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Inpgi: Le amnesie dell’ex ministra Elsa Fornero

Nel 2012 il Ministero del Lavoro certificò la sostenibilità di lungo periodo della gestione sostitutiva dell’A.G.O. ritenendo non necessaria l’adozione del sistema di calcolo delle prestazioni su base “contributiva”. 

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Nell’ambito delle riflessioni sulla situazione di difficoltà finanziaria in cui versa la Gestione sostitutiva dell’Assicurazione Generale Obbligatoria dell’INPGI si è registrato un recente intervento della professoressa Elsa Fornero che, ricollegandosi alle analisi a suo tempo svolte all’epoca in cui la stessa rivestiva il ruolo di Ministra del Lavoro nel Governo Monti, ha rivendicato il merito di aver già allora sollevato dubbi in merito alla futura tenuta del regime pensionistico dell’INPGI.

fornero ansa 768x512In particolare, l’allora Ministra ha sottolineato come le osservazioni critiche a suo tempo formulate all’indirizzo delle politiche previdenziali dell’Istituto – e, nello specifico, alla decisione di non aderire alla riforma del sistema di calcolo su base contributiva, adottato per la generalità dei lavoratori dipendenti iscritti all’INPS a decorrere dal 1° gennaio 2012 – fossero state ritenute infondate e avessero determinato una reazione veemente dei vertici dell’Ente.

La questione, in realtà, merita diversi approfondimenti per ricondurre nel giusto alveo i fatti, così come storicamente avvenuti, e poter trarre da essi le opportune considerazioni.

In primo luogo, è necessario ricordare che la stessa ex Ministra, nell’ambito delle misure di riforma adottate nel 2011, aveva previsto che gli enti di previdenza privatizzati avrebbero dovuto introdurre nei loro ordinamenti interni il sistema di calcolo contributivo qualora le risultanze di un apposito bilancio tecnico attuariale, con proiezione a 50 anni, avessero evidenziato situazioni problematiche sul piano della sostenibilità economico finanziaria delle rispettive gestioni previdenziali.

Tale analisi, ovviamente, fu svolta dai ministeri vigilanti anche con riferimento all’INPGI e i risultati furono formalizzati dalla competente Direzione generale del Dicastero di cui era responsabile la professoressa Fornero con nota del 19 novembre 2012 (prot. 16920).

L’esito dell’esame, condotto alla stregua dei parametri definiti di concerto dai Ministeri del Lavoro e dell’Economia, evidenziò, al riguardo, che “con riferimento al prospetto standard, si evidenzia che il saldo previdenziale tra entrate contributive e prestazioni pensionistiche è sempre positivo per tutto il periodo di valutazione e, analogamente, anche il saldo totale. Il patrimonio non si azzera mai”. Sebbene “dall’esame del prospetto specifico (IVS) è emerso che il saldo previdenziale tra entrate  contributive e prestazioni pensionistiche risulta negativo per 15 anni, dal 2024 al 2039, a causa del fisiologico apice di pensionamenti della collettività assicurata”, la nota sottolineava che “tenuto conto che, in sede di riunioni tecniche con il Ministero dell’Economia e delle Finanze,  il saldo totale è stato assunto quale indicatore di riferimento per la verifica della sostenibilità, si è altresì evidenziato che il periodo in cui tale saldo risulta negativo incide in misura temporanea e poco significativa (mediamente lo 0,5% annuo) sul patrimonio. In aggiunta, benché codesto Istituto sia gestito con un sistema finanziario a ripartizione, è stato valutato un prospetto sintetico espresso in valore attuale , a dimostrazione che il patrimonio posseduto ed il valore attuale della contribuzione sono in grado di assicurare la copertura del valore attuale degli oneri pensionistici nel cinquantennio considerato. Tale prospetto evidenzia la stabilità prospettica della gestione previdenziale”. 

Sulla scorta di tali considerazioni, i Ministeri vigilanti concludevano: “tutto ciò premesso, considerata la specificità di codesto Istituto, unico Ente interamente sostitutivo nel panorama degli enti di previdenza privati, e tenuto conto delle risultanze dell’attività istruttoria svolta e delle comuni determinazioni assunte con il covigilante Ministero dell’Economia e Finanze in sede di Conferenza di servizi del 14.11.12, si ritiene pienamente superata la verifica della sostenibilità di lungo periodo della gestione previdenziale”.

Tutto questo conferma che lo scenario dell’epoca induceva a ritenere – del tutto  fondatamente – che sussistessero le necessarie condizioni per garantire, anche per il futuro, l’equilibrio economico finanziario della gestione previdenziale sostitutiva dell’AGO.

Condizioni in seguito bruscamente variate, principalmente a causa della violenta inversione di tendenza del trend occupazionale, con conseguente emorragia di posizioni attive riferite al lavoro dipendente iscritte presso la predetta Gestione e il deflagrare della spesa afferente agli ammortizzatori sociali; il tutto riconducibile alla recrudescenza della crisi economica che ha investito in misura strutturale il settore editoriale e alle trasformazioni intervenute nel mondo della professione giornalistica, anche con riferimento all’evoluzione delle nuove tecnologie multimediali.

Questa la realtà storica degli eventi. Alla quale è doveroso aggiungere, in merito alle argomentazioni della professoressa Fornero – e non solo – a proposito della presunta “tardività” dell’adozione nel regime dell’INPGI del calcolo delle prestazioni sulla base del c.d. sistema “contributivo” in luogo del tradizionale sistema “retributivo”, un secondo, non meno rilevante, fattore da tenere in debita considerazione.

E’ ormai patrimonio comune il principio in base al quale il calcolo delle prestazioni pensionistiche su base contributiva non costituisce affatto una “garanzia” del contenimento della spesa, in quanto tale effetto è ormai pacifico e dimostrato che si realizzi solo con riferimento a lavoratori con retribuzioni medio basse, mentre per i lavoratori con retribuzioni più elevate il calcolo contributivo risulta più vantaggioso (e oneroso, per gli enti di previdenza) rispetto al calcolo su base retributiva.

Di tale situazione l’INPS si è dovuta rendere conto “sul campo”, spingendo il legislatore  ad introdurre per via legislativa (nella legge di bilancio per il 2015) una specifica “clausola di salvaguardia”, grazie alla quale è stato possibile contenere gli effetti distorsivi (in termini di maggiore spesa pensionistica) che erano stati prodotti dall’introduzione indiscriminata del calcolo contributivo voluta dall’ex Ministra Fornero.

A ben vedere, quindi, si potrebbe trarre la conclusione che anche su questo tema – come su quello ben noto del fenomeno degli “esodati” – le misure adottate nell’ambito della disciplina del lavoro e della previdenza dall’asse Monti-Fornero hanno mostrato, a distanza di poco tempo, tutti i limiti di una “legislazione d’urgenza” nell’ambito della quale non vi è stato, evidentemente, il tempo per tenere in debita considerazione tutte le effettive conseguenze delle politiche attuate, il che ha costretto i Governi successivi a prevedere una serie di misure-tampone per mitigarne le conseguenze negative sul piano sociale ed economico.