Editoria, studio die sul sostegno pubblico al settore nei Paesi europei. I casi di Francia e Regno Unito
L’Italia è penultima in Ue per risorse dirette pro capite impiegate a favore dell’editoria con oltre 88 milioni di euro e un valore pro capite di 1,49 euro. E’ quanto emerge dallo studio “Il sostegno all’editoria nei principali Paesi d’Europa” a cura del Dipartimento per l’informazione e l’editoria (Die) illustrato dal sottosegretario con delega all’editoria, Giuseppe Moles secondo cui: «il punto di partenza è la tutela del pluralismo. Si è ritenuto utile fornire uno strumento con un raffronto con la situazione negli altri Stati europei per dare dati certi e inequivocabili alla discussione. Si tratta di un ulteriore step nell’ambito di un percorso per la soluzione di una serie di problematiche, come fatto sul copyright e sull’Inpgi». Per il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso «l’Italia, anche in periodo pandemico, ha messo in campo delle misure straordinarie a tutela del settore che adesso vengono riproposte nella legge di stabilità con l’istituzione di un fondo straordinario. Il nostro auspicio è che queste risorse vengano sempre più agganciate alla tenuta occupazionale e al contrasto del precariato, quindi alla creazione di nuova occupazione, perché non possiamo rassegnarci all’idea che il precariato debba diventare l’elemento distintivo di questo settore. In questo settore il lavoro c’è, solo che molto spesso non viene correttamente riconosciuto e inquadrato. Le risorse pubbliche devono servire anche a questo. Si deve pensare a un sistema analogo a quello introdotto per le emittenti locali: chi accede ai finanziamenti lo fa in base a un punteggio che viene maturato soprattutto in relazione ai dati dei fatturati e dell’occupazione».
Lo studio (consultabile qui https://www.informazioneeditoria.gov.it/media/3613/il-sostegno-all_editoria-nei-principali-paesi-d_europa.pdf ) esamina le peculiarità, le analogie e le divergenze dei sistemi di sostegno pubblico al settore editoriale in 8 paesi europei: Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Norvegia, Regno Unito e Svezia. Secondo l’indagine, le misure adottate in Italia a favore del settore editoriale, possono essere iscritte a pieno titolo nel contesto degli ordinari interventi presenti in alcuni paesi europei. “Quelle italiane non si configurano né come un unicum, né come modello a sé stante nel panorama europeo. Dal report emerge che le forme di sostegno pubblico all’editoria, oltre ad essere rimaste operative anche successivamente al periodo di crisi economica, sono risultate integrate o rafforzate durante la crisi pandemica e ciò colloca la legislazione italiana di settore sulla stessa lunghezza d’onda di diversi paesi europei. Ciò concerne, sia la tipologia delle misure di sostegno individuate (si pensi solo al generalizzato ricorso all’IVA agevolata), sia l’entità dell’impegno economico finanziario che i bilanci pubblici sono chiamati a sopportare per favorire lo sviluppo del pluralismo delle fonti d’ informazione essenziale per ogni sistema democratico”.
“La crisi dovuta al Covid-19 ha evidenziato e acuito le fragilità del settore editoriale che erano già presenti in precedenza, tanto in Italia quanto nei restanti paesi europei” si legge nel report. “Il fatto che la generalità degli Stati oggetto dello studio abbia istituito (o previsto) misure ad hoc per far fronte all’emergenza sanitaria denota la necessità di strumenti normativi per mettere in atto strategie di finanziamento a favore dell’editoria per tutelarne l’indipendenza e rafforzare il pluralismo”.
“E’ evidente come i governi non soltanto siano propensi a mantenere gli impianti originari di interventi pubblici a favore dell’editoria anche dopo il 2020, ma anche ad ampliarli. In alcuni casi sono stati previsti dei piani di sostegno straordinari per gli anni a venire, in ragione della gravità delle conseguenze economiche negative abbattutesi sul settore a causa della pandemia”. Nel caso dell’Italia, si riscontra “come la quasi totalità delle misure (sia di natura contributiva diretta che fiscale agevolativa) per far fronte all’emergenza sanitaria siano in seguito state confermate anche, almeno, per il 2021 (se non, talvolta, anche per il 2022)”.
Francia e Regno Unito
Nel report si citano Stati in cui le risorse sono equamente distribuite in modo diretto, indiretto ed emergenziale-pandemico, e Stati in cui vengono privilegiate talune misure piuttosto che altre come le forme di sostegno di natura fiscale agevolativa, in Germania o in Gb. Il Regno Unito prevede, nello specifico, una compagine articolata di forme di agevolazione indiretta per il settore editoriale, tra cui “Finanziamenti per assunzioni di giornalisti da parte di editori locali e regionali”, nell’ambito del “BBC Local Democracy Reporter Scheme”. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2017 come forma di sostegno pubblico a specifici settori del giornalismo locale per contrastare i tagli di posti di lavoro locali, fenomeno che ha condotto a carenze nella segnalazione di casi giudiziari locali e di procedimenti sia del governo locale che di altri enti pubblici locali. La BBC ha dato vita a collaborazioni a livello locale, impiegando in tale iniziativa risorse pari a € 9.000.000 annui per un periodo di 11 anni, con l’obiettivo di finanziare l’assunzione di giornalisti da parte di editori locali e regionali”. Anche la Francia mobilita ingenti risorse per lo più sul fronte delle misure indirette dal valore complessivo stimato, per il 2019, pari a € 190.000.000. Tra queste, si annoverano i “Contributi diretti sociali”, intesi come un regime derogatorio delle aliquote dei contributi previdenziali per i distributori della stampa, per i giornalisti e per i corrispondenti locali”.