Querele bavaglio, minacce, crisi dell'editoria, Fnsi: «C'è ostilità nei confronti dei giornalisti»
L'inerzia di governo e parlamento sulle criticità che attanagliano il settore, il clima di intolleranza che si respira nelle piazze, il tentativo di qualche commentatore di accanirsi sul passaggio di parte dell'Inpgi in Inps tradiscono l'intenzione di un regolamento di conti con la categoria che si trasforma in un attacco al diritto dei cittadini ad essere informati.
In Italia si respira una brutta aria attorno al lavoro dei giornalisti e, dunque, al diritto dei cittadini ad essere informati in modo corretto, completo e plurale. Dalle querele temerarie alle minacce e aggressioni in piazza, dalla cancellazione del carcere alle difficoltà del sistema di previdenza e di welfare alla crisi industriale senza precedenti che da oltre 10 anni attanaglia il settore dell'editoria, i sintomi di questo "virus" sono sempre più evidenti. Li hanno messi in fila, nella sede della Fnsi, i relatori del corso di formazione sui "Nuovi attacchi all'informazione" promosso dall'associazione Articolo21.
«Sono ferme in parlamento da anni le proposte di legge di contrasto alle querele temerarie, per intervenire seppur parzialmente sulla cancellazione del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa si è dovuta attendere una sentenza della Corte Costituzionale, minacce e intimidazioni continuano ad essere all'ordine del giorno: è evidente che l'attività del giornalista deve essere ostacolata», è l'analisi di Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana.
«Il sentimento nei confronti dell'informazione – ha aggiunto – si misura da tutta una serie di atti e di omissioni. Come nel caso degli interventi per contrastare la crisi industriale che colpisce l'editoria, che non tengono in nessun conto il valore del lavoro giornalistico, sempre più precario, senza tutele, diritti e garanzie, con redazioni ridotte all'osso per via dei pensionamenti anticipati che portano i giornalisti fuori dal ciclo produttivo. O come testimonia la vicenda dell'Inpgi e il modo in cui il passaggio di parte degli iscritti all'Inps viene cavalcato da chi vuole aizzare l'opinione pubblica contro presunti privilegi della categoria o additando una mala gestioche non c'è stata perché, semplicemente, l'Istituto è supersorvegliato».
Nulla invece si muove per tentare di intervenire sulle criticità del settore e del mercato del lavoro. «La nostra richiesta – ha ribadito Lorusso – continua ad essere di ragionare oltre le emergenze del momento e affrontare il tema dell'informazione in questo Paese con governo e parti sociali per individuare soluzioni strutturali che consentano al sistema di superare la crisi industriale pesantissima valorizzando informazione di qualità e lavoro giornalistico e restituire così al giornalismo il suo ruolo vitale per la democrazia».
Gli fa eco il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, che sul tema della riforma dell'editoria, dell'equo compenso, delle querele temerarie, della tutela delle fonti ha rimarcato: «La situazione non è più sostenibile, governo e parlamento devono intervenire. Si parla tanto di Inpgi, mentre c'è un pericoloso silenzio sui provvedimenti che non vengono approvati. È in atto il commissariamento dell'articolo 21 della Costituzione: sarà il caso di convocare in piazza, davanti ai palazzi delle istituzioni, le croniste e i cronisti sotto scorta, intercettati, vittime di querele bavaglio e dar vita con loro a una grande manifestazione».
Coordinati da Elisa Marincola, portavoce di Articolo21, all'incontro hanno partecipato, fra gli altri, il giudice Costantino De Robbio; Paola Rosà, coordinator of Media Freedom Resource Centre, il deputato Walter Verini, presidente del Comitato cronisti minacciati della commissione Antimafia, che ha ricordato le oltre 30 audizioni in circa un anno e mezzo di giornalisti finiti nel mirino della criminalità organizzata, ma anche di gruppi neonazisti e neofascisti; il neoeletto presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D'Ubaldo, che ha rilanciato l'impegno, anche nel nuovo ruolo, per assicurare la scorta mediatica ai colleghi; Graziella Di Mambro, componente del direttivo di Articolo21 e coordinatrice del corso, che ha messo in evidenza le criticità del decreto che recepisce la direttiva europea sulla presunzione di innocenza da poco approvato in via definitiva.