L'inizio del cammino
Carissime Colleghe e Carissimi Colleghi,
sono partito da casa la mattina del 9 aprile da segretario provinciale di Palermo e allo stesso modo pensavo, sbagliandomi, di poter tornare la sera dell’11. Nonostante potesse essere una legittima ed intima aspirazione in questo mio percorso sindacale, che dura da oltre 20 anni, ritenevo che altri colleghi ed amici avessero quella maggiore esperienza per ricoprire il delicato e prestigioso ruolo di segretario regionale. Insomma, lo affermo con la schiettezza che mi contraddistingue: non avevo preventivato che potesse arrivare prima l’investitura e, successivamente, l’elezione con questo ampio consenso.
Per questa ragione, desidero rivolgere ancora un sentito grazie ai delegati del XXXIII Congresso di Enna; grazie della fiducia che avete riposto in me per rappresentare tutti i soci dell’Associazione Siciliana della Stampa per i prossimi 4 anni. Sono orgoglioso ed onorato di essere stato eletto segretario regionale, incarico che prevede, come sappiamo, pochi onori e tanti oneri, soprattutto di questi tempi e in quelli che verranno. E ne sa qualcosa Alberto Cicero, dal quale raccolgo il testimone e con il quale ho condiviso assieme ad altri colleghi/e, amiche ed amici, da segretario provinciale di Palermo e da consigliere regionale, il cammino sindacale che abbiamo fatto negli ultimi anni. Ad Alberto Cicero, uomo di altri tempi per educazione, equilibrio, affidabilità e preparazione, desidero esprimere un sincero ringraziamento per l’impegno e i sacrifici che non ha mai fatto mancare a favore della nostra categoria, sottraendo tempo prezioso alla propria famiglia, alla vita privata e al tempo libero.
Quello di Enna è stato un congresso intenso, complesso, faticoso, in alcuni passaggi anche difficile, abbiamo condiviso con le parole - che poi sono la nostra vita e fanno la sostanza del nostro mestiere - i silenzi, la fatica, le difficoltà, la rabbia, le nostre storie. Abbiamo svolto insieme un lavoro per rappresentare al meglio tutti quei colleghi, iscritti e non, che hanno perso la fiducia e attendono risposte, coltivano la speranza di un futuro migliore, per loro e per le loro famiglie.
E’ la prima volta nella storia che viene eletto un segretario regionale free lance, lavoratore autonomo. Sì, a quasi 49 anni, dopo 24 anni di iscrizione all’Ordine e circa 27 di lavoro esclusivo, sono una Partita Iva. Non ho nascosto, dopo l’elezione, la voce rotta dall’emozione, quel nodo in gola che attanaglia ma che raccoglie anni di difficoltà, di sacrifici, di delusioni, di amarezze, di strade tortuose e sempre in salita. Nei lunghi momenti di buio, ho trovato conforto nella mia famiglia, nei miei tanti ed affettuosi amici e in alcuni colleghi e colleghe più vicini. Ma il conforto, sempre utile e apprezzabile, si è scontrato e si scontra con la concretezza della vita; con il dover vivere oggi da giornalista di giornalismo con un lavoro precario, autonomo, privo di ogni forma di garanzia. Come me sono centinaia i colleghi e le colleghe che in Sicilia vivono così. Altri e altre sono addirittura finiti ai margini e definitivamente espulsi. Molti ne sconoscono persino la loro esistenza.
Tutti voi conoscete il mio percorso professionale costellato da precarietà, incertezza, cause di lavoro (perdute ingiustamente!); tutti voi sono certo che comprendiate che dovrò confrontarmi con il mio status professionale e sindacale. E sono certo che mi darete tutti una mano, perché è della mano di Voi tutti che ho bisogno: di Palermo, di Agrigento, di Caltanissetta, di Catania, di Enna, di Messina, di Ragusa, di Siracusa, di Trapani. E’ della mano di tutti che abbiamo bisogno per andare avanti; sì, andare avanti dando una svolta, girando la ruota in modo completo. Perché adesso è giunta l’ora di cambiare.
