Giovedi, 19 settembre 2024 ore 18:07
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 Notiziario


 

Assostampa, preoccupazione per Antenna del Mediterraneo

 

Antenne locali

"Quanto sta accadendo alla Pubblisystem S.r.L. società editrice di Antenna del Mediterraneo ci preoccupa non poco. L’emittente televisiva privata di Capo d’Orlando (Messina), che confeziona il Tg AmNotizie, da tempo è attanagliata da una grave crisi economica. Un organico che era riuscito a comprendere anche 9 professionisti, 2 pubblicisti, oltre a svariati corrispondenti e tecnici, si è assottigliato fino a ridursi ad un solo pubblicista, un professionista a prestazione e tre tecnici. È di qualche giorno fa la notizia della dichiarazione di fallimento da parte del Tribunale di Patti, a seguito di apposita istanza, della società Pubblisystem".

Lo affermano il segretario regionale di Assostampa Siciliana Roberto Ginex e il segretario provinciale di Assostampa Messina Giuseppe Gulletta. "In carico a questa società - spiegano Ginex e Gulletta - risultano inoltre altre due vertenze, oltre a debiti verso ex dipendenti. Da svariati mesi però la Pubblisystem è stata soppiantata dalla società Antenna del Mediterraneo che continua regolarmente a proporre il Tg AmNotizie. In redazione - aggiungono - è presente un pubblicista e due stagiste non abilitate, inoltre non è stato ancora sostituito il direttore responsabile, venuto a mancare circa tre mesi fa.

L’Assostampa Siciliana e di Messina, nel condannare questi comportamenti, si schiera al fianco dei colleghi che saranno ora costretti ad una lunga trafila legale per avere riconosciuti i propri diritti e chiede all’Ordine regionale dei giornalisti maggiore controlli sulle irregolarità nelle redazioni siciliane a tutela e garanzia della categoria. La segretaria regionale e provinciale di Messina esprimono solidarietà ai colleghi e forte preoccupazione per la riduzione di posti di lavoro in una realtà locale già duramente provata", concludono Ginex e Gulletta. 

'Giusto contratto' e nuovo concorso in Rai, Usigrai e Fnsi: «Accordo frutto di un lavoro lungo e faticoso»

Presentata l'intesa sottoscritta con l'azienda che porterà 250 'stabilizzazioni' e una selezione pubblica per 90 giornalisti. Di Trapani: «Un successo collettivo». Lorusso: «Restituita dignità al lavoro». Giulietti: «Ora l'azienda si confronti con il sindacato sul piano editoriale».

conferenza fnsi luglio 2019

«I due accordi raggiunti con la Rai sono frutto di un lavoro lungo, faticoso e per niente scontato: nessuna gentile concessione da parte di alcuno; nessun accordo calato dall'alto. Del resto di stabilizzare i colleghi che lavorano nelle reti Rai si parla da tantissimi anni, è un obiettivo a cui il sindacato lavora da tempo». Con queste parole il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha aperto la conferenza stampa di presentazione dell'accordo che prevede il riconoscimento del 'giusto contratto' per 250 giornalisti che già lavorano in azienda e una nuova selezione pubblica su base territoriale, il cui bando sarà pubblicato a cavallo dell'estate, per 90 nuovi giornalisti.

«Un duplice obiettivo raggiunto al termine di un percorso che parte da lontano – ha ricordato Lorusso – e che è figlio del Contratto di servizio e della firma, da parte dell'Usigrai, del contratto integrativo aziendale. Da un lato dobbiamo dare atto all'azienda di aver rispettato gli impegni presi in quella sede, dall'altro diamo atto ai colleghi di essere stati caparbi nel perseguire tale impegno». Gli accordi raggiunti, ha aggiunto il segretario generale della Fnsi, «sono la dimostrazione che la buona informazione non può prescindere dalla buona occupazione: con un lavoro senza diritti non può esserci informazione di qualità. Un principio che vale per tutti gli ambiti dell'informazione professionale e che anima tutti i tavoli che ci hanno visto protagonisti in questi mesi». 

Per questo, ha concluso Lorusso, «non abbiamo partecipato all'ultimo incontro dei cosiddetti Stati generali dell'editoria e non parteciperemo alla cerimonia di chiusura, a ottobre a Torino, perché, al di là delle illusioni alimentate anche da qualcuno dentro la categoria, non possiamo avallare le intenzioni di chi si pone come obiettivo di indebolire l'informazione in questo Paese, di chi vuole affermare un modello di giornalismo che prescinde dal lavoro regolare, di chi non vuol riconoscere gli organismi democraticamente eletti della categoria, di chi mira a indebolire il pluralismo per impedire all'opinione pubblica di conoscere e di elaborate un pensiero critico». 

