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La legalità è anche motore di sviluppo. I consumatori premiano i prodotti di riconosciuta affidabilità, per i quali il rispetto delle norme oltre all'aspetto etico in sé garantisce provenienza sicura e qualità alimentare. Il consumo consapevole e la ricchezza della biodiversità dei nostri mari si può tradurre quindi in fonte di reddito a vantaggio degli operatori della filiera della pesca in Sicilia. È questa l'idea progettuale di "Pescesicuro".
Gianfranco Marrone, professore ordinario di semiologia dell’Università degli Studi di Palermo - Dipartimento Culture e Società, ha coordinato il gruppo di lavoro dell’Ateneo palermitano impegnato sul progetto “Pescesicuro”, finanziato dalla Regione Siciliana - Dipartimento Pesca nell’ambito del programma FEP. Nove gli spot realizzati, che intendono sensibilizzare l’utenza verso un consumo legale e consapevole del prodotto più tradizionale dell’alimentazione siciliana. "Oggi più che mai, in un contesto caratterizzato da overdose di informazioni, è necessario un linguaggio creativo e nel contempo semplice e immediato per raggiungere efficacemente l’utenza di riferimento.", afferma Gianfranco Marrone. "Per questo abbiamo effettuato una scelta precisa puntando su spot rapidi e animati destinando il nostro messaggio prevalentemente alla rete internet". Gli spot, prodotti dalla società Playmaker con la collaborazione per la parte animata del pittore e disegnatore Luigi Ricca, sono scaricabili dal sito www.pescesicuro.it Il progetto "Pescesicuro" è finanziato attraverso la misura 3.4 del FEP 2007-2013 - UE - Regione Siciliana: "Sviluppo di nuovi mercati e campagne rivolte ai consumatori". La misura, ai sensi di quanto previsto dall’art. 40 del Regolamento (CE) n. 1198/2006, è destinata all’attuazione di una politica di qualità, di valorizzazione e di promozione, nonché di sviluppo di nuovi mercati per i prodotti della pesca e dell’acquacoltura. I NOVE SPOT DELLA CAMPAGNA PESCESICURO
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E’ scomparso oggi nella sua casa di Trieste Etrio Fidora, storica firma del giornalismo siciliano. Aveva compiuto 85 anni lo scorso 19 ottobre. Il suo nome è legato agli anni d’oro del giornalismo d’inchiesta, e in particolare del quotidiano l’Ora, nel quale Fidora aveva percorso tutti i gradini da corrispondente, a cronista e redattore politico-parlamentare, capocronista, vice direttore e poi direttore dal 1976 al 1978, fino alla chiusura del giornale il 9 maggio 1992. "Un grande interprete - sottolinea il segretario regionale Alberto Cicero - degli anni d'oro del giornalismo d'inchiesta, e in particolare del quotidiano l'Ora. Una figura carismatica, sempre in prima linea nelle numerose battaglie e inchieste che il giornale l’Ora condusse in quegli anni per svelare l’avanzata di Cosa Nostra e i suoi legami con il mondo degli affari e della politica". Inchieste che gli procurarono il poco invidiabile record di 86 querele per diffamazione, tutte conclusesi con l’assoluzione, a conferma di un modo di fare giornalismo "all’antica" fondato sulla ricerca, l’approfondimento e la verifica delle notizie. Come direttore del quotidiano fu condannato in primo grado, negli anni settanta, ad un anno di carcere senza condizionale e alla sospensione dall'Ordine dei giornalisti, sentenza poi annullata in Cassazione, e il caso suscitò una mobilitazione nazionale che coinvolse personalità come Indro Montanelli, Enzo Biagi, Guido Gonella, Arrigo Petacco. Carattere duro, rigoroso e inflessibile, mise il suo impegno professionale anche al servizio degli organismi di categoria, all’interno dell’Assostampa Sicilia come Consigliere, componente di giunta dagli anni ’60 fino al 2000, ma rivestì anche la carica di Presidente fra il 1989 e il 1992. Assunse anche importanti ruoli sindacali a livello nazionale come Consigliere nazionale della Fnsi fra gli anni ’70 e ’80 e dall’82 all’84 vice segretario nazionale. Fu anche Consigliere dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia fra il ’69 e il 1970. Fra gli anni ’90 e 2000 fu docente all’Università di Palermo in tecniche del linguaggio dei media e tecniche della comunicazione e condirettore della testata giornalistica Ateneonline. All’Università di Trieste, la sua amatissima città natale, insegnò presso le Facoltà di Lettere e Filosofia e di Scienze della Formazione.
