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 Notiziario


 

I rappresentati dei giornalisti ricevuti dal presidente Gentiloni. Chiesti interventi su emergenza lavoro e querele bavaglio

I vertici di Federazione nazionale della Stampa italiana, Ordine dei giornalisti, Inpgi, Casagit e Fondo di previdenza complementare sono stati ricevuti questa mattina a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.

premier Paolo GentiloniAll’incontro hanno partecipato il presidente e il segretario generale della Fnsi, Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso, il presidente e il segretario del Cnog, Carlo Verna e Guido D’Ubaldo, la presidente dell’Inpgi Marina Macelloni, il presidente della Casagit Daniele Cerrato e il presidente del Fondo di previdenza complementare Enrico Castelli. I rappresentanti dei giornalisti, per la prima volta tutti insieme nella sede del capo del governo, hanno esposto una serie di problemi urgenti e irrisolti per la categoria, a cominciare dal dilagare del lavoro precario.
Al presidente Gentiloni è stato fatto presente che il tema del lavoro è rimasto assente nei recenti decreti sull’editoria. A fronte di significativi aiuti diretti e indiretti alle aziende del settore, nulla è stato fatto per impegnare le imprese nella lotta al precariato. C’è un’emergenza che riguarda l’abuso di cococo che ha raggiunto livelli simili a quelli che hanno portato all’abolizione dei voucher nel sistema generale. L’auspicio degli enti della categoria è che la figura del cococo, utilizzata per mascherare lavoro irregolare, possa essere superata per legge perché si tratta di una condizione che umilia il lavoro e la dignità di migliaia di giornalisti, alcuni dei quali sono impegnati anche in aziende la cui proprietà è riconducibile alla parte pubblica.
Si è anche parlato della mancata cancellazione del carcere per i cronisti, con il fallimento di tutte le iniziative parlamentari prodotte in questa legislatura, e delle querele bavaglio, diventate una forma di intimidazione ai cronisti sempre più diffusa.
Il presidente Gentiloni ha riconosciuto la fondatezza delle questioni e si è impegnato a verificare la possibilità di dare le prime risposte già in quest’ultimo scorcio della legislatura. Sia sulle querele bavaglio, sia sull’emergenza lavoro e sulla necessità di combattere il precariato saranno valutate forme di intervento normativo da approvare prima dello scioglimento delle Camere, mentre alle aziende editoriali riconducibili alla parte pubblica sarà chiesto di riconoscere il contratto nazionale di lavoro giornalistico anche ai giornalisti impiegati a tempo determinato o con rapporto di collaborazione.

Il Manifesto di Venezia per il rispetto della parità di genere nell'informazione

Manifesto di Venezia 1

Una corretta informazione per contrastare la violenza sulle donne, come chiede la Convenzione di Istanbul. È la sfida ambiziosa che pone il Manifesto di Venezia, ovvero il Manifesto delle giornaliste e dei giornalisti per il rispetto e la parità di genere nell'informazione (contro ogni forma di violenza e discriminazione attraverso parole e immagini)

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'Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie': il 22 novembre Fnsi e Odg in piazza per i diritti dei giornalisti

Giulietti Lorusso Fnsi piazza Montecitorio RomaCarcere, minacce, querele temerarie, lavoro irregolare, vecchi e nuovi bavagli: governo e parlamento restano silenti sui problemi del mondo dell'informazione che indeboliscono la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati. I rappresentanti della categoria saranno alle ore 11 davanti a Montecitorio per chiedere finalmente segnali concreti di inversione di rotta.

Gli organismi elettivi della Federazione nazionale della Stampa italiana e dell'Ordine dei giornalisti si riuniranno in piazza Montecitorio, a Roma, mercoledì 22 novembre, alle ore 11. Sarà la prima di una serie di iniziative di mobilitazione e di protesta che gli organismi di rappresentanza della categoria promuoveranno per denunciare l'inerzia di governo e parlamento sui problemi del mondo dell'informazione e per richiamare l'attenzione delle istituzioni e dell'opinione pubblica sulla necessità di salvaguardare il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati. Il tema della giornata, "Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie", riassume la condizione dei giornalisti italiani ed evidenza le responsabilità di governo e parlamento.

