Venerdi, 20 settembre 2024 ore 03:44
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Cronista in una piccola città: quando descrivere la verità fa del giornalista un bersaglio

Assostampa Sicilia conferma la sua solidarietà alla giornalista Vanessa Chiapparo pubblicando l'articolo con cui ha voluto descrivere l'attacco subito sui social media per avere semplicemente descritto situazioni di degrado nella sua città.

Il comunicato di solidarietà di Assostampa Agrigento

La vita impossibile di una cronista in un piccolo paese di provincia

odg tessera professionistiMi chiamo Vanessa Chiapparo e scrivo per la testata giornalistica online “Agrigentoweb.it”. Vivo ad Aragona, un paese di circa 9 mila abitanti a pochi chilometri da Agrigento. Amo - come credo gran parte dei colleghi - il giornalismo, e per certi versi lo considero anche 'una missione'. Scrivere per un paese dove quasi tutti si conoscono non è semplice, soprattutto in una terra strana e complessa come la nostra. Scrivere cronaca ad Aragona, non è come scrivere la cronaca di una grande città, perché è inevitabile la personalizzazione dei fatti descritti. Scrivere di cronaca in un paese di 9 mila anime, significa scontrarsi spesso con le persone che di quella cronaca sono stati i protagonisti. Infatti, nonostante le notizie che scrivo sono sempre verificate, succede in alcuni casi di venire denigrata, accusata di scrivere notizie infondate e false, azionando un linciaggio mediatico che trova la sua massima amplificazione nei social. Tutto ciò accade soprattutto quando le notizie che ho scritto trattano determinati argomenti. Di recente, un articolo nel quale ho scritto che tre giovani sono stati pizzicati dai carabinieri a fumare spinelli in una zona che nelle ore notturne diviene luogo ideale per consumare droga e alcool, mi ha fatto divenire per qualcuno “una nemica da abbattere”.
Sono stata accusata di aver voluto fare dei giovani che frequentano quel posto “di tutta l’erba un fascio”, di esercitare un giornalismo spicciolo di bassissimo livello, ecc. Il mio articolo doveva essere pure oggetto di discussione in una diretta Instagram che alcuni ragazzi erano in procinto di preparare. Dopo essere stata denigrata per diversi giorni sui social, ho deciso di mettere la parola “fine” al linciaggio mediatico della mia dignità professionale, segnalando all’Assostampa di Agrigento una situazione che stava divenendo ormai incontrollabile e stava uscendo decisamente fuori certi binari di decoro. Il sindacato si è immediatamente attivato attraverso un comunicato stampa, nel quale ha fatto scudo alla mia persona e al mio onesto lavoro. Dopo la sua pubblicazione su tutte le testate agrigentine, l’amministrazione comunale ha preferito tacere e chiudersi in un discutibile e inspiegabile silenzio. In questi anni, mi sono pure arrivate telefonate da parte di gente sconosciuta, che voleva sapere chi mi avesse dato determinate notizie e diverse persone mi hanno tolto il saluto. Faccio la giornalista perché amo questa professione e non scrivo un pezzo perché ce l’abbia con “qualcuno” come qualche consigliere comunale o assessore può erroneamente pensare. Non si scrive per fare del male agli altri, ma si scrive per informare.
 
Vorrei poter scrivere che il mio paese è a un passo dal dissesto finanziario senza essere accusata, in consiglio comunale, di fare terrorismo psicologico alla città. Anche perché il tempo mi ha dato ragione e il dissesto è stato dichiarato ufficialmente pochi giorni fa. Vorrei poter scrivere di un caso di meningite batterica, senza essere accusata di avere rovinato una famiglia, per avere dato una notizia falsa. Anche perché il caso è stato conclamato dall’Asp. Vorrei poter mettere in discussione un operato discutibile dell’Amministrazione comunale, senza che qualcuno sui social mi scriva di avere “messo la mia deontologia in un cassetto remoto”. Vorrei poter scrivere che anche ad Aragona - come in tanti altri paesi d’Italia - circola la droga, senza essere denigrata. Vorrei poter scrivere che in una struttura di accoglienza qualche extracomunitario sia stato arrestato per spaccio di droga, senza che il politico di turno pensi che voglio far chiudere il centro nel quale i migranti erano ospiti. Vorrei semplicemente avere la libertà di informare e scrivere notizie verificate e fondate. Vorrei che nel 2018 la gente chiuda la porta all’omertà e apra la mente verso altri valori etici e morali per i quali giornalisti come Pippo Fava, Mario Francese e tanti altri hanno combattuto.
Ringrazio l’Assostampa di Agrigento, il mio direttore Angelo Gelo, l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia con a capo il presidente Giulio Francese, i carabinieri di Aragona, tutti i colleghi giornalisti e la Questura di Agrigento, per aver fatto scudo alla mia persona e per non aver permesso che venisse calpestata la mia dignità. Nonostante tutto, la vita e il nostro lavoro ci insegnano a volare alto, più in alto di certi volgari giudizi. Bisogna volare alto, dove certe parole non possono offenderci e certi gesti non possono ferirci. Concludo questa mia riflessione con una frase che mi ha dedicato il nostro collega Paolo Borrometi: “È la stampa bellezza. Ma lasciateci fare il nostro lavoro!”