Mafia, Grasso: «A Maniàci avvertimento crudele, storie che si ripetono»
«Per 43 anni, da magistrato, ho avuto modo di vedere i modi subdoli e violenti con cui le mafie del nostro Paese cercano di zittire l'informazione: la criminalità, che ricerca il consenso di fasce sociali sempre più estese, teme gli attacchi sul terreno della comunicazione e dell'azione sociale almeno quanto quelli dell'azione repressiva. Lo dimostrano le intimidazioni che ancora oggi, ogni giorno, non più solo nel mezzogiorno ma in tutta Italia, colpiscono gli operatori dell'informazione». Lo afferma il presidente del Senato, Pietro Grasso, intervenendo al Forum annuale sul rapporto tra criminalità organizzata e informazione in Italia e nei diversi Paesi del mondo. «Voglio citare qui l'ultimo caso noto che ha colpito Pino Maniaci, il direttore di una piccola emittente palermitana con sede a Partinico, Telejato: due settimane fa la sua vecchia auto è stata bruciata, l'altro ieri lui stesso ha trovato i suoi due cani impiccati: un avvertimento feroce, crudele, ed è solo l'ultimo di una serie di intimidazioni che va avanti da anni. È una storia - sottolinea Grasso - che si ripete, in forme e modi diversi: lo scorso 11 novembre durante Ballarò, nella parte della trasmissione dedicata a Roberto Saviano e alla sentenza sulle minacce dei boss casalesi a lui e Rosaria Capacchione, è stato mandato in onda un interessante servizio televisivo sulla criminalità organizzata romana, firmato da Francesca Fagnani e incentrato su un'intervista al giornalista dell'Espresso Lirio Abbate. Una mezz'ora di buona televisione, in cui si è parlato diinformazione e criminalità. La stessa sera la macchina di Lirio Abbate è stata speronata, e in questa occasione sono emerse anche altre pesanti minacce di cui, per ragioni di sicurezza, non era stata data comunicazione. Ben tre dei giornalisti citati vivono da anni sotto scorta per le loro inchieste e anche Francesca Fagnani, come emerge da articoli dei giorni scorsi, è stata oggetto di minacce e intimidazioni.