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L'intervento del Segretario dell'Associazione Siciliana della Stampa Roberto Ginex al 28° Congresso Fnsi a Levico Terme

congresso levico terme

Viviamo un mercato del lavoro asfittico, fermo, l’abbassamento dei livelli e della qualità dell’occupazione, la dequalificazione e una sempre maggiore precarizzazione della professione. Su questi temi siamo chiamati a dare risposte concrete ai colleghi che ci chiedono lavoro.

Nelle redazioni non ci sono più spazi e lo vediamo in Sicilia dove al Giornale di Sicilia abbiamo avuto una vertenza, seguita anche dalla Fnsi, e finita proprio un mese fa con 15 licenziamenti di colleghi con contratti ex art. 12 e ex art. 2; licenziamenti sui quali il sindacato non si è mai sognato di mettere la propria firma. Una vertenza durata 7 mesi che si è conclusa con la decisione dell’azienda di tagliare i costi a tutti i costi, di considerare questi colleghi non più necessari per la confezione del giornale, i cui colleghi avevano già fatto sacrifici con un lungo periodo di solidarietà; stato di solidarietà che verrà riproposto.

Roberto GinexA farne le spese è sempre il lavoro dei giornalisti, sono sempre i colleghi. A questo, va aggiunta la preoccupante questione dei colleghi del quotidiano La Sicilia (e aggiungo della Gazzetta del Mezzogiorno) che da alcuni mesi lavorano sotto amministrazione giudiziaria. Una situazione delicata che deve restare nell’agenda del sindacato, chiamato a tutti i livelli a difendere il lavoro dei colleghi de La Sicilia, i quali hanno sempre operato con la schiena dritta avendo come unico obiettivo quello di informare i lettori. La Sicilia e il Giornale di Sicilia, un patrimonio culturale che rappresenta territori diversi al quale i siciliani non possono rinunciare. Ci preoccupa inoltre la questione divenuta ormai più che spinosa: la tutela dei diritti acquisiti dei collaboratori che significa contrasto allo sfruttamento e al lavoro sottopagato. Sì, perché dobbiamo pur dire che nel caso de La Sicilia non solo i colleghi collaboratori sono pagati poco, ma ad oggi molti di essi vantano crediti da oltre 17/18 mesi.  Altro che equo compenso. Sarebbe già equo fare in modo che ai collaboratori fosse pagato il dovuto colmando un pregresso che è diventato inaccettabile.

L'Assostampa Siciliana e i suoi rappresentanti sono stati sempre in prima fila nelle politiche di tutela del lavoro dei giornalisti autonomi e precari: nelle assemblee nazionali che hanno visto l’8 ottobre 2011 l’approvazione della Carta di Firenze contro la precarizzazione della professione; nelle dinamiche sindacali che hanno condotto alla legge 233/2012 per l’equo compenso giornalistico, con cui si è istituito il principio dell’equità retributiva nelle redazioni, definita per la prima volta come la COERENZA tra i compensi dei giornalisti non subordinati con quelli subordinati. Dal 6 dicembre 2017, con l’entrata in vigore della 172/2017, l’equo compenso è un diritto di tutte le professioni, anche non ordinistiche e vale non solo per i grandi gruppi ma anche per la pubblica amministrazione. Le leggi contro la precarizzazione quindi esistono, ma non ci vengono riconosciute. Per questo, Assostampa Siciliana ha iniziato una lunga battaglia sindacale divenuta ora vertenza giudiziaria attraverso due distinti ricorsi contro il governo nazionale: contro il Ministero di Giustizia per il mancato adempimento alla Legge 27/2012 (emanazione dei parametri minimi dei compensi per i giornalisti, come già è per le altre professioni ordinistiche); contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri per il mancato adempimento alla legge 233/2012, per la coerenza di remunerazione minima tra chi è assunto e chi no, e le sanzioni per gli editori inadempienti. Ricorsi che sono stati presentati dalle Associazioni della Stampa Siciliana e Romana e dico con dispiacere non dalla Fnsi. Nonostante la Fnsi persegua statutariamente la pari dignità tra giornaliste e giornalisti come tra subordinati ed autonomi, vi è una sorta di resistenza culturale da parte della nostra categoria a rendere esigibili diritti incomprimibili. Rispetto a questa grande ipocrisia occorre una buona volta che il sindacato volti pagina.

