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 Notiziario


 

Ci lascia Giacomo Clemenzi, cinquant'anni di professione, rappresentante dei giornalisti

Giacomo ClemenziL’Associazione siciliana della stampa ricorda con affetto e partecipazione Giacomo Clemenzi appassionato protagonista di una lunga stagione al servizio degli organismi di categoria, mancato all’affetto dei suoi cari all'età di 79 anni, nella sua abitazione di Palermo.
Iscritto all'albo dal 21 ottobre 1967, aveva conseguito il titolo di professionista ma aveva preferito rimanere nell'elenco dei pubblicisti, di cui era stato rappresentante nei Consigli dell’Ordine di Sicilia e nazionale. Laureato in giurisprudenza, aveva iniziato la carriera da cronista del Giornale di Sicilia, come collaboratore dello sport, fino a coprire il ruolo di segretario di redazione, poi di direzione.                   
La quasi totalità di coloro che hanno affrontato le prove per l’esame professionale a Roma, dagli anni '80 fino all'inizio di questo decennio, lo avevano trovato ai corsi preliminari di preparazione e poi presente agli scritti e agli orali. Lascia la moglie e i figli Ennio, anche lui giornalista, e Sabrina.

Elezioni rinnovo segreteria Assostampa Palermo sabato 4 marzo 2017

logo ASSOSTAMPA Palermo 3x4Si rinnovano i vertici della sezione provinciale di Palermo dell’Assostampa Sicilia. Sabato 4 marzo a Palermo nei locali dell’Associazione siciliana della stampa in via Francesco Crispi 286 con inizio alle 9,30 è in programma l’Assemblea degli iscritti alla sezione con all’ordine del giorno l’elezione del segretario, del vice segretario e del tesoriere. L’appuntamento elettorale interessa 222 giornalisti professionali e 62 collaboratori.  L’elezione dei nuovi vertici avverrà dopo la relazione organizzativa e finanziaria del segretario uscente Roberto Ginex, il relativo dibattito e l’approvazione del bilancio consuntivo 2016 e preventivo 2017 della sezione. Chiusa questa fase si passerà dunque all’elezione delle tre cariche.  In caso di più di una candidatura si costituirà il seggio elettorale che curerà le operazioni di voto. Si farà luogo a votazioni segrete se richieste in assemblea da almeno cinque degli iscritti presenti ed aventi diritto al voto (articolo 35 dello statuto regionale). In questo caso si apriranno le urne che dovranno restare aperte per sei ore consecutive. Si procederà attraverso votazioni separate delle rispettive componenti. Dunque i professionali voteranno, attraverso schede diverse, per il segretario e il tesoriere, mentre i collaboratori voteranno per eleggere il vice segretario (articolo 36 dello statuto regionale).  Possono votare coloro che risultano iscritti alla data del 5 settembre 2016, ovvero 181 giorni precedenti alla data di svolgimento dell’assemblea provinciale, in base alle norme che regolano le votazioni del sindacato a livello nazionale e regionale.

Non possono partecipare alle votazioni, ne essere eletti, gli iscritti che non siano in regola con il versamento delle quote associative. Il socio moroso può regolarizzare la sua posizione amministrativa durante le assemblee sezionali, riacquistando pertanto la pienezza dei propri diritti (articolo 37 dello statuto regionale). Non è ammesso il voto per delega. Lo scrutinio e la proclamazione  avverranno  subito dopo la chiusura delle operazioni di voto.

