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Quinto Rapporto sulla professione giornalistica: crolla il lavoro dipendente, domina il lavoro autonomo e parasubordinato

Preoccupanti i dati del quinto Rapporto sulla professione giornalistica in Italia, curato da Pino Rea per conto dell'Lsdi (Libertà di stampa e diritto all'informazione) sulla base dei dati  forniti dagli enti professionali: Casagit, Fnsi, Inpgi, Ordine. I posti di lavoro perduti, sommati a quelli registrati nei quattro anni precedenti, testimoniano una crisi senza precedenti nel sistema.

Al 31 dicembre 2013 in Italia erano 113.620 gli iscritti all’Ordine, tra cui 28.816 professionisti, 1.439 praticanti e 75.105 pubblicisti (per la Sicilia rispettivamente 1.050, 61, 4.096).
Sono attivi però solo 49.645, il 47,1% degli iscritti agli elenchi professionali: fatto in sé significativo ma solo uno tra tanti elementi che imporrebbero una radicale revisione dell’ attuale struttura ordinistica.

CROLLA IL LAVORO DIPENDENTE E CALA IL PESO DELLE TESTATE TRADIZIONALI
Si restringe sempre di più il campo del lavoro giornalistico dipendente, con una massiccia espulsione dalle redazioni, mentre il peso delle testate tradizionali diminuisce sensibilmente.
Quotidiani, periodici, Rai e agenzie di stampa, bacino che nel 2000 comprendeva l’83,2% dei rapporti di lavoro, si è ridotto alla fine del 2013 al 64,9%.

IL LAVORO AUTONOMO DOMINA IL SETTORE
Gli autonomi sono 31.098, i dipendenti 18.547. La “bolla” del lavoro autonomo (o parasubordinato) domina l’ industria giornalistica, coprendo ora quasi due terzi dei giornalisti attivi ma raccogliendo redditi fra 5,6 e 6,9 volte inferiori a quelli medi dei giornalisti salariati. Sette lavoratori autonomi su 10 dichiarano redditi inferiori a 10.000 euro annui.

DELUDENTI I RISULTATI DEGLI INCENTIVI PER NUOVE ASSUNZIONI
Con incentivi in tre anni solo 360 nuove assunzioni. In tre anni – osserva il presidente dell’ Inpgi, Andrea Camporese – gli incentivi all’ occupazione adottati dall’ Inpgi con gli sgravi contributivi alle imprese per l’ assunzione di giornalisti disoccupati, cassaintegrati o precari, hanno prodotto solo 360 nuove assunzioni.
Intanto nei soli primi sei mesi di quest'anno sono stati persi ben 634 posti di lavoro senza che ne sia stato creato nessuno’’, ha rilevato il 3 novembre Franco Siddi, segretario della Fnsi, nel corso di un incontro con i sindacati confederali sul tema del mercato del lavoro.

MINOR BENESSERE PER I DIPENDENTI
E anche fra i giornalisti cosiddetti “garantiti” la situazione peggiora. Come osserva Daniele Cerrato, presidente della Casagit, “i giornalisti italiani hanno minor benessere, anche quando contrattualizzati, perché singole voci del loro patto di lavoro vengono interpretate diversamente e al ribasso”. Si tratta delle voci relative agli “elementi distinti della busta paga: orari notturni, festivi, ex-festivi, accordi integrativi, premi di produttività, trasferte”. Tutte voci ormai ridotte pesantemente.

Quinto rapporto LSDI - 2014
La professione giornalistica in Italia: continua il declino del lavoro dipendente e cala il peso delle testate tradizionali