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Firenze, giudice ordina il reintegro dell'addetto stampa della Centrale del Latte

Il tribunale «ha accertato l'esistenza fra le parti di un ordinario rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, dichiarando l'illegittimità del licenziamento intimato al giornalista Luca Lari in data 25 agosto 2021», spiega l'Assostampa Toscana, che accoglie la decisione «con grande soddisfazione».

tribunale toga avvocato

La giudice del Lavoro del Tribunale di Firenze, Anita Maria Brigida Davia, ha condannato la Centrale del Latte d'Italia Spa (già Centrale del Latte di Firenze), titolare dello storico marchio Mukky Latte, a reintegrare nel proprio posto di lavoro il giornalista Luca Lari, che per 13 anni aveva svolto il ruolo di addetto stampa. Lo rende noto Sandro Bennucci, presidente dell'Associazione Stampa Toscana. «Gli organismi dirigenti dell'Ast accolgono con grande soddisfazione la decisione», si legge in una nota.

La giudice, accogliendo il ricorso presentato dai difensori, avvocati Pierluigi D'Antonio e Francesca Meniconi, «ha accertato l'esistenza fra le parti di un ordinario rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato sorto dal 1° gennaio 2008, dichiarando l'illegittimità del licenziamento intimato al lavoratore in data 25 agosto 2021», spiega il sindacato regionale.

Nelle motivazioni, la giudice del Lavoro ha riconosciuto "che Luca Lari fosse stabilmente inserito nell'organizzazione aziendale in quanto era sottoposto ai poteri di coordinamento e controllo degli organi della Società datrice di lavoro, e svolgeva in maniera continuativa per la stessa attività intrinsecamente ricorrenti (comunicati stampa, newsletter, rassegna stampa) o comunque costanti (organizzazione ufficio stampa)".

L'Associazione Stampa Toscana, che ha deciso di sostenere il collega Lari dal punto di vista sindacale e legale, sottolinea la nota dell'Ast, «attribuisce un grande valore alla sentenza della giudice Davia, in quanto accerta l'esistenza tra le parti di un ordinario rapporto di lavoro subordinato a tutti gli effetti, che non può essere considerato a termine, e quindi non perennemente precario. È una sentenza che il sindacato ritiene faccia giurisprudenza, aprendo una finestra di speranza per tutti i giornalisti costretti a lavorare in maniera precaria e spesso sottopagata». (Adnkronos)