Una legislatura che si era aperta con l'impegno di depenalizzare il reato di diffamazione, cancellando il carcere per i giornalisti, si avvia alla chiusura senza alcun passo in avanti e con il tentativo di introdurre un'altra pena detentiva, fino a tre anni, in caso di pubblicazione di materiale coperto da segreto, giudicato irrilevante sotto il profilo penale. Con questa norma, contenuta nel decreto legislativo approvato dal governo, su proposta del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e inviato alle Camere per i pareri di competenza, si prova a introdurre una forma di bavaglio in barba a tutte disposizioni della Corte europea dei diritti dell'Uomo, che ha più volte riconosciuto il diritto dei giornalisti a pubblicare notizie di interesse generale e di rilevanza sociale, anche se coperte da segreto.

Nessun provvedimento è stato invece adottato per cancellare il carcere per i giornalisti, contrastare le minacce nei confronti dei cronisti e introdurre nel nostro ordinamento misure per debellare il fenomeno delle cosiddette "querele bavaglio", strumento sempre più utilizzato per intimidire i cronisti e impedire loro di occuparsi di temi giudicati scomodi. A fronte di questo immobilismo, suonano come messaggi di facciata le attestazioni di solidarietà al collega Daniele Piervincenzi, giunte da esponenti del governo e del parlamento.

Questa situazione, che indebolisce la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati, è aggravata dalla precarietà che pervade il mercato del lavoro. Nel mercato del lavoro giornalistico sono aumentate le diseguaglianze. Il lavoro regolare cede il passo al lavoro precario, grazie a leggi che consentono alle aziende editoriali di utilizzare contratti di lavoro atipico per mascherare lavoro subordinato. La recente legge di riforma dell'editoria, voluta dal ministro Luca Lotti, è stata un'occasione perduta. Non è in discussione la concessione di aiuti diretti e indiretti alle aziende del settore, ma l'assenza di una sia pur minima misura che possa in qualche modo contrastare l'abuso di lavoro irregolare. Agli editori non è stato richiesto alcun impegno sul fronte dell'occupazione e del contrasto al precariato, a fronte di decine di milioni di euro elargiti non per creare posti di lavoro, ma per ristrutturare le aziende attraverso i pensionamenti anticipati.

L'assenza di interventi di riequilibrio del mercato da parte del governo mette in pericolo la tenuta dell'Istituto previdenziale dei giornalisti italiani e spalanca ancora di più le porte al lavoro senza diritti, senza tutele e senza garanzie. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ha sostenuto l'abolizione dei voucher nel sistema generale, non prende neanche in considerazione i danni che l'abuso dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa sta provocando al mercato del lavoro giornalistico e agli istituti della categoria.

Così non si indebolisce soltanto l'informazione di qualità, ma si mette a rischio la tenuta democratica del Paese.

L'auspicio è che, negli ultimi mesi della legislatura, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, da sempre sensibile ai temi dell'informazione, trovi il tempo e il modo per dare segnali concreti di inversione di rotta.

Leggi il comunicato della FNSI sulla manifestazione del 22 novembre 2017 a Roma, Piazza Montecitorio

Fnsi e Odg: «Bene risposta positiva del ministro Minniti a coordinamento per la libertà di stampa»

Marco Minniti«Non possiamo che accogliere con soddisfazione la risposta positiva data dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, alla richiesta formulata da Federazione nazionale della Stampa e Ordine dei Giornalisti di istituire un centro di coordinamento per la libertà di stampa che si ponga l’obiettivo di uno scambio permanente di informazioni sulle realtà dei cronisti minacciati, quelli già noti e soprattutto i tanti che non sono sotto i riflettori, e dei nuovi fenomeni di aggressioni che non vengono più solo da mafie, criminalità e corruzione, ma anche da organizzazioni neonaziste e neofasciste». Lo affermano, in una nota, il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Verna, a margine dell’incontro in Fnsi con il ministro Minniti.
«Coordinamento – proseguono – che avrà anche il compito di definire le più opportune misure di sicurezza e di protezione nei confronti dei cronisti minacciati, della libertà di informazione e del diritto dei cittadini ad essere informati. Fnsi e Odg hanno inoltre apprezzato l’impegno del ministro, anche nella sua veste di senatore della Repubblica, affinché siano portate a rapida approvazione le parti della proposta di legge sulla diffamazione relative all’abrogazione del carcere per i cronisti e per giungere alla definizione di specifiche norme che scoraggino le cosiddette “querele temerarie”».