Il segretario della Fnsi ha poi ricordato la recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha ribadito che il pluralismo dell'informazione è 'fondamento della democrazia' e rilanciato l'appuntamento del 12 settembre, confermato al tavolo di confronto di ieri al ministero del Lavoro con il sottosegretario Durigon: «Una giornata di approfondimento per ribadire che senza lavoro regolare non possono esserci informazione professionale né previdenza».

Per il segretario dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani, «questi accordi sono un successo collettivo, frutto di un lavoro che ha sempre visto l'Usigrai pensare ad ampliare i diritti, oltre che a tutelare gli iscritti. Un modo di lavorare che ha caratterizza il sindacato dei giornalisti Rai al cui interno si discute, ci si scontra e confronta, ma rispetto agli obiettivi sindacali ci si trova sempre uniti, come dimostra il fatto che tutto l'esecutivo ha firmato, insieme con la Fnsi, questi due accordi, che ci auguriamo segnino un esempio per tutti». 

In merito alla 'stabilizzazione' dei 250 lavoratori già operanti in Rai, il segretario dell'Usigrai, e dopo di lui anche altri rappresentanti del sindacato di base, ha infine evidenziato: «L'applicazione del contratto porta finalmente diritti a chi prima non ne aveva, ma porta con sé anche l'obbligo a rispettare i doveri a cui dobbiamo tutti attenerci se vogliamo pretendere che la Rai Servizio Pubblico produca informazione di qualità nel rispetto delle regole deontologiche e dei cittadini». Mentre per quanto riguarda la nuova selezione pubblica per 90 giornalisti, Di Trapani ha osservato: «Oggi c'è l'urgenza non più rinviabile di trasformare la Rai in un'azienda multimediale e crossmediale. La selezione risponde a questa esigenza. L'azienda deve guardare al futuro partendo dai territori».

Il segretario dell'Usigrai ha poi voluto ricordare e ringraziare «quanti, negli ultimi anni, hanno lavorato per rendere possibile questo storico accordo»: da Roberto Natale, ex segretario del sindacato di base ed ex presidente della Fnsi, a Paolo Butturini, ex segretario di Stampa Romana; da Marina Macelloni e Andrea Camporese, attuale e precedente presidente dell'Inpgi, alla presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Paola Spadari, a Paola Moroni e Marco Vignudelli, rappresentanti del Coordinamento nazionale dei giornalisti non contrattualizzati in Rai, solo per ricordare alcuni nomi.

Soddisfatta anche la presidente dell'Inpgi, Marina Macelloni, «perché – ha rilevato – è così che si salva l'Istituto: creando nuova e buona occupazione, creando lavoro con diritti e tutele, giusta retribuzione e corretto versamento dei contributi previdenziali. Solo allargando la platea degli iscritti, come riconosce anche la legge di conversione del decreto Dignità, si può salvare l'istituto di previdenza. Il lavoro giornalistico è cambiato, sta cambiando e cambierà e noi dobbiamo adeguarci. Perché non c'è previdenza senza lavoro», ha concluso.

Presente anche il Consigliere di amministrazione Rai, Riccardo Laganà, che, esprimendo apprezzamento per l'accordo, ha evidenziato come questo serva anche a «bloccare l'aggressione di personale esterno alla Rai, collaboratori strapagati che sostituiscono professionalità interne. Facciamo la stessa battaglia anche per le altre categorie professionali e lottiamo insieme per difendere l'indipendenza economica ed editoriale della Rai dall'ingerenza della politica», ha chiesto. 

Infine il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, ha ribadito la posizione del sindacato nella generale vertenza per il lavoro regolare e per l'informazione di qualità: «Non si fanno prima i tagli e poi ci si confronta. Non è stata questa la via seguita per giungere a questo accordo, un accordo che fa onore all'azienda, che risponde all'articolo 21 della Costituzione, alle direttive della Vigilanza e al contratto di servizio, mentre c'è chi sta promuovendo una nuova odiosa campagna contro il canone che non potrà che colpire le lavoratrici e i lavoratori». 

E prima di rilanciare l'appello al rispetto della Carta di Roma, Giulietti ha concluso chiedendo: «Ora l'azienda presenti il piano editoriale, per sapere quali obiettivi vuole perseguire e per capire quanti giornalisti serviranno per raggiungerli. Il sindacato è pronto a discuterne con l'azienda, cosa che non è stato possibile fare negli ultimi anni perché ogni piano veniva bocciato ancora prima di essere presentato».

PER APPROFONDIRE
questo link la registrazione video della conferenza stampa disponibile sul sito web di Radio Radicale.

 

Nasce in Sicilia, promossa da Assostampa, una scuola di formazione al giornalismo di livello universitario

Centricom

Il “Centro studi e sperimentazione nelle discipline dell’informazione e comunicazione di massa - Scuola di formazione al giornalismo”, sarà un hub di diffusione culturale dalla Sicilia verso tutti i Paesi del Mediterraneo. L'iniziativa avrà il supporto del settore Culturalia dell'Associazione generale delle cooperative italiane, grazie ad un protocollo d'intesa con Assostampa.

