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Giornalisti siciliani tra dumping e fuoco amico

giornalisti freelance precari 2070

La collega Sandra Figliuolo ha inviato in redazione un testo che critica la linea del sindacato dei giornalisti nei confronti degli editori di periodici e testate web locali.
In calce la replica del segretario regionale Assostampa Sicilia, Roberto Ginex.

Cui prodest? A chi giova la battaglia senza precedenti sferrata dalla Fnsi contro alcuni editori del web, a cominciare da Citynews? Come mai il sindacato unico dei giornalisti, rimasto indifferente e silente per quasi due decenni di fronte allo sfruttamento di migliaia di finti co.co.co. e partite Iva nelle redazioni della carta stampata, improvvisamente scende in campo per imporre il contratto più favorevole ai giornalisti, cioè quello Fnsi-Fieg?

Negli ultimi vent’anni, migliaia di giornalisti hanno svolto questa professione pagati dagli editori di importanti quotidiani cartacei 3, 5, 10 euro lordi a pezzo, inquadrati come “autonomi”, ma di fatto impiegati per coprire interi settori della cronaca e, quando sono stati veramente fortunati, hanno potuto ottenere qualche contratto a termine di pochi mesi (anche “depotenziato” in vista di fantomatiche assunzioni) per poi ricorrere alla disoccupazione erogata dall’Inpgi. Professionisti che, in altri termini, hanno fatto i giornalisti non a spese degli editori, ma dell’istituto di previdenza, che stranamente non si è mai accorto di nulla – neppure dei continui stati di crisi, con cui la categoria tutta ha pagato la cecità degli stessi editori – e ora sta tracollando.

La Fnsi però non è mai venuta in queste aziende ad imporre - come sarebbe stato giusto e sacrosanto - l'applicazione del contratto Fnsi-Fieg, tutelando così i diritti dei più deboli. Non si è mai sognata di sostenere vertenze di massa per aiutare colleghi in prima linea ad essere assunti e pagati per ciò che realmente erano, cioè redattori ordinari (ex art.1) e collaboratori fissi (ex art.2).

Ha deciso invece di farlo qualche mese fa con gli editori dell'Uspi, stracciando, con un atto senza precedenti nella storia, il contratto che aveva siglato due anni prima e obbligando - in pieno agosto, in mezzo a una pandemia con gravissime conseguenze anche economiche - quegli stessi editori ad applicare appunto il contratto Fnsi-Fieg. Cioè, facendo aumentare in modo insostenibile e dalla sera alla mattina il costo del lavoro. Per avere un'idea delle cifre, basta pensare che con l'Uspi un coordinatore (una sorta di vicedirettore) guadagna circa 1.600 euro lordi al mese e che con quello Fnsi-Fieg un semplice praticante con un anno di anzianità (cioè un giornalista alle prime armi che non ha neppure sostenuto l'esame di abilitazione) più di 2 mila.

A chi giova questa operazione? Come mai il sindacato è ricorso con aggressività ad armi che ha sempre avuto, ma che non ha mai voluto usare contro gli editori della carta stampata?

L'Uspi era senz'altro un contratto con salari bassi per un giornalista, in considerazione della sua funzione sociale e del compito cruciale che la Costituzione gli affida. Ma la Fnsi aveva accettato questo compromesso proprio nell'ottica di far emergere il precariato che popola le redazioni e anche di regolamentare l'informazione sul web, visto che il Fieg - scaduto da ben quattro anni - non è stato tarato per i giornali on line. Gli editori erano disponibilissimi a rivedere intesa e compensi, ma il sindacato ha stabilito invece che non ci fosse nulla da discutere e questo nonostante i giornalisti (che la Fnsi dovrebbe rappresentare) abbiano ripetutamente chiesto di riprendere le trattative, con appelli e lettere formali.