Chiude l’agenzia fotografica Studio Camera, scompare un altro pezzo dell’informazione di qualità in Sicilia

Michele Naccari Franco LanninoLa chiusura annunciata di Studio Camera, agenzia fotografica palermitana fondata trent’anni fa dal giornalista Franco Lannino insieme a Michele Naccari, è un altro preoccupante segnale che Assostampa considera in tutta la sua gravità, per gli aspetti occupazionali e delle garanzie professionali.

Crisi dell’editoria e qualità dell’informazione. La velocità con cui sistemi e mezzi di comunicazione di massa in tutto il mondo si evolvono e mutano è sempre più alta, definendo un panorama dove è ineluttabilmente destinato a sopravvivere, distinguendosi dal “rumore di fondo”, solo il prodotto migliore.
Ma la tendenza degli editori nostrani di reagire ai conti in rosso continua a essere quella di non investire nella qualità. Piuttosto, con perfetto autolesionismo, si mira solo ad amputare gli organici delle redazioni e diminuire i costi, esternalizzando la realizzazione di contenuti verso forme di lavoro autonomo sottopagato, chiedendo a redattori e collaboratori massicci flussi di contenuti multimediali (articoli comprensivi di video e foto) da inserire freneticamente nei sistemi editoriali con sempre maggiori, massacranti carichi di lavoro al desk.

La contrazione indiscriminata dei costi delle risorse professionali può essere un fenomeno momentaneo in una idea imprenditoriale sana, non certamente la strategia permanente per perseguire stabilità, crescita e sviluppo. In stretta coerenza, l’Associazione Siciliana della stampa intende dare la massima visibilità alla vicenda di Studio Camera, un altro pezzo importante della storia dell’informazione di qualità siciliana, che rischia di perdersi.


Studio Camera. Come muore un'agenzia fotografica, come scompare un pezzo di storia palermitana (e come si perdono cinque posti di lavoro). L'amarezza di Franco Lannino, giornalista fotoreporter.

omicidio arato san giuseppe jato“Fotoreporter è essere svegliato alle due di notte e, pochi minuti dopo, essere già al volante in macchina e correre, correre. Come quella volta nel 1997 fino a San Giuseppe Jato e, sul luogo dell’omicidio, aspettare ore sotto la pioggia, appoggiato ad un muro, che la scientifica finisse di esaminare la scena del crimine, fare gli scatti poi ripartire alle cinque per Palermo, e ancora correre, correre in agenzia, stampare le foto e inviarle alle redazioni. Ma è anche scoprire, qualche anno dopo, che lì, fra quelli che pensavi fossero normali inevitabili curiosi, quella notte proprio accanto a me c’era anche l’assassino, che si divertiva ad assistere ai miei battibecchi, di rito, quando cercavo di avvicinarmi troppo per fotografare Vincenzo Arato, l’uomo che lui aveva appena ucciso, mentre le forze dell'ordine mi volevano tenere lontano perché non disturbassi la scientifica".

Franco Lannino, che con Michele Naccari 29 anni fa ha fondato l'agenzia fotografica Studio Camera di Palermo, costretta a chiudere i battenti, racconta con amarezza come si perde un pezzo di storia palermitana insieme a cinque posti di lavoro.

"Essere fotoreporter è difficile, non è un'attività cui ti puoi dedicare seriamente senza profonda determinazione e dedizione. Quando nel 1996 fu arrestato Giovanni Brusca, l'assassino di Falcone, di Rocco Chinnici e di centinaia di altri di cui nemmeno lui si ricorda più, i poliziotti lo sorpresero nel suo rifugio ad Agrigento mentre guardava il film sulla strage di Capaci. Abbiamo aspettato, davanti all'ingresso della Squadra mobile, l'arrivo delle macchine che lo stavano trasferendo a Palermo. Michele Naccari aveva deciso quale fosse lo scatto da fare. Attese fino alle quattro di mattina finché, terminati i primi interrogatori e le formalità, finalmente portarono il boss nella stanza del Capo della Mobile, che a quel tempo era Luigi Savina (oggi prefetto e vicecapo della Polizia), per avere la soddisfazione di potere fotografare Brusca proprio lì, in quell'ufficio, accanto l'immagine di Falcone e Borsellino più famosa del mondo, scattata da Tony Gentile".

brusca giovanni foto falcone borsellino
Internet ha consentito di creare un sistema di informazione globale interattivo, a cui chiunque può accedere e partecipare. Facebook nasce nel 2004 e da quel momento i social media sono esplosi come fenomeno planetario modificando per sempre la comunicazione di massa. Paradossalmente, il concetto democratico che tutti possono comunicare gratis con tutti ha portato ad un drastico abbassamento generale del valore di mercato dei media tradizionali e delle competenze professionali.

