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Gino Mauro, un burbero dal cuore tenero. Per oltre un ventennio un maestro di giornalismo

morto giornalista Gino Mauro antenna siciliaGino Mauro Un burbero dal cuore tenero. Gino Mauro è stato per oltre un ventennio un maestro di giornalismo. Il suo "campo d'addestramento" è stata la redazione di Messina de La Sicilia-Antenna Sicilia, dove ha formato generazioni di ragazzi, facendoli diventare persone capaci di esprimere una professionalità non solo nel settore giornalistico. Si lavorava a "ciclo continuo", in un momento storico particolare - gli anni '90, quelli delle stragi mafiose e di Tangentopoli, ma anche dell'addio alle macchine da scrivere e dell'informatizzazione delle redazioni - per tutto il giornalismo italiano.
Si cominciava al mattino quando ognuno aveva dei compiti da svolgere. Chi coordinava doveva anche controllare i giornali per verificare gli eventuali "buchi" (dati e ricevuti), mentre gli altri andavano in giro per la città per coprire i vari servizi. Alle 14 c'era la riunione, nella quale si faceva il punto della situazione: ognuno comunicava le notizie che aveva raccolto e lui, tra una telefonata e l'altra con i vari corrispondenti della provincia, dava le direttive su come impostare le varie pagine. Nel frattempo c'era chi curava l'eventuale collegamento in diretta con il telegiornale. Nel pomeriggio si lavorava al confezionamento delle pagine, senza mai perdere di vista cosa accadeva fuori dalla redazione. E si andava avanti sino a sera, tra un giro di nera e un'occhiata ai telegiornali. Chiuse le pagine rimaneva sempre qualcuno con lui, per gli ultimi controlli (da effettuare sino alle 12,30) e predisporre l'elenco dei servizi da effettuare l'indomani. Per questo si verificava l'agenda e si spulciavano i tantissimi comunicati alla ricerca delle cose più importanti da seguire.
Non era facile per quel gruppo di giovanotti tenere il ritmo sempre alto, ma ci pensava il Capo a incitare e indirizzare tutti. Ogni cosa aveva la sua personale supervisione: la telefoto prima il fuorisacco poi; la carta del fax o la sistemazione dei giornali. Tutto doveva essere a regola d'arte, altrimenti scattava puntuale la cazziata. Una macchina perfetta che funzionava con il "pilota automatico" in quelle rare occasioni in cui il Capo abbandonava la redazione per qualche viaggio. In quei periodi la tensione era solo smorzata perché tutti quanti sapevano che al ritorno avrebbe riletto i giornali e chiesto eventualmente conto se qualcosa non fosse andata per il verso giusto.
Non era facile, insomma. Alcuni hanno resistito, altri no. Tuttavia, quando lunedì si è sparsa la notizia della morte del Capo, su giornali, siti internet e su Facebook in tanti tra "i ragazzi di via Tommaso Cannizzaro" lo hanno voluto ricordare con affetto e riconoscenza, perché quella non è stata soltanto una scuola di giornalismo, ma di vita. E Gino Mauro è stato un grande Maestro.
Sergio Magazzù

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