Francesco Di Parenti: uffici stampa pubblici, trovo inaccettabile che, a quindici anni dalla sua approvazione, la 150/2000 resti inapplicata
Pubblichiamo l'intervento integrale di Francesco Di Parenti, Presidente Gus-Sicilia, al 27° Congresso della Federazione Nazionale della Stampa Italiana - Chianciano 2015.
Penso che la FNSI abbia fatto il possibile, ma penso pure che dobbiamo dire con chiarezza che in questa battaglia siamo stati lasciati soli, e siamo stati lasciati soli soprattutto da Cgil, Cisl e Uil, che pure – com'è giusto che fosse, qui abbiamo ossequiato. I confederali per anni hanno messo in atto un gioco di sponda con l'Aran che non fa loro onore e che di fatto ha impedito a centinaia di colleghi di godere di regole certe in termini di retribuzione e di qualifiche professionali.
Allora, anche nella veste di presidente del Gus Sicilia, chiedo che il nuovo gruppo dirigente esca dal vicolo cieco in cui siamo per dare dignità a colleghi che sono parte integrante del sistema dell'informazione e lo sono a pieno titolo, specialmente quelli che hanno una vera copertura contrattuale e, quindi, possono lavorare in autonomia e nel rispetto delle norme e della deontologia.
So che non siamo molti rispetto alla totalità dei giornalisti e che ancora meno abbiamo la copertura del contratto FNSI-FIEG, ma la nostra presenza è misurabile tutti i giorni. Lo è nelle centinaia di comunicati che quotidianamente finiscono, con un semplice copia e incolla, nei giornali, nei Tg, nei siti sempre più consultati dalla gente a discapito della carta stampata; lo è nel fatto che gli uffici stampa sono delle fonti di informazione; lo è nel fatto che gli uffici stampa ormai producono giornali, tg, radiogiornali, siti di informazione, newsletter grazie alle nuove tecnologie.
Lo misuriamo, stavolta con preoccupazione, nel fatto che le redazioni sono invase da comunicati scritti da esponenti delle forze dell'ordine e dei corpi militari, forse nemmeno giornalisti, che forniscono persino immagini montate e confezionate che condizionano i cronisti nel loro lavoro e il giudizio della gente. Una situazione che in Sicilia abbiamo denunciato con un documento.
Io non posso che ringraziare Giovanni Rossi, Gino Falleri e gli altri colleghi che si occupano della materia per ciò che hanno fatto nelle condizioni date, ma adesso dobbiamo cambiare passo per tutelare una fascia i colleghi sempre meno residuale. Dobbiamo forzare la mano ai confederali perché le belle parole che ci siamo qui dette non restino lettera morta; e dobbiamo approfittare cogliere l'occasione dello, speriamo imminente, sblocco delle retribuzioni nella PA e, quindi, della ripresa delle trattative per il rinnovo contrattuale nel pubblico impiego. NOI DOBBIAMO ESSERCI A QUEL TAVOLO E DOBBIAMO ESSERCI A PIENO TITOLO.
Ma c'è un'altra cosa che possiamo fare, stavolta attraverso le associazioni regionali. Questa strada è stata percorsa in Sicilia, la Regione in cui un presidente presentato come innovatore, ha cancellato l'ufficio stampa mandando a casa 21 colleghi con contratto Fnsi-Fieg, e spaccia per informazione ciò che spesso è solo propaganda, senza dirci che scrive i comunicati.
In Sicilia, dalla segreteria Ronsivalle in poi, fino a quella attuale di Alberto Cicero, che credo abbia fuso tre auto per girare in lungo e largo la regione, la tutela degli addetti stampa è costante. Nel 2007 abbiamo fatto ciò che non è stato fatto a livello nazionale, firmando con la Regione, Associazione dei comuni e Unione province, un contratto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, SENZA L'ARAN. Quel contratto ha trovato consacrazione in una sentenza della Corte di cassazione e in almeno 7 sentenze, l'ultima di ieri, dei giudici del lavoro. Sentenze che danno ragione ai nostri avvocati secondo cui è l'Aran ad essere in difetto perché non consente con il suo atteggiamento l'applicazione di una legge dello Stato: la 150.
Allora, tutto va bene? Ovviamente no. Parlavo prima dell'Ufficio stampa della Regione. L'applicazione del contratto è ancora troppo poco estesa.
Il comparto Sanità è pressoché escluso dal contratto e ci sono colleghi, anche consiglieri nazionali della Fnsi, a cui non viene riconosciuto nemmeno il permesso sindacale. Nella Sanità le selezioni fanno strage dei titoli professionali a tutto vantaggio dei colloqui dove le valutazioni sono ampiamente discrezionali. I bandi sono molto discutibili e siamo spesso costretti a presentare diffide.
Però una strada c'è e l'abbiamo indicata. Spetta alla prossima Fnsi praticarla facendo diventare finalmente una priorità l'annosa questione degli uffici stampa.»