"Fino al 2015", spiega Franco Lannino, "l'agenzia Studio Camera contava tre impiegati (regolarmente assunti), i due soci (io e Michele Naccari), una collaboratrice a gettone e una rete di collaboratori sparsi in tutte e nove le province siciliane.
Le realtà editoriali nostre maggiori committenti in quel momento erano Il Corriere del Mezzogiorno on line (Rcs) tramite l'Agenzia Italpress, Repubblica, La Sicilia e il Giornale di Sicilia, l'Ansa nazionale.
Il primo cliente di rilievo a dileguarsi è stato il Corriere del Mezzogiorno, a fine contratto ha preferito affidare a singoli giovani giornalisti il compito di produrre foto e video, insieme agli articoli, pagandoli pochissimo ovviamente.
Il rapporto con Italpress è rimasto, dopo la loro richiesta di continuare la collaborazione (ancora attiva) seppure con un piccolo budget.
Il secondo quotidiano ad interrompere il rapporto è stato la Sicilia. Con loro avevamo un accordo mensile, 1.500 euro. Dopo due anni di fatture non pagate, ci propongono un "taglio e stralcio". Accettiamo per questioni di liquidità, sperando in qualcosa di meglio in futuro. Non ci hanno mai più acquistato una foto o un servizio, però l’editore ripubblica ancora oggi foto nostre, che non pagano.

Nel 2016 il Giornale di Sicilia, in maniera unilaterale ovviamente, riduce il costo delle fotografie: da 12,50 a 8 euro per foto (non distinguendo le foto eseguite fuori sede e i giorni festivi). Che fare? Accettiamo. Ma la brutta sorpresa è la grave diminuzione del flusso di lavoro: prima la media era di 100-150 foto acquistate (1250-1500 euro/mese), adesso quando ci acquistano dieci foto è festa (80 euro mese).

Sempre nel 2016, a settembre per l'esattezza, arriva una raccomandata da Repubblica che ci annuncia il mancato rinnovo del contratto in essere (3500 euro/mese). Lo avevano già fatto tre volte nel corso dei 29 anni di continua collaborazione con l'edizione nazionale e 19 anni di edizione locale. Ci offrono 1000 euro invece dei 3500 per avere a disposizione un'intera agenzia fotografica. "Questo è il budget" ci dissero, e "altro non si può fare". Abbiamo rinunciato.
L'Ansa ha ancora livellato i prezzi (al ribasso) e oramai richiede foto e servizi proprio quando non ne può fare a meno. Obbliga i cronisti (assunti e collaboratori) a fornire foto e video gratis.
Diversi quotidiani on line che si erano affacciati in ambito locale negli ultimi anni, e si servivano della nostra agenzia, hanno purtroppo chiuso i battenti uno dopo l’altro.
Questo per quanto riguarda il versante editoriale puro.
Le difficoltà non diminuiscono per le collaborazioni con Enti e Fondazioni di alto livello culturale.
Con l'Orchestra Sinfonica Siciliana (anni 2010-2014) siamo riusciti a recuperare il dovuto solo ricorrendo per via legale. Il Teatro Biondo non ci ha più chiamato per fare le foto di scena ai vari spettacoli, ha preferito dall'anno scorso "assumere" volta per volta fotografi esterni per il tempo strettamente a scattare le foto alle prove. Persone assunte per due giorni con tanto di contributi pagati e poi licenziati per cifre nette che si aggirano intorno i 150 euro. E, altra beffa, dal 2014 il Teatro Biondo non ci paga le fatture.

Ricevere note di riepilogo mensile per foto fornite ad un costo totale imposto di cinque euro è letteralmente insostenibile.
Poiché chiunque abbia un telefonino oggi scrive testi, scatta foto e gira video, il valore dei contenuti, in maniera indifferenziata, per gli editori non vale nulla.
Il fotogiornalismo è morto, Studio Camera è morta, la dignità professionale è morta. Ne stiamo solo prendendo atto".