L’Associazione siciliana della stampa nel ricordare la figura carismatica di Etrio Fidora si associa al dolore del figlio Dario, collega e consigliere regionale dell’Assostampa, e dei familiari
Il cordoglio della FNSI per la morte di Etrio Fidora, firma storica de L'Ora, a lungo impegnato nel sindacato
La Federazione nazionale della stampa italiana ricorda con grande commozione il collega Etrio Fidora, firma storica de L’Ora, protagonista di una lunga stagione di battaglie giornalistiche e per lungo tempo impegnato nel sindacato di categoria, come presidente dell'Associazione Siciliana della stampa e componente della giunta esecutiva della FNSI. Fidora si è spento a Trieste, dove era nato, 85 anni fa. Nel 1955 era arrivato a L’Ora di Palermo dove è stato cronista politico-parlamentare, inviato, redattore capo, direttore e, nell'ultima fase di vita del giornale, anche direttore editoriale. Cronista appassionato, contribuì con le sue inchieste a rivelare gli affari e le collusioni della mafia con la politica e il potere e questo gli procuro, insieme agli altri dirigenti del giornale, una lunga serie di guai giudiziari. La sua condanna, come direttore del giornale negli anni Settanta, a un anno di carcere senza condizionale e alla sospensione per un anno dall'Ordine dei giornalisti, poi annullata in Cassazione, suscitò la mobilitazione del mondo giornalistico con interventi di Indro Montanelli, Enzo Biagi, Guido Gonella e della Federazione della Stampa. “Un chiaro esempio di giornalista dalla schiena dritta che non si è mai piegato alle pressioni e ai tentativi di condizionare e ridurre al silenzio la stampa”, ha ricordato il segretario generale, Raffaele Lorusso.
Al figlio Dario, anch’egli giornalista e componente della Commissione nazionale lavoro autonomo della FNSI, alla famiglia, ai colleghi e amici che lo hanno conosciuto, il cordoglio della Federazione nazionale della stampa.
I giornalisti pensionati siciliani piangono per la scomparsa di Etrio Fidora, che fu dirigente sindacale dell'Assostampa, giornalista di grande talento, amministratore e direttore del giornale L'Ora ma che soprattutto ha avuto la capacità di formare decine di giornalisti che ancora oggi portano in tutta Italia con orgoglio il nome della Sicilia. Da anni Etrio si era trasferito a Trieste ma , fino alla chiusura , ha mantenuto un rapporto vivo con Palermo e con la Sicilia grazie ai suoi interventi, attualissimi su Ateneonline, il giornale on line della scuola di giornalismo di Palermo. Memorabili i confronti in campo sindacale tra Etrio, portatore di una linea progressista del sindacato e Orlando Scarlata espressione di un giornalismo moderato portato più al dialogo con la controparte editoriale che allo scontro.
In questo momento di dolore , quale presidente del gruppo pensionati dell'Assostampa e a nome di tutti i giornalisti pensionati siciliani, porgo le più vicine condoglianze al figlio Dario, nostro collega in giornalismo e ai familiari tutti. Natale Conti, presidente del Gruppo giornalisti pensionati della Sicilia
Il ricordo di Roberto Carella: "Le inchieste di Etrio Fidora hanno contribuito a dimostrare il vero potere della mafia negli anni 60’-90’. Nella sua lotta contro la mafia subì 86 querele per diffamazione, che finirono tutte con l’assoluzione". Trieste, 30 ottobre 2015. Si è spento all’alba di oggi nella sua casa di Trieste il giornalista Etrio Fidora. Aveva da poco compiuto 85 anni. Era stato vicesegretario nazionale della Fnsi e presidente dell’Associazione siciliana della stampa. Lascia la moglie Ornella Di Blasi, anche lei giornalista, già redattrice della Rai di Trieste. Nato a Trieste, Fidora ha lavorato per gran parte della sua carriera in Sicilia, a Palermo. Al quotidiano L’Ora è stato cronista parlamentare, capocronista, caporedattore, condirettore e direttore editoriale. Ma ha collaborato a lungo anche per la Rai. Le sue inchieste hanno contribuito a dimostrare il vero potere della mafia