012. Alla sua scadenza, il commissario regionale Angelo Sajeva, nominato al posto del dimissionario sindaco Papale, decise di non prorogare ulteriormente l’affidamento. Carlo Caputo, insediatosi nuovo sindaco di Belpasso nel giugno 2013, pur sollecitato dal giornalista Aurite che intimava la sua assunzione/stabilizzazione, non poté già allora non rispondere che la graduatoria del 2010 era finalizzata ad un incarico esterno a tempo determinato, eccezionalmente prorogato, e che era inequivocabile l’inesistenza di qualsiasi diritto all’assunzione come dipendente pubblico.
Peraltro, al Comune di Belpasso dal 2013 sono stati incaricati successivamente a svolgere le funzioni di portavoce, con il sindaco Carlo Caputo i giornalisti Alessandro Petralia, poi Agostino Laudani e, con l’attuale sindaco Daniele Motta, nel 2019 Daniele Lo Porto, attualmente Alessandra Barbato.
Sulla vicenda è inoltre doverosamente intervenuta l’Associazione Siciliana della Stampa-Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti, in coerenza con il principio che l’accesso agli uffici stampa nella pubblica amministrazione debba avvenire non in via fiduciaria ma attraverso regolare procedura comparativa di evidenza pubblica, sia nel caso di incarichi di natura autonoma che di lavoro subordinato.
Assostampa Sicilia, oltre ad osservare la palese incongruità del compenso rispetto alla qualità del lavoro, in palese violazione di tutti i parametri contrattuali ed in contrasto con l’art. 36 della Costituzione, ha in sostanza contestato formalmente gli stessi tre gravi vizi di palese illegittimità sollevati nell’esposto dell’ex sindaco Carlo Caputo:
- assenza di procedura comparativa per incarichi di collaborazione prevista all’art. 7 dlgs 165/2001;
- inapplicabilità di affidamento fiduciario diretto sotto soglia, ex art. 36 dgls 50/2016. L’incarico di addetto stampa conferito non è configurabile come fornitura di beni e servizi e anche in tali casi le procedure di individuazione devono avvenire nel rispetto del principio di rotazione di inviti e affidamenti;
- illegittimità dell’applicazione della graduatoria del 2010. Oltre che priva di giustificazione giuridica (e logica, poiché andava semmai usata con un criterio di scorrimento), pretendere di utilizzarla dopo 10 anni contraddice perfino la durata triennale prevista dall’art. 91 dlgs 267/2000.
Se da un lato appare senz’altro stigmatizzabile avere alimentato con un provvedimento dall’illegittimità così evidente le aspettative di qualcuno, l’auspicio è che questa vicenda possa essere invece il segnale che il Comune di Belpasso ha la reale esigenza istituzionale di individuare un addetto stampa e sia quindi preludio ad un prossimo bando virtuoso, sulla cui formulazione Assostampa Sicilia sarà sicuramente disponibile a fornire la massima collaborazione.