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Assostampa Enna e Ordine dei Giornalisti di Sicilia parte civile a processo per diffamazione

Il Tribunale di Enna ha ammesso la costituzione di parte civile dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e della sezione provinciale dell’Assostampa Enna al processo ai presunti “corvi” di Nicosia. I due imputati sarebbero gli autori del volantino diffamatorio distribuito sotto le saracinesche dei negozi, per insultare pesantemente la giornalista Cristina Puglisi e l’ex dirigente del commissariato di Nicosia Daniele Manganaro. Le costituzioni di ordine e sindacato, rappresentati dall'avvocato Salvatore Timpanaro (che assiste anche la Puglisi), sono state accolte dal giudice monocratico Andrea Agate. L'anonimo, si ricorda, accusava la giornalista, apostrofata con volgari epiteti, di pubblicare puntualmente l’esito delle operazioni compiute dalla polizia; e il commissario Manganaro di essere troppo duro nel contrasto al traffico di droga tra i giovani nicosiani. Era il 12 febbraio 2013. “Abbiamo espresso concretamente solidarietà a Cristina Puglisi, partecipando alla manifestazione pubblica per la libertà di stampa, organizzata a Nicosia dalla sezione provinciale di Enna, poche settimane dopo la diffusione del volantino – dichiara il segretario regionale dell’Assostampa Alberto Cicero – e oggi la nostra sezione provinciale è presente al processo, perché non consentiremo a nessuno di insultare impunemente un giornalista”. Dal canto suo, l’avvocato Timpanaro, a cui è stata conferita delega dal segretario provinciale Josè Trovato, è già pronto al processo. “Non può essere sottaciuta – afferma il legale – la portata offensiva di questo volantino, che si ripercuote non solo sull’onore e sul decoro della dottoressa Puglisi, ma anche sulla reputazione dell’intera schiera di giornalisti che quotidianamente svolgono il loro lavoro con estrema professionalità”. All’indomani dell’udienza, il presidente Arena ribadisce l’impegno per la difesa dei cronisti: “L'Ordine dei giornalisti, che ha la rappresentanza istituzionale della categoria, è al fianco di tutti i colleghi che fanno coraggiosamente il loro dovere, specie nelle periferie, in cui tutto si complica, la prima linea è più vicina, le persone ostili sono più rumorose. La nostra presenza nel processo testimonia però che Cristina non è sola”.