L’informazione negli enti pubblici è un investimento - Convegno a Catania
Organizzato dall’Associazione Officine Siciliane di Maurizio Caserta si è svolto nella sala convegni del Borghetto Europa a Catania, la conferenza sul tema “Informare e comunicare da spesa a investimento”. Un appuntamento che ha stuzzicato l’interesse di tanti, la sala era gremita di giornalisti, studenti di scuola di giornalismo e Scienze della Comunicazione e qualche politico. Tra questi il sindaco di Randazzo Michele Mangione e quello di Maniace Salvatore Pinzone. Relatori erano lo stesso Maurizio Caserta leader di Officine Siciliane e professore ordinario di Economia politica, Luigi Ronsisvalle Vice segretario Nazionale della Federazione della Stampa e Alessandro Rovinetti docente di Teoria e tecniche della comunicazione pubblica all’Università di Bologna. Moderatrice dei lavori Rosaria Caltabiano che assieme a Sofia Santuccio, del consiglio direttivo di Officine Siciliane, ha organizzato l’evento. E Maurizio Caserta, in quanto padrone di casa, ha aperto i lavori sottolineando come “la comunicazione pubblica deve essere considerata oggi come un investimento e non come spesa corrente”. Osservando il comportamento di molte pubbliche amministrazioni, soprattutto locali – ha continuato Caserta - si nota come la comunicazione pubblica é intesa spesso come ufficio di propaganda del governo in carica. Come previsto dalla legge 150 del 2000 gli uffici stampa delle pubbliche amministrazioni sono terzi rispetto alle amministrazioni in carica. Questa elementare regola viene normalmente disattesa. L'effetto di tutto questo é che la comunicazione pubblica nel migliore dei casi non produce nessun impatto sulla qualità dei servizi che le pubbliche amministrazioni locali rendono ai cittadini. Più spesso distorce la realtà dell'azione amministrativa, impedendo ai cittadini di collaborare e di esercitare il loro legittimo controllo sull'operato dell'amministrazione”. Una cattiva comunicazione pubblica – ha concluso Caserta - quindi é dannosa due volte: innanzitutto, riducendo la capacità di collaborare dei cittadini, aumenta le risorse necessarie per lo svolgimento delle normali funzioni amministrative generando così uno spreco; riduce poi la qualità dei servizi prestati, perché impedisce di orientare l'amministrazione verso una articolazione di quei servizi più coerente con le esigenze e le aspettative del territorio”.
Alessandro Rovinetti ha puntato il suo intervento sulla grande differenza che c’è tra informare e comunicare sottolineando come in un periodo dove esiste un’overdose di informazioni si sente ormai la necessità di avere un’informazione di origine controllata, un’informazione della quale i cittadini si possano fidare. Un argomento ripreso in apertura da Luigi Ronsisvalle, vice segretario della Fnsi, che ha poi puntato l’attenzione sulla mancanza di responsabilità delle amministrazioni pubbliche .”Più di duemila colleghi in questi ultimi anni – ha detto Ronsisvalle hanno perso il loro posto di lavoro perché amministrazioni di vario livello non hanno ritenuto opportuno conservare gli uffici stampa” E da Ronsisvalle non sono state risparmiate critiche nemmeno al Governatore Crocetta che con un colpo di penna ha fatto fuori tutto l’ufficio stampa della Regione “come se fosse quello dei giornalisti il male da estirpare in seno alla Regione”. “In Sicilia – ha continuato Ronsisvalle – ci siamo battuti con tutto il sindacato per far approvare la legge sugli uffici stampa e quando la legge è finalmente andata in porto e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale un dirigente regionale ci ha detto che adesso bisognava fare una legge che spiegasse perché quella legge sugli uffici stampa fosse giusta”. Dopo le tre relazioni è seguito un lungo e appassionato dibattito: apprezzati gli interventi di Alberto Cicero, segretario regionale dell’Assostampa che ha sottolineato come la l’attuazione della legge 150 nelle pubbliche amministrazioni significa creare figure professionali negli Urp e negli Uffici stampa e di Adriana Laudani che ha voluto ricordare a tutti gli amministratori che “comunicare significa far conoscere e non pubblicizzare o propagandare”.
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