Abbiamo tante cose da fare, tante questioni da risolvere, troppi sono i temi sul tappeto di una categoria che dobbiamo contribuire a difendere con generosità, caparbietà, coraggio e con quella necessaria consapevolezza che soltanto attraverso il contributo di ciascuno di noi sarà possibile contribuire ad un indispensabile processo di cambiamento per adeguarci non soltanto ai tempi che sono, ma di più ai tempi che verranno. Il nostro sindacato è stato ed è all’avanguardia su iniziative per l’indipendenza del giornalista, dagli uffici stampa pubblici all’ equo compenso e su questi temi dobbiamo proseguire con coraggio e determinazione, ma dobbiamo anche essere vigili sul mondo dell’editoria tradizionale siciliana che si è già trasformata; trasformazioni che comporteranno probabilmente processi di mutazione di fronte ai quali possiamo anche trattare purché non comportino il sacrificio di posti di lavoro che non ci possiamo oltremodo permettere, considerato che i colleghi dei tre quotidiani siciliani sono tutti in cassa integrazione.
Diciamo no ad ogni forma di sfruttamento, né nei confronti dei colleghi dipendenti né dei tantissimi collaboratori. Diciamo no ad ogni forma di sopraffazione umana e professionale. Diciamo no al malaffare, a quella criminalità organizzata che minaccia la nostra libertà di espressione e la nostra libertà di raccontare i fatti con l’indipendenza che deve avere il giornalista. Diciamo no alla politica che spreca, che ammicca, che cerca di tirarci dentro e che strizza l’occhio ai giornalisti per cercare il consenso tra la gente. Diciamo no ad ogni forma di Far West che tende a limitarci, a fermarci. Pretendiamo rispetto delle regole e delle garanzie ad ogni livello. Ma per fare tutto questo dobbiamo avere forza e tenacia. Se vogliamo sopravvivere come giornalisti e come sindacato, per raccogliere le sfide del futuro, dobbiamo essere e marciare uniti. Dobbiamo essere determinati e credibili di fronte a tutti: agli editori e alla classe politica siciliana, tantissime volte miope e troppo spesso cialtrona oltre ad oggi incapace di mettere ordine alla giungla degli uffici stampa. E se qualcuno pensa di indebolirci, attraverso la frammentazione, l’impoverimento, il depauperamento e la disarticolazione dei corpi redazionali, sappia che troverà un muro, perché la nostra sarà una resistenza ad oltranza.
Tutelare in ogni sede i colleghi è il ruolo che siamo chiamati a svolgere a tutti i livelli nei modi più opportuni ed efficaci. Questo è un impegno preciso e chiaro che intendo portare avanti, è il dovere del sindacato: questo ho sempre fatto da segretario di Palermo e questo continuerò a fare da segretario regionale; questo dovranno fare tutti i dirigenti che vorranno stare al mio fianco accompagnandomi e sostenendomi in un nuovo percorso, così come i consiglieri regionali ed ogni singolo socio. Ma i dirigenti incaricati di portare avanti il sindacato hanno bisogno assoluto dei colleghi, dei colleghi iscritti: il sindacato deve essere fatto da tutti noi giornalisti e dobbiamo essere capaci di includere, di aprire le porte, di coinvolgere chi non è ancora iscritto spiegando una cosa all’apparenza banale: più siamo più contiamo.
Nella professione che è già cambiata da tempo con i lavoratori autonomi, free lance e precari a vario titolo, che hanno superato i dipendenti, dobbiamo aprire le porte, essere un sindacato che coinvolge e non che esclude, un sindacato inclusivo se vogliamo avere la pretesa di rappresentare e sostenere adeguatamente le istanze dei giornalisti siciliani che svolgono, fra mille difficoltà, la professione in Sicilia.
Quello che ci chiedono tutti i colleghi è il lavoro: abbiamo troppi disoccupati, troppi precari, troppi colleghi sottopagati e sfruttati. Credo che sia necessario il contributo di tutti per portare avanti assieme una linea chiara che punti allo sviluppo del lavoro e alla tutela della professione in ogni sede.