negli anni 60’-90’. Nella sua lotta contro la mafia subì 86 querele per diffamazione, che finirono tutte con l’assoluzione. Fidora e i suoi colleghi subirono intimidazioni e attentati: ben tre cronisti vennero uccisi, e la redazione de L’Ora venne fatta saltare con il tritolo. La bomba a L’Ora ricordò a tutta Italia che il terrorismo mafioso era più che mai forte ed attivo. Il Presidente Saragat tuonò: “Ci voleva l’attentato a L’Ora per far capire che la mafia esiste”. E dopo questo atto efferato Ferruccio Parri al Senato e Sandro Pertini alla Camera presentarono immediatamente il disegno di legge per la costituzione della Commissione parlamentare antimafia, tutt’ora in attività. Ma negli anni ’70, come condirettore responsabile de L’Ora venne condannato a un anno di carcere e alla sospensione dall’Ordine. Vi fu una vera sollevazione della categoria e della Fnsi, e una mobilitazione a livello nazionale. Si schierarono con Fidora giornalisti Indro Montanelli, Arrigo Petacco, Enzo Biagi. Poi la sentenza venne annullata in Cassazione. Ha insegnato Scienze della comunicazione alle Università di Palermo e di Trieste. Fino agli ultimi anni ha collaborato con numerose riviste. Una lunga malattia lo ha prostrato, ma Fidora ha sempre voluto restare vicino al mondo giornalistico e del sindacato. Con centinaia di pubblicazioni ed interventi. Roberto Carella, Consigliere Cda dell’Inpgi
ALBERTO SPAMPINATO (OSSIGENO): "Addio a Etrio Fidora (L'Ora). Superò senza condanne 86 querele per diffamazione". Roma, 30.11.2015 - Etrio era un uomo retto e generoso. La sua vita dimostra che un giornalista può tenere la schiena dritta e mantenere l'autonomia di giudizio se accetta di rinunciare a favori e privilegi, se ha il coraggio delle proprie idee, se accetta i rischi che ciò comporta, se è disposto a pagare questi prezzi. La sua vita professionale, ricostruita nel testo autobiografico tratto al libro "Era L'Ora. Il giornale che fece storia e scuola", a cura di Michele Figurelli e Franco Nicastro, XL Edizioni, Roma 2011, ci parla di una stagione che appartiene al passato, ma della quale il giornalismo di oggi ha ereditato molti problemi che si trascinano tuttora irrisolti. Ciò rende più che mai attuali le parole con le quali Fidora conclude il racconto delle sue esperienze professionali e giudiziarie: "Guai se questa nostra Repubblica non avesse avuto giornalisti capaci di sfidare a caro prezzo querele di politici e di mafiosi, e non solo. E non avesse anche avuto un grande rinnovamento culturale e civile interno alla nostra magistratura"e anche avvocati valorosi. Etrio Fidora è uno di quei giornalisti diventati direttori facendo la gavetta e conquistando sul campo la stima dei colleghi. Divenne direttore del giornale "L'Ora", il battagliero quotidiano del pomeriggio di Palermo nel 1976, quando il direttore "degli anni ruggenti" Vittorio Nisticò, dopo 25 anni, lasciò l'incarico. Etrio era stato uno dei suoi più stretti collaboratori. Insieme a lui aveva subito un numero enorme di processi per diffamazione a mezzo stampa, una raffica di querele strumentali e pretestuose. A causa di alcuni articoli fu anche minacciato di morte e per un certo periodo fu scortato dalla polizia. Le querele lo costringevano a passare intere giornate in tribunale da imputato, ma Etrio ne usciva sempre assolto, grazie ai valorosi avvocati del giornale e a giudici illuminati che, per fortuna, c'erano anche a quei tempi! Ma una volta Etrio fu condannato per diffamazione, in primo grado, a un anno di carcere senza condizionale per alcuni articoli e inchieste che prendevano di mira mafiosi e politici potenti ed arroganti. In seguito alla condanna fu anche sospeso dall'Ordine dei Giornalisti. Scoppiò una bufera, peggio di quella che abbiamo visto nel 2012 per la condanna a Sallusti. Ma in appello Fidora fu assolto. E lui concludeva sempre il racconto dicendo: "Alla fine la mia fedina penale è rimasta pulita". Addio Etrio, ci mancherai.