Taormina ai giornalisti: «Poi vi lamentate se vi danno le testate». Assostampa: «Inaccettabile, chieda scusa»

Carlo Taormina«Poi vi lamentate se vi danno le testate». Un modo singolare, e certamente inaccettabile, quello scelto dall’avvocato Carlo Taormina per chiedere ai giornalisti di essere «solleciti nei confronti dei cittadini» in relazione all’arresto del suo assistito, il deputato regionale Cateno De Luca, per evasione fiscale. Un riferimento – alla testata con la quale un mafioso di Ostia ha colpito un inviato della trasmissione Rai “Nemo” – del tutto specioso e che dimostra, una volta di più, come l’esercizio sereno e obiettivo della professione di giornalisti non sia gradito a certi personaggi, evidentemente abituati a ragionare come soggetti “di parte” e quindi poco avvezzi ad un ruolo “terzo” come deve essere quello del cronista. Al di là di tutto, però, la violenza e l’acrimonia delle affermazioni di Taormina non possono passare inosservate; in una terra come la Sicilia, dove i giornalisti sono per definizione più esposti al rischio di intimidazioni, aggressioni e minacce, parole del genere suonano quasi come un “invito” a prendersela con chi ha il dovere di informare i cittadini. Parole per le quali Taormina dovrebbe scusarsi con tutti i giornalisti siciliani che peraltro, impegnati fino a pochi giorni fa in un altro processo che riguardava il deputato De Luca, hanno dato l’ennesima prova di obiettività e terzietà.


“Una frase infelice e fuori luogo quella dell’avvocato Taormina, che non si capisce perché tiri in ballo l’episodio della testata inferta a un giornalista a Ostia. Bisognerebbe avere più rispetto per i cronisti e non alimentare con certe dichiarazioni un clima d’odio che poi rischia di degenerare in episodi violenti come è successo a Ostia. Per tornare a un clima più sereno ognuno deve fare il proprio lavoro nel rispetto di tutti. Basta allusioni e accuse gratuite.” Questa la risposta del presidente dell’ordine dei giornalisti siciliani, Giulio Francese.

VIDEO - Sul comportamento della Procura: “Giudicate voi se è normale, valutate voi se è da Paese civile. Poi vi...

Pubblicato da Rassegna Stampa su Sabato 11 novembre 2017

 

Uffici stampa e il caso Trappeto / Il 2 novembre a Roma la questione approda in commissione Uffici stampa Fnsi

Il prossimo 2 novembre a Roma in occasione della seduta della commissione uffici stampa delle Federazione nazionale della stampa, l’Associazione siciliana della Stampa porrà con forza ancora una volta la necessità di un’azione forte e congiunta della Fnsi e dell’Ordine dei Giornalisti sulla sempre più spinosa questione dell’inquadramento dei giornalisti nelle pubbliche amministrazioni.

ufficio stampa 480Lo afferma il Segretario regionale dell’Associazione siciliana della Stampa, Alberto Cicero. “La Sicilia grazie ad un impegno forte e costante dell’Assostampa – afferma Cicero – ha prodotto nell’ultimo ventennio una normativa che non ha eguali in altre regioni italiane, culminata nel 2007 con la contrattazione collettiva per gli uffici stampa degli enti locali siciliani, la cui legittimità è stata fra l’altro riconosciuta negli ultimi anni da diverse pronunce di diversi giudici siciliani. Non è ammissibile dunque che vi siano ancora amministrazioni locali che propongano bandi a titolo gratuito o con altre soluzioni fantasiose dal punto di vista amministrativo con il solo scopo di eludere le leggi, violando fra l’altro l’articolo 36 della Costituzione che stabilisce che ogni lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro. Trappeto è solo l’ultimo anello di una catena contro cui l’Associazione siciliana della stampa ha combattuto negli ultimi anni per affermare principi innanzitutto di legalità e poi di un sistema di informazione corretta da parte delle istituzioni nei confronti dei cittadini, affidato a veri professionisti, a giornalisti iscritti all’albo e non a saltimbanchi vari. Il sindaco di Trappeto dice che non ha i soldi in bilancio per pagare un giornalista? Sicuramente sarà vero ed è ovvio che l’Assostampa si rende conto della situazione finanziaria nella quale si trova la maggior parte degli enti locali, ma la normativa prevede la possibilità per i piccoli comuni di consorziarsi e dunque sarebbe il caso che Trappeto, se vuole veramente fornire questo servizio al territorio, invece di risolvere il problema con la semplice parola “gratuito” stampata su una delibera e su un bando, metta al lavoro i suoi uffici, avvii un’interlocuzione con i comuni viciniori (da Balestrate a Partinico) e trovi una soluzione seria e credibile. L’Assostampa è disponibile in tal senso a fornire tutti i tipi di assistenza legale e amministrativa necessari, ma intanto il sindaco ritiri immediatamente questo provvedimento. Trappeto, ma potrebbe essere anche un altro comunque siciliano, è comunque un piccolo tassello di una questione più complessiva che, lo ribadiamo, non può essere affrontata con iniziative solitarie, sporadiche o strumentali, ma necessita di un impegno comune fra Ordine e Sindacato regionale, con l’appoggio forte della Fnsi, e di una concreta interlocuzione politica sia a livello nazionale che qui in Sicilia. Ci auguriamo che il prossimo Governo regionale che si andrà a formare nelle prossime settimane mostri una certa attenzione sulla questione che va al di là di una normale rivendicazione sindacale ma investe un più generale sistema di buona informazione e trasparenza negli enti locali siciliani, così come nelle aziende sanitarie e ospedaliere, negli enti collegati e nella stessa amministrazione regionale”.