Il nuovo organismo formativo verrà gestito da un consorzio costituito tra Assostampa, il sindacato dei giornalisti, l’Università telematica eCampus e la Nexus coop, aderente all'Agci sin dalla costituzione, che gestisce in atto il Centro di produzione multimediale dell’Università di Palermo.

Michele Cappadona“I processi di produzione dei contenuti hanno sempre più bisogno di professionalità in grado di fornire servizi evoluti e supporto aggiornato e competente. La costituzione del nuovo Centro studi per la formazione al giornalismo è un iniziativa promossa in coerenza con il protocollo d’intesa tra Agci e Assostampa Sicilia sulla necessità di acquisire nuove competenze innovative da parte dei giornalisti, la loro formazione all’autoimpresa e i servizi di start-up per società tra professionisti nel settore dell’informazione, editoria elettronica e new digital media”, afferma Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane.

Roberto Ginex“La profonda trasformazione del settore dell’informazione determinata dai social network, la crisi dell’editoria convenzionale, l’evoluzione della professione giornalistica in vista della riforma dell’Ordine, l’esigenza di figure in grado di garantire una corretta gestione dei flussi di comunicazione di massa e la qualità e affidabilità delle notizie, rendono necessari adeguati strumenti e percorsi di formazione continua, di profilo specifico elevato. Promuovere e tutelare i necessari adeguamenti di professionalità rientra tra gli scopi statutari del sindacato”, commenta il Segretario regionale di Assostampa Roberto Ginex.

I tre soggetti promotori hanno costituito il Centro per concorrere congiuntamente a ideare, sperimentare, realizzare e promuovere attività di studio, formazione e orientamento in relazione alla professione giornalistica e ai vari settori dei mezzi di comunicazione di massa. Ampio e di tutto rispetto il programma delle attività che Assostampa, eCampus e Nexus intendono promuovere e svolgere in forma associata, in particolare: corsi di master nelle discipline dell’informazione e comunicazione; corsi di laurea e laurea specialistica nelle discipline inerenti la professione giornalistica; corsi di formazione e aggiornamento tecnico-professionale o formazione professionale continua per i giornalisti professionisti e pubblicisti; una “Scuola di giornalismo”, nel rispetto del vigente Quadro di Indirizzi del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti; seminari ed ogni altra attività volta a divulgare tra i giovani e approfondire la conoscenza della professione di Giornalista e delle discipline della comunicazione di massa.

L’attività didattica sarà curata dall’Università eCampus, che rilascerà i titoli di studio, la gestione dei laboratori tecnico-professionali sarà affidata alla Nexus, l’Assostampa validerà attentamente la qualità professionale dei percorsi formativi, in coerenza con le disposizioni dell’Ordine nazionale dei Giornalisti.

 

Giornale di Sicilia, Assostampa su chiusura edizioni Sicilia orientale

Ginex (Assostampa Sicilia): “Si spengono le luci di un territorio, molti colleghi resteranno senza penna e senza giornale, siamo con loro e facciamo appello all’editore affinché si valutino altre strade”.

giornale di sicilia via lincoln palermo"La scelta dell'editore del Giornale di Sicilia di chiudere, dal prossimo 5 agosto, le edizioni locali della Sicilia orientale ci rattrista perché non soltanto si interrompe la luce dei riflettori sui fatti di una importante fascia della nostra Isola, ma si spengono anche le voci di un territorio che rappresenta una parte fondamentale della vita politica, sociale ed economica della nostro Isola”. Lo afferma il segretario regionale dell’Assostampa Siciliana Roberto Ginex. “Che piaccia o no si perde anche un pezzo fondamentale di informazione, di libertà e di democrazia. Come sindacato dei giornalisti – aggiunge Ginex - siamo profondamente preoccupati per il destino che attende i tanti colleghi, coraggiosi cronisti di varie zone della Sicilia, "antenne" indispensabili pronte a captare le notizie di cronaca, politica, economia, imprese, sindacati, sport, cultura, spettacoli che raccontano i fatti delle più disparate realtà. Colleghi che resteranno senza penna e senza giornale”.