Morto a Trieste, dove era nato, l'ex direttore del quotidiano L'Ora. Aveva 85 anni PALERMO, L'UNCI RICORDA ETRIO FIDORA FIGURA STORICA DEL GIORNALISMO
Il Gruppo cronisti siciliani-Unci ricorda Etrio Fidora, scomparso a Trieste all'età di 85 anni, figura storica del giornalismo siciliano e non solo. Aveva trascorso quasi tutta la sua carriera professionale nella redazione del quotidiano L'Ora, come inviato, cronista politico-parlamentare, redattore capo, poi direttore e direttore editoriale. A Palermo, il cronista triestino ha dato vita a numerose inchieste sul fronte antimafia ma anche sul tema delle collusioni tra politica e comitati d'affari. Al suo attivo quasi 90 querele per diffamazione che si sono concluse con l'assoluzione. Etrio Fidora è stato anche vicesegretario nazionale della Federazione Nazionale della Stampa. «Con Fidora - ha dichiarato il vice-presidente nazionale dell'Unci, Leone Zingales - scompare un uomo coraggioso, un cronista rigoroso e attento. Fidora era un giornalista di razza, con la schiena dritta, che non si è mai piegato ai cosiddetti 'poteri forti'».
Il Gruppo siciliano dell'Unione cronisti è vicino ai familiari ed in modo particolare a Dario, anch'egli giornalista.
di Redazione | Pubblicato il | categoria: Notiziario
Il sindaco Enzo Bianco, confermando la sua attenzione per la crisi che sta attraversando il sistema dell’editoria televisiva in Sicilia e a Catania in modo particolare, riceverà a Palazzo degli Elefanti i lavoratori di Antenna Sicilia per i quali l’azienda ha annunciato il licenziamento a seguito della cancellazioni dei telegiornali e della programmazione degli spettacoli di intrattenimento.. Nonostante si sia già concluso con una rottura il negoziato aziendale per il rifiuto dell’azienda di prendere almeno in considerazione le ipotesi dei sindacati, tecnici e giornalisti di Antenna Sicilia continuano a garantire la regolare messa in onda dei telegiornali e dei programmi di rete. Complessivamente sono 16 su 23 i lavoratori per i quali la Sige, editrice di Antenna Sicilia, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo ai sensi della legge 223 per motivi economici. A questi lavoratori dipendenti vanno poi aggiunti tutti coloro i quali partecipano a vario titolo all’indotto produttivo dell’emittente come lavoratori autonomi. Nei prossimi giorni le parti saranno convocate a Palermo dall’assessore regionale al Lavoro Bruno Caruso per un ulteriore tentativo di mediazione, specie dopo che i lavoratori hanno contrapposto alla netta chiusura dell’azienda, che intende cancellare i telegiornali e i programmi di intrattenimento, una ipotesi che permetta alla storica emittente di continuare a trasmettere regolarmente senza perdere ulteriori posti di lavoro. Già tre anni la Sige licenziò 28 lavoratori dichiarandoli esuberi strutturali, richiamandoli però pochi mesi dopo, con contratto a tempo determinato, per la produzione e la messa in onda di Insieme, il programma di intrattenimento di maggior successo dell’emittenza televisiva siciliana.
di Dario Fidora | Pubblicato il | categoria: Notiziario
All'età di 90 anni è scomparso nei giorni scorsi Calogero Anzalone, padre adorato di Alessandro, segretario provinciale dell'Associazione siciliana della Stampa di Caltanissetta. Le segreterie regionale e provinciale del sindacato dei giornalisti si associano al dolore dei familiari e sono vicini con affetto al collega Alessandro.
di Redazione | Pubblicato il | categoria: Notiziario
Inviato storico del Tg3, era direttore del sito di Libera Informazione ed è stato tra i fondatori dell'associazione Articolo 21. Fino alla fine ha continuato a lottare per gli ideali in cui ha sempre creduto: la difesa della libertà di informazione, i diritti dei giornalisti, la tutela dei colleghi più deboli. Un male implacabile lo ha sottratto all'affetto di amici e colleghi. Aveva 60 anni. Giornalista professionista dal 1977, entra in Rai nel 1982 nella sede di Torino. Negli anni '90 si occupa della prima Guerra del Golfo, della guerra civile in Albania e della guerra in Kosovo. E poi delle vicende di mafia, dall’assassinio di Falcone e Borsellino sino al processo Andreotti, dalla lotta dei commercianti siciliani contro il pizzo all’arresto dei fratelli Brusca, scrivendo anche numerose pubblicazioni sui temi della lotta alla criminalità organizzata. "E' un momento di profonda commozione - è il commento a caldo di Raffaele Lorusso, segretario generale della FNSI - con Santo Della Volpe scompare una persona per bene, un professionista che ha sempre lottato al fianco degli ultimi e per l'affermazione della cultura della legalità in ogni ambito della vita civile. Ideali ai quali ha ispirato la sua pur breve esperienza al vertice della FNSI, connotandola di passione ed entusiasmo. Ciao, Santo".