Importo quote associative 2017 Assostampa Sicilia

 

Sicilia Regione news: l’informazione affidata agli studenti, non giornalisti, dell'Istituto di Giornalismo non riconosciuto dall'Ordine

Testata Sicilia Regione

Da qualche mese esiste una testata giornalistica, regolarmente registrata al n° 8/2016 presso il Tribunale di Siracusa, intitolata Sicilia Regione news, pubblicata sul sito siciliaregione.it con tanto di logo ufficiale della Regione Siciliana. L’editore è l’Istituto superiore di giornalismo, una fondazione riconosciuta ente morale con decreto del Presidente della Regione (n. 8/A del 31.01.1954) quando aveva sede presso l’Università degli studi di Palermo, che ha da molti anni però ritirato ogni sua partecipazione nell’ente.
Gli articoli di Sicilia Regione vengono diffusi anche attraverso la newsletter spedita dall’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Il sottotitolo “Periodico dell’Istituto superiore di giornalismo sull’attività della pubblica amministrazione” fa nascere la domanda sul perché un istituto di formazione al giornalismo dovrebbe, con soldi pubblici, gestire un periodico mirato sulle attività della pubblica amministrazione. La formazione al giornalismo sappiamo infatti dover essere generalista, riguardare cioè tutti i settori di cronaca, non solo i temi della PA. Ed è questo lo scopo per cui nelle scuole di giornalismo esistono periodici, che devono essere realizzati dagli studenti.
La presenza nella testata del marchio della Regione Siciliana e lo stesso titolo “Sicilia Regione” è fuorviante. È la rappresentazione di un canale d’informazione che fa immediatamente pensare ad un’impropria surroga dell’attività specifica dell’ufficio stampa dell’Amministrazione regionale.

Il governatore Crocetta ha abolito l’ufficio stampa della Presidenza della Regione e ora l’informazione sulla Regione Siciliana è affidata agli studenti, non giornalisti, dell'Istituto di Giornalismo non riconosciuto dall'Ordine? Per analogia sarebbe come chiudere un ospedale e sostituirne le funzioni affidandole a una struttura formata da studenti di medicina.
Con l’aggravante che l'Istituto Superiore di Giornalismo è stato costituito il 15 Ottobre 1953, dieci anni prima della legge 69/1963 istitutiva dell’Ordine dei giornalisti. Non vi è quindi più dal 1963 alcuna norma che autorizzi questo istituto ad avere competenze “formative” verso la nostra professione ordinistica. Anzi andrebbe richiesta la modifica della sua denominazione, facendo togliere la parola giornalismo, del tutto fuorviante in un ente che non gestisce corsi riconosciuti dall’Ordine nazionale né consente l’iscrizione all’Albo.
Inoltre, il fatto che i corsi non siano riconosciuti e gli articoli non vengono quindi scritti da praticanti configurerebbe anche l'esercizio abusivo della professione giornalistica.

Nel 1996 la Regione con la propria legge n. 20 aveva stabilito di “intraprendere tutte le azioni per il pieno riconoscimento dell'Istituto superiore di giornalismo quale corso di studi di scuola superiore a livello universitario.” In quest’ottica sindacato e Ordine dei giornalisti avevano manifestato un atteggiamento di collaborazione verso un percorso di trasformazione (mai attuato) in una struttura formativa effettivamente qualificante. Atteggiamento che gli organismi di categoria hanno dovuto modificare in seguito alla decisione di Crocetta di abolire l’Ufficio Stampa della presidenza, licenziando 21 giornalisti e sostituendone le funzioni con sistemi “fai-da-te” come quello oggi messo in piedi attraverso siciliaregione.it.

I Ministeri vigilanti approvano la riforma e il provvedimento che introduce il contributo di solidarietà sulle pensioni

INPGIIl Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - di concerto col covigilante Ministero dell'Economia - ha comunicato oggi l'avvenuta approvazione della riforma previdenziale varata dal Consiglio di Amministrazione dell'Inpgi il 28 settembre 2016.

I Ministeri – condividendone l’impianto complessivo sul piano sostanziale - hanno infatti dato il via libera agli interventi correttivi del regime previdenziale dell’ente, deliberati per garantire la sostenibilità della gestione nel medio-lungo periodo.