“L'editore, che al suo arrivo al Giornale di Sicilia, aveva annunciato investimenti proprio sulle province, oggi è costretto a fare un grande passo indietro per una serie di fattori, molti dei quali erano a sua conoscenza già in precedenza – sottolinea Ginex -. A partire dalla crisi della carta stampata, con un sistema dell'editoria di carta che si regge ogni giorno sempre più a fatica e che è costretto a fare i conti con i numeri. Che sono sempre argomenti tosti: pochissime copie vendute a fronte di importanti spese ed eccessivi costi nella distribuzione. Davanti ai numeri si decide di chiudere. Nel frattempo, però – prosegue il segretario regionale del sindacato unitario dei giornalisti siciliani - restano i giornalisti assunti e che nelle loro città hanno le loro famiglie e le loro vite, collaboratori che con grande passione, spirito di sacrificio e abnegazione, e spesso a pochi euro, hanno lavorato per un giornale al quale hanno legato appunto le loro vite e le loro già penose entrate. Tanti collaboratori, molti storici, che non avranno più possibilità di scrivere, collaboratori ai quali la proprietà del giornale non ha neppure dato comunicazione dell'imminente chiusura delle pagine locali, collaboratori che per il Giornale di Sicilia hanno speso la loro vita professionale e personale sacrificando anche le proprie famiglie pur di assicurare gli articoli richiesti dal giornale, non guardando né agli orari né ai giorni festivi”.

“All'editore del Giornale di Sicilia – dice Ginex – facciamo appello e chiediamo di fare una ulteriore e attenta riflessione sulla chiusura delle edizioni della Sicilia orientale e di valutare ulteriori possibilità e strade da intraprendere per salvare un'altra voce dei territori. A tutti i colleghi del Giornale di Sicilia, tutti indistintamente, va la solidarietà umana e professionale dell'Associazione siciliana della Stampa, che naturalmente si schiera e si schiererà al fianco dei colleghi senza se e senza ma. Siamo convinti che tutti, con l'editore in testa, possiamo ancora salvare l'edizione della Sicilia orientale dello storico Giornale di Sicilia, che ha fatto della capillare presenza sul territorio e della sua credibilità motivi di forza e orgoglio, conclude Ginex.  

Assostampa sull'annunciata chiusura delle pagine del Giornale di Sicilia di Catania, Messina, Ragusa, Siracusa

Nota congiunta dei segretari provinciali Assostampa Catania, Messina, Ragusa, Siracusa sulla annunciata chiusura delle pagine orientali del Giornale di Sicilia.
Giornale di Sicilia repeatLa chiusura delle pagine di Catania, Messina, Ragusa e Siracusa del Giornale di Sicilia, paventata da qui ad una settimana, mortifica la storia decennale di tantissimi cronisti, elimina uno strumento di confronto, analisi e denuncia sempre al fianco dei lettori e tutti i cittadini.
Il piano editoriale, presentato nei giorni scorsi, sicuramente lontano dai proclami di rilancio e investimento sul territorio, toglie, in maniera incomprensibile, un’altra voce autorevole alle nostre province riproponendo quanto avvenuto, tre anni fa, con la chiusura delle redazioni della Gazzetta del Sud.
Lo stesso editore, a distanza di poco tempo, decide, in buona sostanza, di mortificare ancora una volta una fascia di Sicilia, abdicando quel ruolo autorevole, libero, responsabile, coraggioso, alla deriva social, ai tanti (purtroppo) finti giornalisti che popolano la rete.
La chiusura di un giornale, di quattro redazioni che hanno contribuito alla storia di questo quotidiano, è una sconfitta assai grave. Questa scelta priverà i tanti lettori di una ulteriore voce; priverà molti lettori di quella ulteriore informazione che, in questa epoca, resta avamposto di ricerca di verità e di raziocinio davanti alle urla mediatiche scomposte.
Ai lettori mancherà il coraggio di tutti quei cronisti che entrano dentro la notizia prima di raccontarla. Di tutti quei colleghi che oggi – da Messina a Catania, da Siracusa a Ragusa – resistono a schiena dritta davanti agli attentati e alle intimidazioni, fisiche e verbali, ma vengono messi in ginocchio, non dalla malavita, ma dagli stessi editori.
Forse è il momento in cui tutta la società – politici, istituzioni, sindacati, mondo delle imprese, ognuno tra di noi giornalisti – si interroghi sul potere delle pagine di un giornale.
A tutti i colleghi del Giornale di Sicilia, la solidarietà e la vicinanza personale e delle intere segreterie.

Daniele Lo Porto, Giuseppe Gulletta, Gianni Molè, Prospero Dente

Equo compenso. Si apre al ministero di Giustizia il tavolo sull’emanazione dei parametri per i giornalisti

Ministero di Giustizia via Arenula

Impegno del Ministero a colmare in tempi brevi il vuoto normativo sui parametri per il compenso dei giornalisti. L’Ordine, interlocutore istituzionale, disponibile ad accogliere e far proprie le proposte complessive e coerenti che giungono dal sindacato.

Il 24 luglio, in via Arenula a Roma, si è aperto il confronto sulla liquidazione giudiziale dei compensi tra il ministero della Giustizia, competente sul tema, Fnsi e Ordine dei giornalisti.
Prima del tavolo formale di confronto sono state ascoltate le Associazioni della stampa siciliana e romana, sindacati territoriale aderenti alla Fnsi, che hanno presentato lo scorso gennaio il ricorso al Tar contro il Ministero di Giustizia per la mancata emanazione delle tabelle professionali dei giornalisti.