E in un panorama di grandi difficoltà nel reperire nuovi posti di lavoro riteniamo che uno sbocco importante siano gli uffici stampa. In questi anni abbiamo registrato alcune incertezze da parte della Fnsi su un tema molto importante. Voglio essere chiaro. A nostro parere non esistono giornalisti pubblici e giornalisti privati: esistono giornalisti, ai quali non può che essere applicato il contratto dei giornalisti, così come ci dicono non poche sentenze dei giudici in Sicilia e non solo.  Sulla questione uffici stampa nella Pa e negli enti locali in Sicilia siamo impegnati da anni e lo siamo in questi giorni. In Sicilia abbiamo firmato un contratto nel 2007, unico esempio concreto e riconosciuto in tutta Italia di negoziato contrattuale, codificato con una legge della regione e applicato grazie anche a sentenze di primo e secondo grado, oggi abbiamo una presidenza della regione che vorrebbe applicare un contratto dei regionali ai giornalisti da assumere. Dopo la fine dell’era Crocetta, l’attuale presidente Musumeci, che apprezziamo per aver deciso di ricostituire l’ufficio stampa dopo anni attraverso un pubblico concorso, ha deciso, probabilmente spinto dalla sua burocrazia, di applicare il contratto dei regionali. Con l’Aran che aveva proposto alla segreteria regionale di sottoscriverlo: abbiamo risposto che siamo giornalisti e non possiamo firmare il contratto dei regionali. E siamo in una fase di trattativa. Sul tema degli uffici stampa ci auguriamo che la nuova segreteria attivi tutte le migliori energie professionali perché è un fronte che ci può offrire nuovi posti di lavoro. E’ necessario il contributo di tutti per portare avanti insieme una linea chiara che punti senza indugi alla rivendicazione dell’applicazione del contratto di lavoro negli uffici stampa pubblici.

Colleghe e colleghi, per guardare avanti dobbiamo essere capaci di avere una visione non solo su ciò che è stato ma su ciò che sarà questo mestiere. Sappiamo come siamo e cosa facciamo, ma ci deve servire per comprendere quello che saremo, cosa faremo e come lo faremo. Servono strumenti nuovi che possano offrire opportunità di lavoro ai tanti, troppi disoccupati e inoccupati, che oggi costituiscono il nostro fronte più ampio. C’è bisogno di lavoro pagato, a dispetto di non pochi politici che a volte ce lo vogliono offrire gratuitamente. Chi ci vuole a vario titolo precari ci vuole meno liberi. Perché più precarietà significa meno libertà; più lavoro significa maggiore libertà di pensiero. 

Il futuro della nostra professione è anche un tema che si intreccia con chi vuole zittirci, vuol metterci il bavaglio: allora diciamo no ad ogni forma di sfruttamento, diciamo no ad ogni forma di sopraffazione umana e professionale; diciamo no al malaffare, a tutte le mafie e alla criminalità organizzata che minaccia la nostra libertà di espressione e la nostra libertà di raccontare i fatti. Ed ancora diciamo no alla politica che ci insulta, che spreca, che ammicca, che cerca di tirarci dentro e che strizza l’occhio ai giornalisti per cercare il consenso tra la gente. Diciamo no ad ogni forma di Far West che tende a limitarci, a fermarci. Vogliamo rispetto delle regole e delle garanzie. E se vogliamo sopravvivere come giornalisti e come sindacato, per raccogliere le sfide del futuro, dobbiamo marciare uniti, anche nella diversità delle idee; essere determinati e credibili di fronte a tutti: agli editori e alla classe politica, sempre pronta ad accogliere le istanze di varie categorie di lavoratori e a considerarci ancora in modo leggere e superficiale una casta. Noi non siamo casta, Siamo giornalisti! 

 

Roberto Ginex, segretario Assostampa Sicilia, al XXVIII congresso nazionale Fnsi

Intervento del segretario regionale dell'Associazione siciliana della stampa, Roberto Ginex, al XXVIII congresso nazionale Fnsi

Pubblicato da Giornalismo Siciliano notizie Assostampa FNSI su Mercoledì 13 febbraio 2019