Nel contempo, è stata approvata l’introduzione di un contributo di solidarietà da applicare, in via temporanea e per la durata di 3 anni, a tutti i trattamenti di pensione erogati dall’Inpgi con importo pari o superiore a  38.000,00 euro lordi annui, con percentuali crescenti in base alle diverse fasce reddituali. I Ministeri, in particolare, hanno sottolineato come tale misura costituisca – in adesione ai criteri esposti in proposito dalla Corte Costituzionale – una efficace attuazione del principio di equità intergenerazionale posto alla base dei sistemi previdenziali.

Le misure principali della riforma approvate dai Ministeri riguardano quindi: a) la modifica dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia che vede incrementare, progressivamente nel triennio 2017 – 2019, l’età anagrafica richiesta, fino ad elevarla a regime a 66 e 7 mesi;

b) la modifica dei requisiti di accesso alla pensione d’anzianità, che prevede un progressivo innalzamento dell’anzianità contributiva fino ad arrivare nel 2019 a 40 di contribuzione con 62 anni di età.
Tali misure non hanno effetto nei confronti di coloro che, alla data del 31/12/2016, abbiano già maturato i requisiti previsti dalla normativa previgente per l’accesso ad un qualunque trattamento di pensione, che - pertanto - potranno continuare ad accedere ai trattamenti pensionistici in qualsiasi momento anche successivamente all’entrata in vigore dei nuovi requisiti;

c) l’introduzione del sistema di calcolo contributivo - di cui alla legge n. 335/1995 - per le contribuzioni successive al 01/01/2017.

d) l’istituzione di un contributo aggiuntivo di disoccupazione dell’1,4%, a decorrere dal corrente mese di febbraio, per i rapporti a termine, a carico del datore di lavoro, riferito ai soli rapporti di lavoro a tempo determinato instaurati per causali diverse dalla sostituzione di personale temporaneamente assente.

In merito ad alcune misure, di minore impatto, i Ministeri hanno ritenuto di non procedere con l’approvazione ma di chiedere ulteriori elementi di precisazione.
In particolare, per quanto riguarda le clausole di salvaguardia  di cui alla Tabella A del Regolamento - che avrebbero consentito l’accesso anche con abbattimenti alla pensione di vecchiaia e di anzianità, con i requisiti previsti dalla previgente normativa, dei giornalisti e delle giornaliste che, a seguito della cessazione del rapporto di lavoro, fossero stati ammessi alla prosecuzione volontaria della contribuzione oppure dipendenti da aziende in stato crisi ovvero disoccupati per cessazione rapporto di lavoro da aziende in crisi – i Ministeri si sono riservati di valutare i relativi impatti sull’andamento dei conti dell’ente.

Solidarietà a Salvo Di Salvo, ancora un vile attacco ai giornalisti

logoASSOSTAMPA SRLa Segreteria provinciale dell’Associazione Siciliana della Stampa, sezione di Siracusa, esprime piena ed incondizionata solidarietà al collega Salvo Di Salvo, vittima di una violenta aggressione verbale che si è consumata giovedì sera al termine della seduta del consiglio comunale di Lentini. Il corrispondente da Lentini del Giornale di Sicilia è stato fatto oggetto di insulti e minacce da un simpatizzante del locale meetup “Amici di Beppe Grillo” e solo il tempestivo intervento dei vigili urbani che hanno allontanato l'attivista, ha evitato che l'episodio si concludesse con conseguenze ben più gravi. L'aggressione subita dal collega Di Salvo rappresenta solo l'ultimo grave episodio in un periodo triste e pericoloso per la tenuta della libertà di stampa nella nostra provincia. Cresce il numero dei giornalisti fatti oggetto di insensati e ingiustificati attacchi personali nelle sedi istituzionali o politiche (come è accaduto a Di Salvo a Lentini, ma anche ad Augusta ai colleghi locali) e sui social media da parte di sedicenti politici o semplici cittadini.
Più o meno volontariamente, si tende a mischiare la politica con l'informazione nel tentativo di condizionare i giornalisti dimenticando che questi hanno un solo dovere: pubblicare le notizie di cui si viene a conoscenza dopo averle verificate, nel rispetto dell'ordinamento democratico e della verità.
Il collega Di Salvo ha ricevuto la solidarietà del presidente dell'Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, del consigliere nazionale, Santo Gallo e dal presidente dell'Odg Sicilia, Riccardo Arena che ha sottolineato come questi “fatti vergognosi accadono a chi va ancora tra le gente a cercare le notizie senza aspettarle nel chiuso delle redazioni”.