Il risultato? Centinaia di giornalisti nell'incertezza ed editori che, per sottostare al diktat del sindacato e riuscire a sostenere i costi esorbitanti dell'operazione, o avrebbero dovuto chiudere o avrebbero dovuto ridurre drasticamente gli organici, cominciando naturalmente dai più deboli. Citynews ha scelto invece di garantire i posti di lavoro (ma non sarebbe la missione del sindacato questa?) e ha deciso di siglare un accordo con la Cisal. Fatto anche questo senza precedenti nella storia. I compensi restano bassi, ma c'è la volontà evidente da parte dell'editore di migliorare gradualmente le condizioni dei lavoratori.

Successivamente, la Fnsi - presa in contropiede - si è affrettata a siglare un accordo con Anso e Fisc, comunque non applicabile a Citynews e ad altri importanti giornali on line, come Fanpage, Open, Netweek, More News e Tpi. E, dopo aver letto i salari minimi previsti dal Cisal, per giustificare la sua grande battaglia, è riuscita ad ottenere 10 euro lordi in più per ogni figura prevista. Dieci euro lordi in più. A questo è servito stracciare l'Uspi? Il gioco vale la candela?

Ma il sindacato unitario dei giornalisti, che mai si è mosso così duramente e con tanta determinazione contro gli editori della carta stampata, è riuscito a fare anche di più, invitando i giornalisti di Citynews a non firmare il Cisal, dicendosi disponibile a sostenere eventuali vertenze. Attraverso le associazioni territoriali della stampa ha poi addirittura fatto recapitare ai dipendenti un prestampato da mandare all'editore in cui il giornalista, singolarmente, rivendica di dover essere inquadrato con il contratto Fnsi-Fieg.

Ma alla fine questa lotta dura e senza paura a chi giova? Perché, al posto di trattare come si è fatto fino a raggiungere spesso la pavidità con gli editori della carta stampata, si è deciso invece di spingere verso il tracollo Citynews, un'azienda che dà lavoro ad oltre 200 persone in tutta Italia, in un contesto asfittico e fatto solo di tagli? Perché si attaccano così aspramente editori del web che sono ormai fondamentali per la democrazia (sono tante le notizie che oggi i giornali ignorano o che relegano in basso e in fondo e che trovano invece spazio proprio sulla rete) e non si dice una sola parola invece su pericolosi movimenti societari che stanno portando all'accentramento nelle mani di pochissimi editori di importanti testate?

E poi la Fnsi a nome di chi la sta facendo questa battaglia, visto che la maggior parte dei giornalisti cresciuti negli ultimi vent'anni, quasi tutti precari, al sindacato neppure sono iscritti? Se lo chiede il sindacato il perché di questa disaffezione proprio da parte di chi più avrebbe bisogno di tutele?

Le risposte sono semplici: la Fnsi non ha mai dato ascolto alla parte più debole e sfruttata della categoria, non ha mai fatto nulla di concreto (come per esempio ciò che sta facendo contro Citynews) per tutelarla. Ha pensato invece solo all'altra parte, quella composta dai colleghi assunti e "garantiti" della carta stampata, ovvero la maggioranza dei suoi associati. Ed è proprio per questo motivo che non ha mai fatto guerre per i diritti dei precari nei giornali cartacei: mettere alle strette quegli editori, costringerli a pagare dignitosamente i giornalisti sfruttati avrebbe comportato - esattamente come per Citynews - dei costi mostruosi. Ma a farne le spese, a rischiare il posto, sarebbero stati in questo caso proprio quei giornalisti inquadrati che la Fnsi ha sempre inteso difendere. Quindi niente rivoluzioni nei giornali, meglio lasciare il mondo per com'è.

A chi giova tutto questo? Ai giornalisti? Ai lettori? O piuttosto agli editori della carta stampata, totalmente incapaci di ripensarsi e di investire, ma interessati solo a tagliare (soprattutto i costi del lavoro), indifferenti al bisogno di informazione dei cittadini e follemente desiderosi solo di fare gli stessi profitti di 40 anni fa?