La camera ardente sarà allestita domani, venerdì 10 luglio, nella sala Walter Tobagi della Fnsi in Corso Vittorio Emanuele, 349 a Roma, dalle 11 alle 20. I funerali si svolgeranno sabato mattina a Roma nella Basilica di Sant'Agnese, via Nomentana 349.
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"La FNSI prende atto con favore della disponibilità ad avviare un confronto sulla riforma dell'Ordine dei giornalisti, manifestata dall'onorevole Pino Pisicchio. Il sindacato auspica che la riforma venga approvata in tempi brevi, partendo dal presupposto che l'attuale organizzazione professionale è lontana dalla realtà del mercato del lavoro". Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della FNSI. "Sarebbe pertanto auspicabile - osserva Lorusso - che, dopo tanto silenzio, anziché ragionare di nuove proposte, alcune delle quali potrebbero alimentare il legittimo sospetto di voler lasciare inalterato l'insostenibile status quo, si rimetta in pista la proposta di legge di riforma approvata dalla Camera nella passata legislatura. Quella proposta, che potrebbe comunque essere ulteriormente arricchita, ha il pregio di mettere mano alla composizione del Consiglio nazionale, riducendo il numero dei consiglieri e assegnando la maggioranza ai giornalisti professionisti, ossia a chi esercita la professione in via esclusiva, ma soprattutto prevede l'istituzione del Giurì per l'informazione, che rappresenterebbe un presidio a tutela dell'etica e della deontologia, nell'interesse dei cittadini. Il sindacato considera imprescindibile riconoscere l'iscrizione e la permanenza nell'Albo a coloro che esercitano effettivamente la professione, i quali - così come avviene per altri albi professionali - devono essere titolari di una posizione previdenziale attiva presso l'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani. Al netto di pochi casi particolari, legati a situazioni di sfruttamento e di mancato inquadramento da parte di aziende editoriali, da denunciare e perseguire nelle sedi competenti, mantenere l'iscrizione all'albo di circa 50mila giornalisti senza alcuna posizione previdenziale è uno scandalo non più tollerabile".
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Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia ha presentato oggi al Gup del Tribunale di Catania la richiesta di costituzione di parte civile nel procedimento che vede imputato di concorso in associazione mafiosa il direttore-editore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo. Tale scelta, operata nell’assoluto rispetto del principio della presunzione di non colpevolezza, mira a tutelare la categoria dei giornalisti siciliani, il decoro e il prestigio dell’Ordine e la dignità personale e professionale dei dipendenti della Sicilia e del gruppo editoriale guidato da Ciancio, fortemente lesi dalle gravissime imputazioni addebitate al loro direttore-editore. Questo perché i direttori dei quotidiani hanno un fondamentale ruolo di garanzia e di cerniera tra l’Ordine e gli iscritti, nell’ottica e con l’obiettivo del rispetto delle norme di legge, deontologiche, disciplinari e contrattuali.
L’Ordine dei giornalisti di Sicilia è da sempre impegnato nella lotta contro la mafia, anche nel ricordo degli otto colleghi assassinati da Cosa nostra. Auguriamo al collega Ciancio di poter dimostrare di non essersi messo a disposizione dell’associazione criminale o di singoli suoi rappresentanti, mediando con esponenti della politica e della pubblica amministrazione. Ma fino a quando la contestazione sarà questa, noi non potremo che stare dalla parte processuale opposta alla sua, a tutela anche dei giornalisti suoi dipendenti, estranei alle contestazioni dei magistrati e capaci di fare sempre il proprio dovere. Ad assistere l’Ordine di Sicilia è l’avvocato Dario Pastore, del Foro di Catania.