Sentenza Trovato-Martorana, i giornalisti pubblicisti possono avvalersi del segreto professionale come i professionisti

Jose Trovato e Giulia Martorana«I giornalisti pubblicisti possono avvalersi del segreto professionale come i colleghi professionisti: è quanto da noi sempre sostenuto, in una battaglia di civiltà e di libertà che portiamo avanti da anni, al fianco di valorosi cronisti finiti sotto accusa per non avere rivelato le proprie fonti. Siamo felici che adesso questo principio sia stato sancito anche dalla Corte d’appello di Caltanissetta, nelle motivazioni della sentenza che ha scagionato Josè Trovato e Giulia Martorana». Lo dichiarano, in una nota congiunta, il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Riccardo Arena, e il segretario dell’associazione siciliana della Stampa, Alberto Cicero.

I giornalisti Trovato e Martorana, corrispondenti da Enna rispettivamente del Giornale di Sicilia e della Sicilia, erano stati accusati di favoreggiamento per non aver voluto rivelare le fonti di una notizia: l’imputazione era collegata al fatto che il codice di procedura penale riserva la facoltà di avvalersi del segreto solo agli iscritti all’elenco dei professionisti, mentre i due erano entrambi pubblicisti. Nel processo i due imputati erano stati assolti sia dal giudice monocratico di Enna che dalla Corte d’appello nissena. Nelle motivazioni - ora depositate - di quest’ultima decisione, la presidente del collegio, Andreina Occhipinti, scrive che l'ordinamento della professione di giornalista non evidenzia, "fra le prestazioni rese da un giornalista professionista e quelle rese da un giornalista pubblicista, differenze di ordine qualitativo», ma solo di tipo quantitativo, che «non possono esser e ritenute ostative ad una interpretazione estensiva della norma» sul segreto professionale.

«È la tesi che sosteniamo da anni, con forza e nonostante resistenze e pregiudizi, alimentati da chi specula su anacronistiche divisioni tra professionisti e pubblicisti - dicono Cicero e Arena - certi come siamo che non vi siano differenze sostanziali, né possano essere avallate discriminazioni di alcun tipo: l’unica distanza che va tracciata con forza è tra coloro che fanno e vivono di questo mestiere e coloro che, pur non facendolo o non avendolo mai fatto, pretendono di governarlo».