Sarà mica che la Fnsi, visto che la carta stampata sta attraversando una crisi forse irreversibile e che gli editori annunciano esuberi e licenziamenti di massa in quasi tutte le testate, per salvare sempre quella parte inquadrata della categoria, non abbia altre soluzioni che cercare di distruggere la concorrenza che arriva dal web? In altri termini, non è che il sindacato, mentre agita la bandiera della tutela dei giornalisti più deboli impiegati nel web, sta in realtà facendo un favore agli editori che - nell'indifferenza di tutti - li hanno sempre sfruttati finora nei cartacei?

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Si spera davvero che stavolta il ragionamento sia sbagliato. Se non dovesse essere così però la Fnsi non creda di poter fare per l'ennesima volta gli interessi di pochi sulla pelle di tanti precari. Perché è ora che le migliaia di professionisti sfruttati vergognosamente in tutti questi anni non lo permettano più; che il conto lo paghi chi, con scarsa lungimiranza, ha commesso gravissimi errori e ha ridotto la categoria in queste condizioni disastrose. Chi, da giornalista, ha denunciato - com'era suo dovere - ogni sorta di ingiustizia, ma poi ha vilmente taciuto davanti a quelle perpetrate proprio sotto i suoi occhi, nelle redazioni, e che hanno devastato una categoria che in passato invece godeva di importanti diritti e tutele. Cui prodest scelus, is fecit.

Sandra Figliuolo


 Ho avvertito la necessità di rispondere personalmente alla nota che la collega ha inviato in redazione perché, prendendo spunto dal fenomeno del dumping contrattuale e retributivo, tema di stretta attualità che non riguarda unicamente la nostra Assostampa e la Fnsi, ma generalmente tutti i sindacati, affronta il problema più critico della nostra categoria, cioè la precarizzazione della professione giornalistica. Un tema che mi tocca direttamente come freelance e istituzionalmente perché il Segretario regionale è anche il presidente dell’Assemblea del lavoro autonomo di Assostampa Sicilia.

Per dovere di cronaca, devo smentire con fermezza la ricostruzione della “battaglia senza precedenti sferrata dalla Fnsi contro alcuni editori del web”. Il contratto Uspi-Fnsi è stato firmato nel giugno 2018. Fortemente sponsorizzato dall’ex vicesegretario generale Fnsi Carlo Parisi, trovava motivazione da un’aspettativa propagandata dall’Uspi che aveva assicurato la sua applicazione ad un bacino di almeno 1000 giornalisti, regolarizzando così un ampio bacino di precariato presente nel settore dei piccoli periodici e testate web locali. In realtà i risultati sono stati deludenti: i giornalisti contrattualizzati sono stati circa 300, la maggior parte dei quali da editori aderenti all’Uspi (come Citynews) che per dimensioni ricadono non tra le piccole testate locali, ma a pieno titolo entro i parametri del contratto giornalistico principale Fieg.
In sostanza la Fnsi ha disdettato il contratto con Uspi, siglato dal sindacato per l’emersione di lavoro precario, semplicemente perché in realtà drenava posizioni dal bacino Fieg-Fnsi della “buona occupazione”.
Infine, la Cisal non è un sindacato rappresentativo di giornalisti, ma una sigla autonoma generalista. Il recentissimo contratto Uspi-Cisal è quindi un contratto di comodo, che editori come Citynews utilizzano per applicare ai propri redattori condizioni depotenziate rispetto al contratto Fieg. Questa tipologia di fenomeno, che oltre a sfruttare i redattori configura una concorrenza sleale, viene indicata come “dumping”.

