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Daniele Lo Porto, al XVII Congresso Uil Catania: "Giornalisti, categoria di precari. Per la prima volta il sindacato siciliano guidato da un freelance"

daniele lo porto 2017Ringrazio il segretario generale della Uil di Catania, Enza Meli, per l’invito e i segretari generali siciliano e nazionale, Claudio Barone e Carmelo Barbagallo, per l’attenzione che dedicheranno al mio intervento.
Proprio di recente abbiamo tenuto il nostro congresso regionale, che ha scadenza quadriennale. Sembrava un’adunata dei combattenti e reduci dell’informazione: orgogliosi del loro passato, sfiduciati testimoni del presente e pessimisti su un futuro che è facile immaginare nero. I dati del CENSIS relativi al 2017 ci spiegano benissimo il perché della crisi del mondo dell’informazione: Leggono, e quindi comprano, regolarmente giornali quotidiani solo il 14,2% degli italiani, tra i giovani la media si abbassa al 5,6%.  Le copie di quotidiani venduti ogni giorno nel 2.000 erano 6 milioni, nel 2015 sono appena 3 milioni, il 50% in meno che corrisponde al “taglio” effettuato nei grandi giornali dell’Isola: Gazzetta del Sud, Giornale di Sicilia e La Sicilia, dove gli organici sono ridotti all’osso, quasi dimezzati, se non di più, rispetto ad appena 5 anni fa.
Il 60% degli italiani si informa con i telegiornali. La crisi che ha portato alla chiusura di emittenti storiche come TeleD e Telejonica o all’azzeramento della redazione di Antenna Sicilia è nota a tutti. Mi spiace che i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Ugl se ne siano appena andati perché con loro abbiamo condiviso un forte impegno per cercare di salvare posti di lavoro, in tutti i modi che la legge ci consente e in tutte le sedi. A Telecolor l’organico è ridotto al minimo. L’informazione cittadina è veramente ridotta, permettetemi il gioco di parole – al minimo sindacale.
Internet. Aumenta vertiginosamente la ricerca di notizie nella rete, ma il 50% dei lettori meno attenti incappa nelle fake, chi si salva si fa beffare dai social, che nati per comunicare sono sempre più mezzo di informazione, con tutti i rischi e le derive che ne conseguono dalla mancanza di controlli, dal rispetto di regole e deontologia che invece osserva chi esercita la professione giornalistica.
In questo quadro in dinamico movimento opera la casta dei giornalisti, sì, ancora qualcuno la considera una casta. Una casta con 120.000 iscritti, una enormità, dei quali solo il 10% è regolarmente contrattualizzato con tutte le garanzie di stipendio, assistenza, previdenza. Il resto è una casta di precari, senza presente e senza futuro, in gran parte dei casi.
In Sicilia siamo riusciti a farci del male da soli, tantissimo. Gli iscritti all’Odg sono 5.000, circa 1.000 professionisti, dei quali forse solo un centinaio con un’assunzione a tempo indeterminato, Art. 1, come si dice in gergo, e 4.000 pubblicisti. Nei primi anni 90, quando in Sicilia si registrava un periodo di espansione editoriale, nel settore televisivo e della carta stampata, i professionisti era appena 500, tutti occupati, e i pubblicisti 3.000.
Il lavoro, in effetti, non manca: ce lo offrono quotidianamente, ma a una condizione: gratis. Un grande Comune del Catanese di recente ha affidato l’incarico di portavoce a due giornalisti, per 5 anni, senza compenso. Dopo due diffide da parte del sindacato, la seconda molto decisa, il sindaco ha revocato l’incarico e adesso i comunicati li manda un dipendente comunale, naturalmente non iscritto all’Odg, che probabilmente denunceremo per esercizio abusivo della professione.
Mentre all’Ars abbiamo registrato l’infornata di oltre 300 portaborse, amici e parenti, in gran parte dei deputati, alla Presidenza della Regione e agli assessorati regionali il “dopo Crocetta” è uguale al “durante Crocetta”, quando fu compiuta la strage di 21 colleghi. Gli assessori, oggi come allora, inviano comunicati con la propria email personale, affidando i comunicati spesso a segretari o segretarie più o meno improvvisati. Una buona informazione istituzionale è garanzia di democrazia, trasparenza, rispetto per i cittadini.
Vi dicevo prima del nostro congresso regionale. Il sindacato dei giornalisti, che ha una storia centenaria, per la prima volta ha eletto un collega, Roberto Ginex di Palermo, che è un free lance, una partita iva. La segreteria di Catania è arrivata in anticipo di qualche anno. Sapete benissimo cosa vuol dire “free lance” e “partita iva": è un modo elegante per nascondere una storia professionale e di vita all’insegna della precarietà, della paura del domani, di sacrifici e rischi continui.
In questa sede ricordo che un posto di lavoro per un giornalista produce un effetto domino su tutta la filiera dell’informazione: tecnici, operatori, tipografi, amministrativi, collaboratori di diverse professionalità.
Meno garanzie - non privilegi, ma garanzie - per i giornalisti producono un’informazione più debole, omologata, appiattita, a basso costo. Ma l’informazione non può essere considerata alla stregua di un prodotto fabbricato in Cina.

Tags: Catania

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