Le sentenze Goodwin e Roemen proteggono il segreto professionale di giornalisti

(FRANCOABRUZZO.IT) - Il  segreto professionale dei giornalisti è salvaguardato in maniera efficace soltanto dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo e dalle sentenze Goodwin e Roemen della Corte di Strasburgo sull’argomento. L’articolo 10 (Libertà di espressione), - ripetendo le parole della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo del 1948 e del Patto sui diritti politici di New York del 1966 -,  recita: “ Ogni persona ha diritto alla libertà d'espressione. Tale diritto include la libertà d'opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza considerazione di frontiere”. La libertà di ricevere le informazioni comporta, come ha scritto la Corte dei diritti dell’Uomo di Strasburgo, la protezione “assoluta”  delle fonti dei giornalisti.
La Convenzione europea dei diritti dell’Uomo (legge 4 agosto 1955 n. 848) con l’articolo 10, come riferito, tutela espressamente le fonti dei giornalisti, stabilendo il diritto a “ricevere” notizie. Lo ha spiegato la Corte dei diritti dell’Uomo di Strasburgo con la sentenza che ha al centro il caso del giornalista inglese William Goodwin (Corte europea diritti dell’Uomo 27 marzo 1996, Goodwin c. Regno Unito in https://www.odg.mi.it/docview.asp?DID=179). La Corte, muovendo dal principio che ad ogni giornalista deve essere riconosciuto il  diritto di ricercare le notizie, ha ritenuto che “di tale diritto fosse logico e conseguente corollario anche il diritto alla protezione delle fonti giornalistiche, fondando tale assunto sul presupposto che l’assenza di tale protezione potrebbe dissuadere le fonti non ufficiali dal fornire notizie importanti al giornalista, con la conseguenza che questi correrebbe il rischio di rimanere del tutto ignaro di informazioni che potrebbero rivestire un interesse generale per la collettività”.
L’ordinamento europeo impedisce ai giudici nazionali di  ordinare perquisizioni  negli uffici e nelle abitazioni dei giornalisti nonché nelle “dimore” dei loro avvocati a caccia di  prove sulle fonti confidenziali dei cronisti: “La libertà d'espressione costituisce uno dei fondamenti essenziali di una società democratica, e le garanzie da concedere alla stampa rivestono un'importanza particolare. La protezione delle fonti giornalistiche è uno dei pilastri della libertà di stampa. L'assenza di una tale protezione potrebbe dissuadere le fonti giornalistiche dall'aiutare la stampa a informare il pubblico su questioni d'interesse generale. Di conseguenza, la stampa potrebbe essere meno in grado di svolgere il suo ruolo indispensabile di “cane da guardia“ e il suo atteggiamento nel fornire informazioni precise e affidabili potrebbe risultare ridotto”. Questi sono i principi (vincolanti anche per i nostri magistrati) sanciti nella sentenza Roemen 25 febbraio 2003 (Procedimento n. 51772/99) della quarta sezione della Corte europea dei diritti dell’uomo (il testo è in https://www.odg.mi.it/docview.asp?DID=554).
La  Convenzione  europea dei diritti dell’Uomo e le sentenze di Strasburgo rendono forte il lavoro del cronista. Le vicende Goodwin e Roemen sono episodi  che assumono valore strategico. Quelle sentenze possono essere “usate”, quando i  giudici nazionali mettono sotto inchiesta, sbagliando, i giornalisti, che si avvalgono del segreto professionale. Davanti ai magistrati delle Procure, i giornalisti (incriminati per violazione del segreto istruttorio o sottoposti a perquisizione dal Pm a caccia delle prove sulle fonti) devono invocare l’articolo 10 della Convenzione  europea dei diritti dell’Uomo nelle interpretazioni  vincolanti date dalle sentenze Goodwin e Roemen.  I giornalisti devono rifiutarsi di rispondere ai giudici in tema di segreto professionale,  invocando, con le norme nazionali (articolo 2 della legge professionale n. 69/1963 e articolo 138 del Dlgs  196/2003 sulla privacy), la protezione dell’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo nell’interpretazione che la Corte di Strasburgo ne ha dato con le  sentenze Goodwin  e Roemen.
Questa linea è l’unica possibile anche per evitare di finire sulla graticola dell’incriminazione per “violazione del segreto d’ufficio” (art. 326 Cp) in concorso con pubblici ufficiali (per lo più ignoti), cioè con coloro che, - magistrati, cancellieri  o ufficiali di polizia giudiziaria -, hanno “spifferato” le notizie ai cronisti. In effetti l’eventuale responsabilità, collegata alla fuga di notizie, grava solo sul pubblico ufficiale che diffonde la notizia coperta da vincoli di segretezza e non sul giornalista che la riceve e che, nell’ambito dell’esercizio del diritto-dovere di cronaca, la divulga. Va affermato il principio secondo il quale il giornalista, che riceva una notizia coperta da segreto, può pubblicarla senza incorrere nel reato previsto dall’articolo 326 Cp.  E’ palese la differenza con il reato di corruzione, che colpisce sia il corrotto sia il corruttore. L’articolo 326 Cp, invece, punisce solo chi (pubblico ufficiale) viola il segreto e non chi (giornalista) riceve l’informazione e la fa circolare. Ferma restando, ad ogni modo, la prerogativa del giornalista di non rivelare l’identità delle proprie fonti. Il giornalista, che svela le sue fonti, rischia il procedimento disciplinare al quale non può, comunque, sfuggire per l’evidente violazione deontologica. Una lettura ragionevole dell’articolo 326 Cp evita l’incriminazione (assurda) del giornalista per concorso nel reato (con il pubblico ufficiale…..loquace) e le perquisizioni,  arma ormai spuntata dopo la sentenza Roemen della Corte di Strasburgo.

