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Vertenza Governo-Assostampa Sicilia su equo compenso giornalistico, Dipartimento editoria riconosce inadempienza ma prende tempo

commissione equo compenso risposta a diffida Assostampa SiciliaRisponde prendendo tempo il Dipartimento per l'informazione e l'editoria alla diffida di Assostampa Sicilia con cui si chiede di convocare la Commissione interministeriale per l'equo compenso giornalistico istituita con la legge 233/2012.

La legge di cui il sindacato dei giornalisti ha contestato l'omessa applicazione alla Presidenza del Consiglio dei ministri ha lo scopo di stabilire l'entità minima della remunerazione dei giornalisti non subordinati che lavorano nelle redazioni, fissata in coerenza con quella dei subordinati, e definire una procedura di tracciabilità che consenta di redigere e tenere aggiornato l'elenco degli editori che applicano effettivamente l'equo compenso, fornendo quindi ai lavoratori autonomi uno strumento di tutela analogo a quello del Durc per il lavoro dipendente. L'editore non in regola non può percepire alcun tipo di beneficio pubblico.

L'applicazione della legge 233/2012, e in generale delle norme che attualmente definiscono e tutelano l'equo compenso, è in questo momento indispensabile per la stessa esistenza della categoria giornalistica. Sia per l'esercizio della professione con un ruolo indipendente e non ricattabile che per la drammatica situazione di bilancio dell'Inpgi, l'ente di previdenza dei giornalisti. La crisi dell'editoria comporta da anni che la differenza tra il numero dei lavoratori che vanno in pensione e le nuove assunzioni sia sempre più grande. Gli scarsi contributi versati da nuovi lavoratori, attivi e precari non possono far fronte al costo da erogare per le pensioni. Al punto che l'Inpgi chiede una norma per potere comprendere anche professioni "contigue" a quelle giornalistiche, come comunicatori, webmaster ed esperti nell'uso dei social media. Basterebbe invece che chiunque svolga la professione giornalistica, da dipendente o da autonomo, venisse pagato secondo parametri minimi di equo compenso, come prevedono le norme oggi inapplicate. Il lavoro giornalistico autonomo sottopagato risulta essere il maggior elemento destabilizzante, erodendo in regime di soverchiante concorrenza quello subordinato, a esclusivo vantaggio degli editori.

Il legislatore con la legge 233/2012 ha affidato ad una commissione, composta oltre che dalle parti sociali dei giornalisti e degli editori, dall'Ordine nazionale, dall'Inpgi, da rappresentanti dei ministeri competenti e presieduta dal titolare della delega all'Editoria da parte del Presidente del Consiglio, il compito di definire l'Equo compenso. La delibera con cui ne sono stati stabiliti parametri e modalità nel 2014 è stata impugnata dall'Ordine dei giornalisti e annullata prima dal Tar, poi dal Consiglio di Stato. Nel frattempo però i suoi contenuti sono stati pressocché integralmente inseriti nel contratto Fieg-Fnsi siglato il 2014.

È da sottolineare che perfino quelle condizioni - inique secondo Tar, Consiglio di Stato e, dal 6 dicembre 2017, anche dalla norma che ha riconosciuto l'equo compenso per tutte le professioni, ordinistiche o no - non vengono comunque applicate dagli editori. È quindi necessario sindacalmente denunciare e rinegoziare l'intero accordo per il lavoro autonomo compreso nel contratto con la Fieg del 2014, rientrando nel vigente quadro di legalità.

Il dipartimento per l'Informazione e l'editoria ha risposto alla diffida di Assostampa Sicilia che "si procederà a riconvocare la Commissione per la ripresa dei lavori non appena si sarà formata la nuova compagine governativa e saranno stati attribuiti i relativi incarichi, ivi compresa la delega per l’informazione e l’editoria al vertice politico cui compete l’incarico di Presidente della Commissione”. La motivazione addotta per non procedere alla convocazione appare se non pretestuosa, desolante: la Commissione ha compiti stabiliti per legge, che ricadono nell'ordinaria amministrazione. Il titolare della delega è ancora oggi il ministro Luca Lotti, che essendo in carica proprio “per il disbrigo degli affari correnti” con pienezza dei poteri, non ha mai avuto negli anni scorsi (prima del 28 marzo 2018, data in cui si è dimesso il governo Gentiloni) come non ne ha ora e finché non sarà nominato un nuovo Governo, alcun impedimento a convocare la Commissione per l'Equo compenso giornalistico di cui è presidente.