Se non avessi letto la firma della collega Sandra Figliuolo al termine dello scritto avrei giurato che il documento portasse la sigla di Luca Lani, amministratore delegato di Citynews. La ragione è molto semplice: riproduce il contenuto di una lettera che proprio Lani ha diffuso all’interno delle redazioni di Citynews in Italia. Andiamo oltre. Quando la collega scrive che Fnsi “non ha mai dato ascolto alla parte più debole e sfruttata della categoria”, che “non ha mai fatto nulla di concreto per tutelarla” parla a vanvera. Quello che il sindacato sta facendo per i precari dell’informazione è sotto la luce del sole. Dopodiché non è e non sarà mai un “armiamoci e partite”, perché la battaglia - anche con Uspi - è stata fatta proprio a partire dalla tutela dei precari e con l’obiettivo di dare ai colleghi il giusto contratto. Viene da pensare che se la collega decide di schierarsi apertamente con l’editore significa che è più preoccupata di tutelare gli interessi dell’editore che non quelli dei colleghi. Citynews è un’azienda, bontà sua, che fattura molto di più di un quotidiano locale siciliano che applica il contratto Fnsi-Fieg, ed è in forte attivo. Non si capisce perché, quindi, colleghi che lavorano per un giornale locale siciliano vedono applicato il contratto nazionale di lavoro giornalistico Fnsi-Fieg mentre la società di Lani, invece, possa pagare meno i lavoratori.

Alla collega, che solo da pochi mesi frequenta il sindacato dei giornalisti che le ha prestato tutela per una sua personale vertenza, devo ricordare che Assostampa Sicilia si è intestata una lunga battaglia ormai ultradecennale contro lo sfruttamento dei giornalisti atipici, autonomi e precari, partecipando con i suoi rappresentanti alla stesura della Carta di Firenze e alle lunghe battaglie per l’equo compenso. Nel merito, quest’anno chi scrive ha ottenuto attraverso il ricorso presentato alla Procura generale di Palermo, per la prima volta in Italia, l’impugnazione dell’archiviazione da parte del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti di una serie di scandalosi casi di sfruttamento di precari al Giornale di Sicilia, denunciati attraverso una paziente lunga opera di ricostruzione da parte di Riccardo Arena, consigliere regionale Odg.
Dalla Sicilia sono partite le due vertenze giudiziarie promosse da Assostampa contro il Dipartimento all’Editoria della Presidenza del Consiglio, per la perequazione dei compensi tra giornalisti assunti e autonomi nelle redazioni, ai sensi della legge 233/2012, e per l’emanazione delle tabelle dei compensi minimi contro il ministero di Giustizia. Le firme sotto entrambi i ricorsi sono di due freelance siciliani che ingenuamente credono in questo sindacato, Roberto Ginex e Dario Fidora.

Ricordo che il dovere di coloro che reclamano un ruolo sindacale, pretendendo di rappresentare interessi diffusi della categoria, è quello di informare i colleghi innanzitutto che l’Ordine dei giornalisti ha il potere di intervenire sanzionando immediatamente direttori, coordinatori e qualunque iscritto impieghi collaboratori le cui condizioni lavorative prevedano compensi inadeguati, invitandoli a fare i necessari esposti.

Gli stessi paladini dovrebbero spiegare poi che è impossibile, per il nostro come per qualunque sindacato, imporre astrattamente il rispetto di contratti con “vertenze di massa” di precari in un preciso posto di lavoro senza la denuncia espressa di chi non vuole più essere sfruttato.

La strada maestra (e più seria e concreta) è quella, indicata dalla Commissione lavoro autonomo della Fnsi, di utilizzare la forza della solidarietà tra i colleghi, attraverso la costituzione dei coordinamenti dei collaboratori autonomi e precari per ogni testata, a tutela dei quali si è già schierata la Fnsi ovunque è stato necessario.

Arringare i propri colleghi attaccando con fantasiose tesi complottiste il sindacato che ne difende i livelli retributivi e difendendo così gli interessi dei padroni, è solo una desolante mistificazione.

Roberto Ginex


Per saperne di più:

Dumping contrattuale, come si distrugge la “buona occupazione”: precarizzazione dei giornalisti e concorrenza sleale tra editori

Tags: dumping, lavoro autonomo