Lacune degli studenti della scuola nella scrittura, una lettera alla Ministra per proporre giornalisti-insegnanti

Gentile ministra, sono una giornalista professionista e scrittrice siciliana. 
Colpita dall’allarme lanciato dai docenti universitari, sulle macroscopiche lacune degli studenti italiani nella scrittura, e nell’ambito del dibattito animato che ne è seguito, desidero dare un modesto contributo in termini di proposte concrete e progettualità.

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Fava, Giulietti e Galimberti a Catania / Il dovere-diritto di cronaca, tra cronisti minacciati e querele temerarie

Giuseppe Fava 250x374Giulietti giuseppeIl presidente della Federazione della Stampa Beppe Giulietti, il presidente dell'Unione nazionale cronisti Alessandro Galimberti e Claudio Fava, nella duplice veste di giornalista e di vicepresidente della commissione parlamentare antimafia parteciperanno al convegno “Il dovere-diritto di cronaca tra minacce, intimidazioni, pericoli reali e querele temerarie” che si svolgerà a Catania  giovedì 5 gennaio, giorno in cui ricorre l'anniversario dell'omicidio di Giuseppe Fava.
Il convegno, a cui parteciperanno anche il presidente dell'ordine dei giornalisti di Sicilia Riccardo Arena, il sostituto procuratore della Dda Pasquale Pacifico, il giornalista Michele Albanese, responsabile Legalità della Fnsi, il segretario regionale dell'Associazione della Stampa Alberto Cicero, e che sarà moderato dal consigliere nazionale della Fnsi Luigi Ronsisvalle, sarà l'occasione per tenere alta l'attenzione sui giornalisti che - sopratutto nelle zone ad alto rischio come la Sicilia - devono spesso fare il loro difficile lavoro stretti tra due fuochi: da un lato le minacce della criminalità e dall'altro le querele temerarie.
Il convegno si svolgerà nel salone dell'Esa, in piazza Beato Bernardo 5 dalle 9 alle 13, e - quale corso di aggiornamento professionale -  darà ai partecipanti 4 crediti formativi. E' possibile prenotarsi accedendo alla piattaforma Sigef.

Elezioni Ordine dei giornalisti, in Sicilia si vota il 22 e 29 gennaio e il 5 febbraio 2017