Il futuro della nostra professione è un tema ineludibile. Dobbiamo guardare avanti ed avere una visione non su ciò che è stato ma su ciò che sarà di questo mestiere. Capire non come siamo e cosa facciamo, ma quello che saremo e cosa faremo e come si dovrà fare. Servono strumenti nuovi che possano offrire opportunità di lavoro ai tanti, troppi disoccupati e inoccupati, che oggi costituiscono probabilmente il fronte più ampio. C’è bisogno di lavoro pagato, a dispetto di politici che ce lo vogliono offrire gratuitamente. Tutti bravi i politici a parlare dell’esigenza di dare posti di lavoro salvo poi offrirli a gratis. Fatti a mio avviso gravissimi; e tutti abbiamo il dovere di richiamare l’attenzione della politica e di tutti nelle sedi opportune. Difendere il lavoro pagato e condannare quello che qualcuno vorrebbe offrire senza compenso è un dovere morale oltre che deontologico. Come sindacato non abbiamo posti di lavoro da distribuire, non ne abbiamo avuti, ma abbiamo necessità di trovare opportunità, strumenti, leggi che possano darci la speranza del lavoro che oggi è possibile. Più precarietà significa meno libertà, più posti di lavoro significano maggiore libertà di pensiero e di azione. Abbiamo bisogno di lavoro per dare una mano ai tanti colleghi che permangono in una crisi da cui non riescono ad uscire. Sono tanti, molti di noi li conoscono pure, ma chiediamoci cosa facciamo per loro, come possiamo dare loro una mano, un piccolo, semplice aiuto. Il buio nel lavoro crea inevitabili conseguenze portando al buio personale. Quindi, riflettiamo su cosa possiamo fare per fare in modo che tanti colleghi possano avere una vita normale e dignitosa.
Se questo sindacato non è stato e non è attrattivo e non fornisce qualcosa di più ai colleghi, - convenzioni, iniziative, servizi - ci ritroveremo anno dopo anno sempre meno. Invito quindi tutti i giornalisti siciliani a fare una riflessione per capire assieme cosa possiamo offrire ai vecchi e ai nuovi iscritti. Si parla tanto ma poi a reggere la baracca siamo soltanto uno sparuto gruppo di dirigenti che dedica il proprio tempo all’attività sindacale; poche volte siamo pronti a concedere una parte del nostro tempo, di noi stessi. L’impegno delle persone viene sempre meno all’interno della nostra società e la mia vuole essere una testimonianza di impegno solidale a favore della categoria. Se non c’è collaborazione da parte di tutti diventa difficile fare le cose concretamente. Fare il dirigente sindacale nell’epoca peggiore della professione diventa complicato e al limite dell’impossibile. Un tempo che sembra quasi non voler finire. Lo abbiamo fatto sempre con coraggio, con generosità e con la coscienza a posto, consapevoli del fatto che abbiamo lavorato sempre per i colleghi. Questo continueremo a fare.
Bisogna trovare la forza e il coraggio di cambiare per ripartire, per ricominciare, per essere più moderni e più efficaci, per essere più attrattivi, per continuare ad esistere. Il sindacato dei giornalisti deve cambiare, riorganizzarsi per garantire strutture, anche amministrative, adeguate ad assolvere efficacemente alle sue due missioni principali, promuovere la massima occupazione e assicurare la specifica azione di tutela. È un percorso impegnativo, quello che intendo intraprendere, che presuppone condivisione d’intenti, lavoro di squadra e impegno permanente.
Un appello a tutti: lavorare insieme per unire la categoria e non per dividerla, facciamolo nel segno della reciproca solidarietà cercando l’entusiasmo di tutti, giovani e meno giovani, che con il loro contributo di esperienza possono darci una mano. Unità anche nella diversità di idee; soltanto se questo sindacato sarà arricchito da ulteriori presenze di colleghi potrà essere davvero più forte. Abbiamo bisogno di nuova linfa e di nuovo entusiasmo per portare avanti i compiti che ci sono stati assegnati e delegati, dobbiamo guardare avanti nel segno dell’unità, senza pregiudizi, senza guardare a quello che è stato, senza faide interne e inutili lotte per un potere inesistente, ma con la voglia di fare per il bene della categoria.
Andiamo avanti tutti assieme, con il contributo di settore dei gruppi di specializzazione (Ussi, Gus, Unci) che profondono un grande impegno, con gli altri organismi di categoria Ordine, Inpgi, Casagit, con l’impegno, la passione e la buona volontà di sempre.
Grazie a tutti ancora di cuore e proviamo tutti assieme a rilanciare e riaffermare, con la convinzione delle idee e con la schiena dritta da veri giornalisti, la nostra comunità umana e professionale!
Roberto Ginex, segretario regionale dell’Associazione Siciliana della Stampa