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L'Italia scivola al 73esimo posto nella classifica di Reporters Without Borders sulla libertà di stampa nel mondo. Rispetto all'anno scorso ha perduto 24 posizioni. La situazione per i giornalisti è peggiorata in modo drammatico a causa del notevole aumento delle aggressioni subite e di una legge sulla diffamazione che prevede ancora la galera e che usata dal potere politico si traduce in una censura. Tanto per avere un'idea l'Italia si trova oggi appena prima di Nicaragua, Tanzania e Cipro, e subito dopo Hong Kong, Senegal e Moldavia. http://index.rsf.org
"La decisione dell’editore, giustificata dalla crisi, di fermare la collaborazione diretta alla redazione di Telegiornale di Sicilia - Tgs per la realizzazione di servizi del telegiornale suscita non poco stupore e parecchie perplessità, oltre che preoccupazione comunque anche per i telecineoperatori messi tutti in cassa integrazione”. E’ quanto afferma Roberto Ginex, segretario provinciale Assostampa Palermo, sindacato unitario dei giornalisti
“Il momento di crisi oggettiva che stiamo vivendo – aggiunge Ginex - giustifica soltanto fino ad un certo punto le libere scelte dell’editore che, dopo essersi per anni avvalso della collaborazione di numerosi colleghi pubblicisti e professionisti che hanno tenuto in piedi, assieme ai giornalisti assunti la redazione e i notiziari, dall’oggi al domani decide di chiudere le porte. Ci chiediamo cosa ne sarà dei colleghi collaboratori e quale sarà il livello delle informazioni che ascolteremo e delle immagini che vedremo in tv”.
“Il sindacato dei giornalisti – conclude Ginex - vigilerà su questa vicenda che colpisce in modo duro anche il lavoro già precario ed è pronto a sostenere i colleghi collaboratori, mandati a casa, che per anni hanno speso energie, profuso sacrifici ed oggi vedono evaporare anche i loro sogni”.
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Torna in edicola in 3 milioni di copie, distribuito in 60 Paesi del mondo, il settimanale Charlie Hebdo. In copertina una vignetta di Maometto che versa una lacrima e mostra un cartello con la scritta 'Je suis Charlie' mentre sulla testa del profeta appare la scritta 'E' tutto perdonato'. Sara' questa la prima pagina del primo numero del settimanale satirico dopo l'attacco terroristico che ha causato 12 morti, tra cui il direttore e diversi vignettisti. La copertina del settimanale e' stata anticipata ieri sera dal quotidiano Liberation, che ospita la sede del periodico satirico, nel giorno in cui Al-Qaeda ha minacciato nuovamente la Francia. Charlie Hebdo uscira' domani con 3 milioni di copie, contro le 60.000 normali. Il settimanale ha deciso di triplicare le copie rispetto alle prime indicazioni che parlavano di un milione, sara' stampato in 60 lingue e distribuito in tutto il mondo.
Il ramo magrebino dell'organizzazione terroristica ha assicurato che ci saranno nuovi attacchi se Parigi continuera' con la sua presenza militare in Mali e nella Repubblica centrafricana, se continuera' a bombardare l'Iraq o la Siria, se ci saranno nuove offese della stampa al Profeta. (AGI)
Strage Charlie Hebdo: massiccia partecipazione alla fiaccolata a piazza Farnese a Roma e alle altre manifestazioni in Italia. Tante candele accese e matite alzate per testimoniare la solidarietà nei confronti delle vittime dell'attacco al Charlie Hebdo e in difesa della libertà di stampa. Presidi anche a Torino, davanti a Palazzo Madama, e di fronte alla sede del consolato francese a Firenze, dove si è deciso di listare a lutto la riproduzione del David in piazza della Signoria. "Je suis Charlie". Questa la scritta apparsa sui cartelli nelle manifestazioni, a partire da quella romana alla quale ha partecipato l'ambasciatrice francese in Italia Catherine Colonna che ha ringraziato "tutti i francesi" e "il popolo italiano". "Siamo qui - ha affermato - in questo giorno triste, determinati in difesa della libertà di espressione". Presenti anche diversi rappresentanti della comunità islamica in Italia. Il presidente della Comunità del mondo arabo in Italia, Fouad Aodi, ha portato la solidarietà dei musulmani, aggiungendo che "questi movimenti terroristici vanno combattuti prima da noi". Il segretario della Moschea di Roma, Reduan Abdallah, ha affermato che "è importante non generalizzare perché il terrorismo gioca su questo". "Nessuno pensi di poter introdurre, con questi massacri, con le violenze, la legge del silenzio e della cancellazione dello spirito critico liberamente espresso. Nessuno potrà comunque fermare la voglia di libertà e il bisogno di vivere in democrazia degli uomini e delle donne nel mondo", ha detto il segretario della Fnsi Franco