ordine dei giornalistiIl Consiglio dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia ha deliberato, nella sua riunione del 9 e 10 dicembre, di convocare le elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale e dell'Ordine regionale, fissandole per il 22 e 29 gennaio e 5 febbraio 2017 e aderendo così a una deliberazione del 14 novembre del presidente del Cnog, Enzo Iacopino.
Non siamo, tuttavia, certi della vigenza e cogenza delle norme richiamate dallo stesso Consiglio nazionale per giustificare questa decisione. Rinnovare oggi gli organi di rappresentanza con i vecchi criteri e metodi significa infatti, a nostro avviso,andare contro una legge dello Stato, approvata lo scorso ottobre dal Parlamento ed entrata in vigore il 15 novembre, che attende solo i decreti attuativi per essere operativa.
Nei fatti, il numero dei consiglieri nazionali dell’Ordine passerà dagli attuali 144 (più 12 del Consiglio di disciplina) a un massimo, in totale, di 60. Votando in gennaio e in febbraio e in assenza delle nuove regole attuative, secondo le indicazioni del Cnog, tutto rimarrebbe invece come prima: in tutta Italia si dovrebbero cioè eleggere 156 consiglieri nazionali. Andare alle urne in queste condizioni significa quindi incorrere nel concreto rischio di una elezione del Consiglio nazionale che può essere contestata e rivelarsi illegittima, rischiando di essere poi annullata.

Anche separare le elezioni dei Consigli regionali da quelle del Cnog - altra soluzione possibile - comporterebbe il raddoppio delle spese, per la duplicazione delle consultazioni, e l'instaurazione di un meccanismo che si perpetuerebbe nel tempo. Tutto questo non possiamo permettercelo: l'Ordine dei giornalisti non gode infatti di finanziamenti pubblici ma vive delle quote degli iscritti, riscosse dagli Ordini regionali e una cui parte viene anche inviata al nazionale. E sono queste stesse quote a permettere agli Ordini di organizzare le elezioni. Abbiamo finora portato avanti un'azione di contenimento dei costi, dalle utenze alla gestione dello stesso Ordine. Lo abbiamo fatto per garantire ai nostri iscritti, ad esempio, una formazione totalmente gratuita su tutto il territorio regionale.


Pur comprendendo che il presidente Iacopino si trova oggi in una situazione difficile, schiacciato tra l'incudine di decreti attuativi che ancora non ci sono - ma per vararli il governo ha sei mesi di tempo, a partire da novembre - e il martello di una scadenza di mandato per la quale non è stata ancora adottata alcuna ulteriore proroga (auspicabile in tempi rapidi, data la situazione), confidiamo tuttavia sul fatto che lo stesso presidente possa prendere atto di questa situazione e con responsabilità e coraggio - che ad oggi non è mancato, specialmente in favore della parte più debole della categoria, che ha sempre prontamente difeso - impedisca di tornare al passato, ma decida di applicare la nuova legge, evitando una spesa di denaro dei colleghi che rischia di rivelarsi inutile.

 

Fondo di perequazione, anche nelle tredicesime 2016 la liquidazione una tantum

INPGI Logo BNIl Consiglio di amministrazione dell'Inpgi ha approvato oggi - per il quarto anno consecutivo - l'erogazione di un importo una tantum sulle tredicesime, utilizzando l'apposito Fondo di perequazione costituito in occasione del rinnovo del Contratto nazionale di lavoro giornalistico del 2009 e alimentato con un contributo di 5 euro mensili versato dai giornalisti attivi.

Nonostante la diminuzione degli occupati, il Comitato tecnico Fnsi/Inpgi che si occupa della gestione del Fondo di perequazione, nella riunione del 25 novembre scorso ha proposto di adottare gli stessi criteri dell'anno precedente:

Pensionati diretti: "Una tantum" pari a 2mila euro lordi alle classi di importo pensionistico fino a 2.500 euro lordi mensili (beneficiari circi 482 rispetto ai 439 dell'anno precedente);

Pensionati superstiti: "Una tantum" pari a 1.500 euro lordi alle classi di importo pensionistico fino a mille euro lordi mensili riferiti all'intero nucleo (beneficiari circa 33 rispetto ai 51 dell'anno precedente).

«Nel 2016 – fa notare l'Istituto – complessivamente 25 pensionati in più beneficeranno della suddetta erogazione. Poiché il Fondo di perequazione ha lo scopo di contribuire alla perdita di potere d'acquisto che subiscono i trattamenti pensionistici nel corso del tempo, l'erogazione sarà applicata alle pensioni in essere alla data del 31 dicembre 2015».