Il Ministero, con una delegazione di alto livello amministrativo guidata dal capo di gabinetto del ministro Bonafede, Fulvio Baldi, ha dichiarato di voler affrontare e risolvere la questione. I giornalisti sono l’unica categoria professionale e ordinistica a non avere i parametri ministeriali dei compensi. Si vuole dunque anche per i giornalisti l’emanazione della normativa che definisca i valori economici per le singole e diverse prestazioni.

L’incontro ha dato l’occasione di chiarire come quello dell’equo compenso, frutto del combinato disposto delle leggi 27/2012 e 172/2017, sia un ambito normativo diverso e ben più ampio di quello della legge 233/2012, limitato soltanto a garantire che nelle redazioni dei quotidiani il compenso dei giornalisti lavoratori autonomi sia coerente con quello dei subordinati.

Le due associazioni della stampa hanno rappresentato una proposta di composizione della vertenza - in linea con i documenti politico sindacali approvati dalla Clan Fnsi negli ultimi anni e con riferimento alle tabelle dei compensi dell’Ordine datate 2007 - che contiene anche l’iniziativa di creare un nucleo centrale di monitoraggio a livello ministeriale con la presenza di giornalisti per verificare l’applicazione delle tabelle, sul modello di quanto appena sottoscritto tra ministero della Giustizia e Consiglio nazionale forense.
L’Ordine nazionale dei giornalisti, interlocutore istituzionale del ministero vigilante, ha dichiarato il presidente nazionale Carlo Verna, si è detto disponibile ad accogliere nella propria proposta un articolato sindacale complessivo e coerente. Il tavolo si aggiornerà a settembre.
“Siamo convinti che la disponibilità e la correttezza istituzionale dimostrata dal Ministero di giustizia sia la condizione indispensabile per definire e chiudere una partita aperta da troppi anni e un modo reale e concreto per tutelare i lavoratori non subordinati, i due terzi della nostra categoria”, affermano in un comunicato congiunto l’Associazione Siciliana della Stampa e l’Associazione Stampa Romana. “Ancora oggi non mancano casi di pezzi e notizie di giornali e agenzie pagati dai 3 ai 5 euro lordi. Una deriva indegna di un paese civile”.


Equo compenso: Bonafede, interverrò su compenso giornalisti. Liberta di informazione si garantisce con dignità cronisti
(ANSA) – ROMA, 24 LUG – Il ministero della Giustizia si e’ impegnato, attraverso i propri uffici, a colmare il vuoto normativo sui parametri per il compenso dei giornalisti. E’ questo l’esito dell’incontro tenutosi stamane al ministero della Giustizia a cui hanno partecipato i vertici tecnici di via Arenula, il sottosegretario Morrone, il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna e la Fnsi. Il tavolo tecnico e’ stato aggiornato a settembre quando il Ministero presentera’ la proposta di modifica legislativa. “La liberta’ d’informazione si garantisce e si riconosce, prima di tutto, garantendo la dignità professionale ai giornalisti. Un cronista che viene pagato anche solo 3 euro per ogni articolo, non potrà mai essere libero, caratteristica fondante della professione per poter dare ai cittadini un piena e corretta informazione che è la base di ogni democrazia,” ha commentato il ministro Bonafede.   

 

Gli Odg regionali: «Gli Stati generali finiscono qui». Crimi: «L'Ordine ormai è una scatola vuota»

Duro botta e risposta tra i vertici territoriali e il sottosegretario all'Editoria. «Solo sgombrando il campo dall'ipotesi di abrogazione, ci si può confrontare sulla urgente necessità di una riforma», scrivono i primi. «Non è accettabile che il confronto sia valido solo quando lo dicono loro», ribatte il secondo.

stati generali editoria

Duro botta e risposta tra i vertici degli Ordini regionali dei giornalisti e il sottosegretario all'Editoria, Vito Crimi. «Il sottosegretario non ha perso occasione in questi mesi, ripetendolo quasi ad ogni appuntamento degli Stati generali dell'editoria, per rimarcare la necessità di abolire l'Ordine, bollandolo come anacronistico e delegittimando un organismo democraticamente eletto. Per questo motivo il Cnog e tutti gli Ordini regionali non hanno partecipato agli Stati generali», si legge in un documento approvato all'unanimità dalla Consulta dei presidenti e dei vicepresidenti regionali, riunita a Roma con il presidente del Cnog Carlo Verna.

«Solo sgombrando definitivamente il campo dall'ipotesi di abrogazione, ci si può confrontare sulla urgente necessità di una riforma. Non è istituzionalmente corretto fare contemporaneamente istruttoria ed emettere verdetti di condanna mentre si assumono elementi. Pertanto, senza un ravvedimento rispetto ad un modo di agire inaccettabile, per noi gli Stati generali finiscono qui: un fallimento decretato da chi li ha indetti», prosegue il documento.