Siddi, chiedendo un minuto di silenzio ai manifestanti. Presenti anche i segretari generali della Cgil, Susanna Camusso, della Uil, Carmelo Barbagallo, e il segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava, oltre al segretario Fiom, Maurizio Landini. "E' un attacco alla democrazia e alla libertà di stampa che richiede risposte ferme", ha sostenuto il segretario Uil Roma-Lazio, Pierpaolo Bombardieri. A promuovere l'iniziativa, tra gli altri: Fnsi, Ordine dei giornalisti nazionale e del Lazio, Se Non Ora Quando, Articolo 21, Acli, Arci, European Alternatives, Amnesty. La Camera ha interrotto i lavori dalle 18 alle 19 per consentire ai parlamentari di partecipare. (di Michele Cassano) (ROMA, 8 GENNAIO - ANSA)
INTERVENTO DI FRANCO SIDDI ALLA FIACCOLATA A PIAZZA FARNESE
Il terrorismo si può nutrire di mille colori. E’ senza aggettivi. E’ negazione delle ragioni della vita a favore delle ragioni della morte. Non c’è ragione filosofica o di fede che lo giustifichi o lo confermi. E se il terrorismo è negazione della vita e non ha aggettivi, va combattuto senza aggettivi né giustificazionismi, né cercando di criminalizzare altri in ragione di categorie di appartenenza, per fede, politica o religiosa, per condizione sociale o etnica. Le spietate esecuzioni contro i colleghi di Charlie Hebdo, contro uomini della sicurezza e lavoratori, “innocenti” in una parola, sono un dolore enorme per tutte le persone del mondo che vivono e credono nella libertà. E’ un atto terroristico orrendo di fronte al quale leviamo la nostra indignazione, la nostra voce di libertà che accendiamo ancora di più. Cordoglio, silenzio, pietà. Questo è momento di cordoglio: il nostro pensiero e le nostre condoglianze più sentite ai familiari, ai colleghi e agli amici delle vittime. Con queste nostre fiaccole davanti all’Ambasciata di Francia a Roma esprimiamo le nostre condoglianze, la nostra solidarietà al popolo e alle Istituzioni della democrazia francese fondata sui tre principi centrali delle democrazie moderne: Liberté, Egalité, Fraternitè! Non si uccide in nome di Dio, in nome di nessun Dio, come più volte ammonisce Papa Francesco e come ripetono le più alte Autorità religiose dell’Islam e di altre religioni. Non ci pieghiamo a chi cerca di spargere sangue per alimentare nuovi odii, nuove violenze, altri morti. Chiediamo giustizia e rispetto per tutte le voci; promuoviamo incessantemente la cultura della pace. Questo è un momento di solidarietà con tutti coloro che lavorano in silenzio o sono costretti a battersi con forza per esercitare il loro diritto di espressione, di informazione, di satira. Questo è il momento della pietà e del raccoglimento, ciascuno con il suo pensiero o la sua preghiera, per i caduti ai quali offriamo questa nostra testimonianza, le luci delle nostre fiaccole, le parole di sostegno a Charlie Hebdo e a tutti coloro che sono in campo - anche maltrattati o prigionieri di regimi o terrorismi vari - per la libertà dell’informazione. Ci guida una ragione su tutte. Al fondamentale diritto umano della vita e al diritto di ognuno di scegliere, sul piano civile e pubblico, secondo le proprie inclinazioni, la propria formazione, le proprie idee, si unisce il fondamentale diritto alla libertà. E la libertà di espressione, di informazione e di satira è il pilastro centrale di tutte queste libertà perché, così, ogni persona trova collocazione ed è elevata ai suoi diritti di cittadino. Il massacro terroristico di Parigi attacca e uccide giornalisti e lavoratori e cerca di spegnere la voce di un giornale. Non dovrebbero essere queste tragedie a ricordarlo a tutti, ma giornali e giornalisti sono le vere sentinelle delle libertà civili. I caduti erano e sono sentinelle e da oggi sono eroi – e ne avrebbero fatto sicuramente a meno noi con loro – delle libertà civili di tutti. Questo va ricordato anche a chi periodicamente lo mette in dubbio. Nessuno pensi di poter introdurre, con questi massacri, con le violenze, la legge del silenzio e della cancellazione dello spirito critico liberamente espresso. Nessuno potrà comunque fermare la voglia di libertà e il bisogno di vivere in democrazia degli uomini e delle donne nel mondo. Per ognuno che cade – è dura – ma è così, altri cento continueranno ad alimentare le parole, le immagini, i pensieri, i giudizi, anche quelli più vivaci che significano libertà di espressione e libertà di informazione. Sta accadendo così, anche adesso, con centinaia di manifestazioni pubbliche in tutto il mondo, con la solidarietà e l’attività di tutta la Federazione mondiale dei giornalisti, Ifj, perché le idee e le opere della libertà non si spengono e non si cancellano con le armi e neanche con le minacce più dure.