Dall'erogazione sono stati inoltre esclusi i seguenti trattamenti:

  • anzianità contributiva Inpgi inferiore a 10 anni;
  • pensioni non contributive;
  • beneficiari di assegni di superinvalidità e contributo per case di riposo;
  • pensioni a superstiti riferire a posizione de cujus con anzianità contributiva Inpgi inferiore a 10 anni.

«Si tratta di una decisione volta a tutelare i redditi più bassi e resa possibile grazie alla solidarietà intergenerazionale derivante dal contributo degli attivi», ha commentato la presidente dell'Inpgi, Marina Macelloni.

Nota di Giuseppe Gulletta, Vicepresidente vicario Inpgi

Il Cda dell’Inpgi, nella seduta del 30 novembre 2016, ha deliberato di confermare anche per il 2016 l’erogazione di un importo “una tantum” in favore dei pensionati con i trattamenti più bassi. L’entità dell’una tantum è di 2000 Euro lordi in favore dei pensionati diretti che percepiscono importi fino a 2500 Euro e di 1500 Euro lordi in favore di superstiti di pensionati che percepiscono importi fino a 1000 Euro lordi riferiti all’intero nucleo. In totale gli aventi diritto sono 482 pensionati diretti e 33 superstiti per un ammontare complessivo di circa 1 milione di Euro. La somma viene prelevata dal Fondo di perequazione costituito presso l’Istituto e finanziato dal contributo di 5 Euro mensili versati dai giornalisti in attività secondo quanto stabilito dagli accordi contrattuali Fieg-Fnsi del gennaio 2010, nell’ottica di una solidarietà intergenerazionale. In pratica gli attivi aiutano i pensionati e questi ultimi contribuiranno per un breve periodo di tre anni, secondo la riforma approvata il 28 settembre scorso, ai trattamenti pensionistici delle nuove generazioni che verranno calcolati col sistema contributivo. Nell’arco di 15 giorni l’Inpgi ha emesso in favore dei pensionati tre provvedimenti che saranno messi in pagamento nel prossimo mese di dicembre: dapprima la seconda rata del fondo integrativo di previdenza (indennità ex fissa) in favore di oltre mille beneficiari e la prima rata in favore di oltre 300 colleghi che sono andati in pensione successivamente al 1. dicembre 2015, ed ora questa una tantum in favore di 515 beneficiari con pensioni basse. I tre provvedimenti smentiscono di fatto, le previsioni negative che nei mesi scorsi avevano invaso blog, siti e news letter varie, di notizie completamente prive di fondamento, che l’istituto non sarebbe stato in grado di erogare nulla di extra. Colgo l’occasione per confermare che l’Istituto continuerà a provvedere a fornire le prestazioni in favore dei propri iscritti giornalisti (attivi, in pensione e superstiti) nelle forme, alle condizioni e nei limiti previsti da leggi, statuto e regolamento. Invito, pertanto tutti i colleghi a non dare retta alle “bufale” che compaiono sistematicamente sui vari siti, blog ecc. ma di affidarsi alle fonti ufficiali dell’Inpgi e dei suoi qualificati dipendenti.
 

Ultima settimana per partecipare all'Osservatorio sul giornalismo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni

AGCOMOnline ancora per pochi giorni il questionario predisposto dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) nell’ambito della II edizione dell'Osservatorio sul giornalismo.
Il questionario, completamente anonimo, è rivolto a chi svolge l'attività giornalistica in Italia e ai giornalisti italiani o di altra nazionalità che svolgono l'attività all'estero per testate italiane.
Se non hai ancora partecipato compila il questionario.
Il questionario è ottimizzato per pc e qualsiasi tipo di dispositivo mobile e il tempo di compilazione stimato è di 10 minuti. Per visionare l'informativa sul trattamento dei dati accedi.  

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