«Nell'attuale panorama dell'informazione, affidata sempre di più alle tecnologie digitali, ai social media e agli algoritmi – incalzano i presidenti e vicepresidenti regionali – è fondamentale il ruolo di chi è professionalmente formato per accertare la fondatezza delle notizie, verificarne le fonti, certificarne la provenienza, nel rispetto della deontologia professionale. Sono questi i punti di forza della professione giornalistica, garantiti dall'appartenenza all'Ordine dei giornalisti. Un Ordine certamente da riformare, come chiediamo da anni al Parlamento, e da adeguare alle nuove realtà, visto che la legge istitutiva risale al 1963. Il Cnog insieme agli Ordini regionali, ormai un anno fa ha elaborato una proposta innovativa che apre la categoria alle trasformazioni in atto, preservandone l'autonomia in virtù della funzione prevista dall'articolo 21 della Costituzione».

Una presa di posizione a cui il sottosegretario all'Editoria risponde osservando: «Dal caso Fubini al disinteresse dei giornalisti per l'appuntamento loro riservato agli Stati generali dell'editoria credo che si definisca da sola la questione Ordine dei giornalisti. Non è accettabile che il confronto sia valido solo quando lo dicono loro, nelle forme volute da loro e se si fa quello che dicono loro. Un bell'esempio di democrazia, non posso aggiungere altro».

Per Crimi «l'Ordine dei giornalisti si definisce da sé: il suo essersi svuotato di senso e contenuto, e quindi averlo relegato ad una scatola vuota, è opera propria non di Crimi. Se si può esercitare la professione abusivamente, se non si incorre mai in reali sanzioni a fronte di conclamate fake news a cosa serve l'Ordine? Una domanda che non si pone solo il sottoscritto ma tantissimi bravi giornalisti che si sentono abbandonati nella loro professione. Mentre c'è chi si guarda l'ombelico e promette riforme, noi rimaniamo fedeli a quanto detto da oltre un decennio: superamento dell'Ordine dei giornalisti, ma forse – conclude il sottosegretario – vogliamo essere tra i pochi in Europa ad avere una situazione del genere».

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'Giovani giornalisti dell'area dello Stretto', al via il concorso dedicato ad Antonio Megalizzi

Il bando è online sul sito web del Consiglio regionale della Calabria. Tema dell'elaborato, che deve essere pubblicato entro il 30 settembre 2019: la 'Valorizzazione dell'Area dello Stretto rispetto alla musica, al cinema, alla storia, al patrimonio identitario, culturale paesaggistico e ambientale'.

antonio megalizzi premio 2019

Sul sito del Consiglio regionale della Calabria – sezione Conferenza permanente interregionale per il coordinamento delle politiche nell'area dello Stretto – è stato pubblicato il bando di concorso, denominato 'Giovani giornalisti dell'Area dello Stretto', intitolato alla memoria di Antonio Megalizzi, il giornalista ventottenne originario di Reggio Calabria vittima dell'attentato terroristico avvenuto a Strasburgo l'11 dicembre del 2018. 

«Con questo ulteriore provvedimento – commenta il presidente della Conferenza permanente interregionale, il consigliere regionale Domenico Battaglia – la prima edizione del concorso entra nella fase operativa, grazie allo spirito fortemente unitario tra le Assemblee regionali di Sicilia e Calabria. Subito dopo l'attentato terroristico di Strasburgo abbiamo avvertito il bisogno come organismo di costruire un 'Angolo della Memoria' anche per questo nostro sfortunato connazionale e figlio di questa terra, bravissimo e stimato nel suo lavoro quotidiano nel Parlamento europeo. Da qui, il varo di questa iniziativa riservata ai giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti, iscritti agli Ordini regionali dei giornalisti di Sicilia e Calabria, agli studenti e ai diplomati nelle scuole di giornalismo riconosciute dagli stessi Ordini professionali, di età inferiore ai 36 anni alla data di pubblicazione del bando». 

«E per restare coerenti alle finalità istituzionali della Commissione permanente – dice ancora Battaglia – abbiamo deciso di indicare come tema dell'elaborato, che deve essere pubblicato entro il termine massimo del 30 settembre 2019, la 'Valorizzazione dell'Area dello Stretto rispetto alla musica, al cinema, alla storia, al patrimonio identitario, culturale paesaggistico e ambientale', con le modalità di testo per la carta stampata, testo per il web, servizio audio e servizio video».

La Commissione giudicatrice del concorso è composta dai giornalisti Tommaso Labate (Corriere della Sera), in qualità di presidente e da Bruno Gemelli (Quotidiano del Sud); Rosaria Brancato (Quotidiano on line 'Tempo Stretto'); Laura Cason (Tg 1); Piero Gaeta (Gazzetta del Sud) e Filippo Diano (Ufficio Stampa Consiglio Regionale della Calabria).