Trappeto, ufficio stampa del Comune a titolo gratuito
No dell’Ordine: “Il sindaco ci ripensi”

"No allo sfruttamento, auspico un immediato ripensamento". Con queste parole il presidente dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia Giulio Francese critica la decisione del Comune di Trappeto di istituire l'Ufficio stampa, affidando l'incarico a un giornalista professionista esterno ma a titolo gratuito. "Posso capire le intenzioni del sindaco di fornire una migliore informazione ai suoi cittadini, apprezzo il suo sforzo di rispettare le norme, richiamandosi alle legge 7 giugno 2000 n.150 che disciplina l'attività di informazione e comunicazione nella pubblica amministrazione. Ma le norme vanno rispettate in toto e quelle vigenti in materia di pubblico impiego e le linee guida stabilite dall'accordo tra Ordine dei giornalisti e Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) nei bandi per gli uffici stampa escludono richieste di prestazioni a titolo gratuito".

Il presidente dell'Odg Sicilia si è anche messo in contatto diretto con il sindaco Santo Cosentino. "Gli ho chiesto di ritirare il bando - ha proseguito Francese - Ha preso atto delle mie osservazioni, ne parlerà con i suoi collaboratori e valuterà se ritornare sui suoi passi. Mi ha assicurato che l'intento era quello di garantire un servizio moderno ed efficiente di comunicazione a un piccolo comune come il suo, nonostante le scarse risorse finanziarie. Nessuna volontà di sfruttamento, ha ribadito. Prendo atto della sua volontà di dialogo e della sua disponibilità a incontrare sindacato e Ordine dei giornalisti per un chiarimento e un sereno confronto".

 

Eletti gli organismi del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Buon lavoro da Assostampa Sicilia

Carlo Verna è il nuovo presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Gianni Faustini presidente del Consiglio di disciplina. Nei nove dell’esecutivo Franco Nicastro, consigliere eletto in Sicilia. Vicepresidente del Cnog è la toscana Elisabetta Cosci, prima donna a rivestire questa carica.

Carlo VernaDopo l'elezione del presidente Carlo Verna, del vicepresidente Elisabetta Cosci, del segretario Guido D'Ubaldo e del tesoriere Nicola Marini il 25 ottobre, il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, nella seduta del 26 ottobre, ha completato i lavori per l'elezione degli altri componenti del Comitato Esecutivo.
Sono stati eletti i consiglieri professionisti Andrea Ferro (37 voti), Nadia Monetti (39) e Franco Nicastro (33) e i consiglieri pubblicisti Alessandro Sansoni (39), Gianni Maria Stornello (33).

Il Consiglio nazionale, dopo l’elezione del Comitato Esecutivo, ha proceduto alla elezione dei componenti del Collegio dei Revisori dei Conti per il triennio 2017/2020. Hanno votato 59 consiglieri.
Sono stati eletti  i professionisti Enrico Clemente e Mario Fatello e il pubblicista Angelo Ciaravolo.