Frédéric Boisseau, custode
Franck Brinsolaro, agente di sicurezza
Jean Cabut, noto come Cabu, disegnatore
Elsa Cayat, psicanalista
Stéphane Charbonnier, noto come Charb, disegnatore
Philippe Honoré, disegnatore
Bernard Maris, economista
Ahmed Meradet, agente di polizia
Mustapha Ourrad, correttore di bozze
Michel Renaud, ex capo di gabinetto del sindaco di Clermont-Ferrand e fondatore del Carnet de voyage
Bernard Verlhac, noto come Tignous, disegnatore
Georges Wolinski, disegnatore
A voi tutti il nostro pietoso omaggio, il nostro impegno permanente di fede nella libertà.
Roma, 8 gennaio 2015
FRANCIA: AMBASCIATRICE COLONNA, FRANCESI COMMOSSI DA SOLIDARIETA' ITALIANI Tutti i francesi sono estremamente toccati dalle manifestazioni di simpatia di amicizia e di solidarietà' del popolo italiano". Sono le parole dell'ambasciatrice francese a Roma, Catherine Colonna, intervenuta alla fiaccolata di solidarietà organizzata da Fnsi e Articolo 21 dopo l'attentato alla rivista satirica Charlie Hebdo costato la vita a 12 persone. "Noi siamo tristi - ha detto Colonna - ma siamo calmi perché i nostri valori sono democratici, sono valori di dignità, valori positivi, non valori di distruzione. E siamo determinati. Perché le nostre armi migliori sono l'umanità e la libertà di espressione che è il segno più forte della democrazia. Un valore che noi difenderemo" , ha assicurato. "Grazie di essere qui", ha concluso con il saluto "viva la libertà!". (ROMA, 8 GENNAIO - ADNKRONOS)
CHARLIE HEBDO: CGIL,CISL E UIL A FIACCOLATA,UNITI PER LIBERTÀ CAMUSSO, ARMI NON POSSONO IMPEDIRLA. BARBAGALLO,È STATO UN INCUBO Le delegazioni di Cgil, Cisl e Uil partecipano, in piazza Farnese a Roma, davanti all'ambasciata di Francia, alla fiaccolata di solidarietà per le vittime dell'attacco terroristico alla redazione di Charlie Hebdo promossa dalla Fnsi e, tra gli altri, dalla stessa Cgil. Esponendo il cartello "Je suis Charlie", il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, dice "no all'idea che con le armi si possa impedire la libertà". E sottolinea come tutte le sigle sindacali siano questo pomeriggio in piazza, unite, "per i diritti, la democrazia, la libertà" in questa iniziativa che è "di solidarietà e di condanna" contro ogni forma di violenza e terrorismo. "La nostra è una partecipazione sentita", sottolinea il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, definendo le scene viste ieri "non umane, un incubo" perché "questi brutali attentati rischiano di minare la vita sociale e il progresso di civiltà nell'Europa e nel mondo". Per il leader della Fiom, Maurizio Landini, "la risposta a questo atto terroristico deve essere quella di allargare ancora di più la democrazia, la partecipazione, i diritti". A esprimere la solidarietà del sindacato ai giornalisti, alle famiglie delle vittime e a tutto il popolo francese è anche il segretario confederale della Cisl Maurizio Bernava: "la democrazia e la libertà di stampa sono un patrimonio comune e non possono essere messe in discussione da nessuno. Il mondo del lavoro e unito nel respingere violenza e terrorismo". (ROMA, 8 GENNAIO - ANSA)
La sezione di Trapani dell’Associazione Siciliana della Stampa ha promosso per domenica 11 gennaio 2015 una manifestazione in difesa della libertà di stampa e di solidarietà con la Francia a seguito dei drammatici fatti accaduti a Parigi. La manifestazione si è articolata attraverso un raduno in piazza Vittorio Veneto, a Trapani, dalle 17 alle 19. L’invito a manifestare è stato rivolto alle forze sociali, imprenditoriali, culturali, alle organizzazioni politiche e sindacali, agli organi di stampa e a tutti i cittadini. Si è manifestato con cartelli con la scritta “Je suis Charlie Hebdo”. I giornalisti trapanesi, con i vertici del sindacato provinciale guidato da Giovanni Ingoglia, erano numerosi per testimoniare la loro vicinanza alle vittime delle stragi.