I vincitori del concorso saranno premiati nel corso di una cerimonia che si svolgerà a Reggio Calabria nella sede del Consiglio regionale della Calabria l'11 dicembre prossimo, nel primo anniversario della scomparsa di Megalizzi. (Ansa)

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Premio 'OMaR per la comunicazione sulle malattie e i tumori rari', aperte le candidature alla VII edizione

Sei le categorie in gara, per un montepremi complessivo di oltre 20mila euro destinati a chi, utilizzando diversi media, ha saputo fare, nel corso del 2019, informazione corretta e sensibilizzazione efficace sul tema del concorso. Elaborati entro il 10 gennaio 2020.

premio OMAR 2019

È possibile candidarsi alla VII edizione del Premio OMaR per la Comunicazione sulle Malattie e i Tumori Rari, l'appuntamento annuale organizzato dall'Osservatorio Malattie Rare (OMaR) in partnership con i principali stakeholder del settore: il Centro Nazionale Malattie Rare dell'Istituto Superiore di Sanità, la Fondazione Telethon, il portale delle malattie rare e dei farmaci orfani Orphanet Italia e UNIAMO FIMR Onlus – Federazione Italiana Malattie Rare. I riconoscimenti che verranno attribuiti, per un totale di oltre 20mila euro, sono destinati a chi, utilizzando diversi mezzi di comunicazione, ha saputo fare, nel corso del 2019, informazione corretta e sensibilizzazione efficace sul mondo complesso delle malattie e dei tumori rari.

Sei le categorie in concorso: Premio giornalistico categoria stampa e web; Premio giornalistico categoria audio video; Premio per la migliore campagna di comunicazione (professionisti); Premio per la migliore campagna di comunicazione (non professionisti); Premio per la migliore divulgazione attraverso foto, illustrazioni o fumetti; Premio per la migliore divulgazione attraverso video. 

Oltre a questi, la giuria si riserva il diritto di attribuire un premio aggiuntivo. Ulteriori novità saranno comunicate dall'Osservatorio Malattie Rare tramite il sito web del premio, dove si possono trovare il regolamento, le modalità di partecipazione e la composizione della Giuria (qui il link diretto).

Gli articoli, i servizi audio e video e le altre iniziative di comunicazione ammesse a partecipare alle sei categorie di concorso devono essere state diffuse nel periodo tra il 1 gennaio 2019 e il 31 dicembre 2019. Il termine stabilito per l'invio dei materiali è fissato alla mezzanotte del 10 gennaio 2020. La proclamazione dei vincitori avverrà in prossimità della Giornata delle Malattie Rare, che si celebra il 29 febbraio 2020, all'interno di un evento serale che si terrà a Roma e che vedrà presenti i partner del Premio, i membri della giuria, importanti rappresentati delle istituzioni, le associazioni pazienti, la stampa e numerosi stakeholder del mondo delle malattie e dei tumori rari.

L'iniziativa gode della collaborazione di alcune associazioni professionali e di categoria, come il Festival cinematografico 'Uno sguardo raro', e del patrocinio di Web Health Information Network (Whin), rete di giornalisti scientifici, del Cnr – Centro Nazionale Ricerche, dell'Ordine nazionale dei giornalisti e di vari Ordini regionali, della Federazione relazioni pubbliche italiana, della Federazione italiana editori giornali, dell'Unione stampa periodica otaliana, della Federazione nazionale della Stampa italiana, dell'Associazione italiana comunicazione pubblica e dell'Associazione nazionale stampa online.

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Parametri per i compensi ai giornalisti, al via il tavolo al Ministero. Motta: «Primo passo nella direzione giusta»

Presentata «una proposta, frutto di un lungo e articolato lavoro della Clan, sulla quale si è registrata la convergenza dell'Ordine», spiega il segretario generale aggiunto Fnsi. Bonafede: «La libertà d'informazione si garantisce e si riconosce, prima di tutto, garantendo dignità professionale ai cronisti».

motta fnsi

«Oggi è stato compiuto un primo passo nella direzione giusta. La definizione delle tabelle per la liquidazione giudiziale dei compensi dei giornalisti non dipendenti rappresenterebbe un parametro tangibile della libertà d'informazione rispetto a quel mondo, ormai largamente maggioritario, di professionisti dell'informazione con contratti precari o freelance. Le condizioni di lavoro di numerosi giornalisti precari oggi fanno spesso rima con abusi e sfruttamento, colmare il vuoto normativo sui parametri per il compenso dei giornalisti è fondamentale». Lo afferma Mattia Motta, segretario generale aggiunto e presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo della Federazione nazionale della Stampa italiana, (nella foto),  a margine della riunione del tavolo tecnico convocato dal ministro della Giustizia al quale ha partecipato con il vicedirettore della Fnsi, Tommaso Daquanno, alla presenza del sottosegretario Jacopo Morrone e del presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Verna. 