Nella sessione del 27 ottobre, il Cnog ha eletto il nuovo Consiglio di disciplina nazionale, composto da: Gianni Faustini, Presidente, Massimo Duranti, Laura Trovellesi Cesana, Laura Verlicchi e Maria Zegarelli.
Il Presidente dell’Ordine nazionale Carlo Verna ha sottolineato, nel corso del Consiglio, orgoglio e soddisfazione per l’attribuzione della presidenza del Consiglio di disciplina nazionale al “padre delle carte deontologiche” Gianni Faustini, Presidente emerito dell’Ordine nazionale dei giornalisti. Faustini ha attraversato, da giornalista, le fasi cruciali della storia dell’Ordine e ha dato un importante contributo alla deontologia professionale. La Carta dei doveri del giornalista è stata approvata l’8 luglio 1993 dal Consiglio nazionale da lui presieduto (dal 3 febbraio 2016 la Carta è stata inglobata nel Testo unico dei doveri del giornalista).

Soddisfazione della Commissione pari opportunità Fnsi per l'elezione nell'esecutivo delle colleghe Elisabetta Cosci e Nadia Monetti.

 

La Sicilia, mancato rispetto dei pagamenti arretrati ai collaboratori

Il Consiglio regionale di Assostampa Sicilia esprime preoccupazione e condivide la denuncia del mancato rispetto delle modalità di pagamento dei compensi arretrati ai collaboratori de “La Sicilia” cui si era impegnato l'editore, contenuta nella nota congiunta delle segreterie provinciali di Catania, Ragusa e Siracusa.

La SiciliaMancato rispetto dello scadenzario comunicato il 10 agosto u.s. all'Associazione Siciliana della Stampa e al Cdr, anomala e discutibile gestione dei pagamenti effettuati ad alcuni collaboratori.
Questa la denuncia contenuta in una nota che le segreterie territoriali Assostampa di Catania, Ragusa e Siracusa, hanno inviato alla proprietà del quotidiano "La Sicilia".
Alla base della protesta il mancato pagamento delle collaborazioni maturate nell'ultimo anno da diversi collaboratori, il mancato rispetto delle tre scadenze indicate per il pagamento di quattro mensilità del 2016, la scelta di pagare solo alcuni collaboratori richiedendo agli altri i borderò, inviati già un anno prima, della collaborazioni effettuate, senza per altro fissare date certe per il saldo di pendenze risalenti a quasi due anni fa.

Formazione giornalisti. Protocollo d'intesa tra l’Associazione siciliana della stampa e l'università Kore di Enna

Universita Kore EnnaFirmato  ad Enna, dal segretario regionale di Assostampa Alberto Cicero e dal presidente dell'Università Kore di Enna Cataldo Salerno, un protocollo d'intesa sulla formazione ed aggiornamento dei giornalisti siciliani.
Il documento che rappresenta la base di un percorso condiviso tra giornalisti ed università nasce dalla sempre crescente esigenza di qualità e competenza nell’informazione su cui incombe il peso della sfida dei social network e non soltanto.
Oltre che promuovere iniziative di formazione, aggiornamento e specializzazione tra cui i corsi di "Formazione professionale continua-FPC" obbligatoria ex legge 148/2011, il protocollo guarda ad una possibile attivazione di concerto con la Kore di Enna di master universitari e corsi di alta formazione.
Un’attenzione particolare sarà data ad attività d’incubazione professionale, di promozione e start-up nel settore dell’informazione, ICT e new-media.

Nuovo Consiglio Odg, i migliori auspici di buon lavoro nel solco della linea politica d'intesa con il sindacato, a tutela dei giornalisti siciliani

ordine dei giornalisti"L’insediamento del nuovo consiglio direttivo dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia avviene in un momento in cui l’autonomia professionale e il lavoro giornalistico in genere sono sempre più messi in pericolo da attacchi concentrici e sempre più gravi, specialmente – ma non solo - da parte datoriale, che si evidenziano in una condizione via via sempre più precaria dei giornalisti siciliani. Davanti a sfide che necessitano di risposte immediate e puntuali, l’Associazione siciliana della stampa, augurando buon lavoro al nuovo presidente Giulio Francese e ai nuovi dirigenti auspica che l’Ordine di Sicilia non defletta dalla strada già tracciata dal precedente direttivo in difesa dei giornalisti e dell’agibilità professionale. Una linea politica che ha visto sinora Ordine e sindacato schierati sempre fianco a fianco e che ha permesso di vincere diverse battaglie per la difesa del lavoro e della dignità dei giornalisti siciliani".
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