Equo compenso giornalisti - Assostampa Sicilia diffida ministri Lotti e Orlando
È la prima volta che il sindacato dei giornalisti decide di agire direttamente contro il Governo per via giudiziaria in difesa del lavoro autonomo e precario nelle redazioni.
Assostampa Sicilia ha deciso di procedere per via giudiziaria nel pretendere l’applicazione dell’equo compenso dei giornalisti, diffidando i competenti organi di Governo ad adempiere quanto previsto dalle leggi 27/2012 e 233/2012.
L’iniziativa è maturata dopo che lo scorso dicembre è entrata in vigore la legge 172/2017 che ha riconosciuto l’equo compenso per tutte le categorie professionali, ordinistiche e non. Dal provvedimento consegue naturalmente che alla pubblica amministrazione non è più consentito conferire incarichi a titolo gratuito.
I parametri dei compensi minimi devono essere stabiliti ai sensi della legge 27/2012 dal ministro della Giustizia, che finora non ha mai emanato i provvedimenti relativi ai giornalisti, come invece fatto per altre professioni ordinistiche.
La commissione interministeriale istituita presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, ai sensi della 233/2012, ha approvato nel 2014 una delibera che definiva le condizioni dell’equo compenso per il lavoro autonomo nelle redazioni, impugnata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e annullata prima dal Tar nel 2015, poi definitivamente dal Consiglio di Stato nel 2016. La delibera aveva limitato il diritto all’equo compenso del lavoro autonomo, riservandolo solo ai giornalisti parasubordinati. Non a tutti i giornalisti, ma solo a coloro che pubblicano un numero minimo di articoli l’anno, con determinate caratteristiche minime.
Nonostante l'annullamento della delibera, la commissione non si è mai più riunita per definire nuovamente l’equo compenso.
L’Associazione Siciliana della Stampa ha quindi notificato le due diffide ai ministri Lotti e Orlando, il primo in quanto titolare della delega da parte del presidente del Consiglio per l’informazione e l’editoria, il secondo in qualità di ministro della Giustizia, per le rispettive inadempienze contestate.
Gli adempimenti richiesti sono atti di ordinaria amministrazione, dovuti per legge. Non vi è motivo non possano essere compiuti anche dall’attuale Governo. Per entrambe le diffide, trascorsi senza esito trenta giorni, il sindacato potrà rivolgersi in sede giudiziaria per fare accertare la sussistenza di violazione di norme vigenti, e chiederne l'applicazione per ordine della magistratura.
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