«Abbiamo sottoposto al Ministero una proposta che è il frutto di un lungo e articolato lavoro della Clan-Fnsi, fatto proprio dal Congresso della Stampa italiana, sulla quale si è registrata oggi la convergenza dell'Ordine dei giornalisti. Come abbiamo ricordato al Ministero – aggiunge Motta – quello che poniamo non è un problema 'corporativo', ma un tema che ha a che fare con il diritto costituzionale dei cittadini ad essere informati da giornalisti liberi e indipendenti. Finché ci saranno giornalisti pagati 3 euro ad articolo e senza diritti, la qualità della democrazia nel nostro Paese è posta su un pericoloso piano inclinato».

Durante l'incontro il ministero della Giustizia si è impegnato, attraverso i propri uffici, a colmare il vuoto normativo sui parametri per il compenso dei giornalisti. Il tavolo tecnico è stato aggiornato a settembre quando il Ministero presenterà la proposta di modifica legislativa. «La libertà d'informazione si garantisce e si riconosce, prima di tutto, garantendo la dignità professionale ai giornalisti. Un cronista che viene pagato anche solo 3 euro per ogni articolo, non potrà mai essere libero, caratteristica fondante della professione per poter dare ai cittadini un piena e corretta informazione che è la base di ogni democrazia», è il commento del ministro Alfonso Bonafede.

Viva soddisfazione per l'avvio del tavolo ministeriale sui compensi per i giornalisti viene espressa dal segretario del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, Rocco Cerone. «Ovviamente - dice - è solo un primo passo pubblico, per il quale il plauso va alla Commissione lavoro autonomo della Fnsi, di cui fa parte anche il trentino Lorenzo Basso, e al presidente Mattia Motta, che da oltre tre anni sta seguendo il tema dei compensi per i giornalisti precari, che rappresentano ormai la maggioranza della professione. Tema al centro anche del XXVIII Congresso Fnsi di Levico. Si tratta della migliore risposta a chi, anche in Trentino Alto Adige, continua a propalare false informazioni sul cosiddetto equo compenso», osserva Cerone.

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Giornalisti-Governo, Verna: Crimi ricusato

crimi verna

Crimi ricusato dal ruolo super-partes che si era attribuito attraverso gli 'stati generali dell’editoria': si è sempre apertamente pronunciato per l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti.

“Il sottosegretario Crimi non ha perso occasione  in questi mesi, ripetendolo quasi ad ogni appuntamento degli Stati generali dell’editoria,  per rimarcare la necessità di abolire l’Ordine, bollandolo come anacronistico  e delegittimando un organismo democraticamente eletto. Per questo motivo il Cnog  e tutti gli Ordini regionali non hanno partecipato agli stati generali. Solo sgombrando definitivamente il campo dall’ipotesi di abrogazione,  ci si può confrontare sulla urgente necessità di una riforma”. È quanto si legge nel documento approvato dalla Consulta dei presidenti e dei vicepresidenti regionali, riunita a Roma il 23 luglio.
Il documento sottolinea che il CNOG insieme agli Ordini regionali,  ormai un anno fa ha elaborato una proposta innovativa che apre  la categoria alle trasformazioni in atto, preservandone l’autonomia  in virtù della funzione  prevista dall’articolo 21 della Costituzione.
“Non è istituzionalmente corretto fare contemporaneamente istruttoria ed emettere  verdetti di condanna mentre si assumono elementi. Pertanto, senza un ravvedimento rispetto  ad un modo di agire  inaccettabile,  per noi gli “Stati generali”  finiscono qui: un fallimento decretato da chi li ha indetti”.

“Dal caso Fubini al disinteresse dei giornalisti per l’appuntamento loro riservato agli Stati generali dell’editoria credo che si definisca da sola la questione Ordine dei giornalisti”, ha replicato il sottosegretario all’editoria. “Non è accettabile che il confronto sia valido solo quando lo dicono loro, nelle forme volute da loro e se si fa quello che dicono loro. Un bell’esempio di democrazia, non posso aggiungere altro”.

Verna: il caso dell’arbitro-giocatore è conclamato, dopo la risposta scomposta del senatore Crimi

“Gli 'stati generali dell’editoria' si sono trasformati in stati generali dell’ideologia e del pregiudizio", afferma il presidente Cnog Carlo Verna, con una strumentalizzazione della cosiddetta vicenda Fubini che rasenta il ridicolo. Per i giudizi espressi sul presunto anacronismo dell’Ordine, mentre per così dire istruiva la pratica, Crimi è ricusato.
E che ciò sia avvenuto con una condivisione unanime, in un mondo che rappresenta i più diversi punti di vista, dovrebbe preoccupare - prosegue Verna - persino chi ha un concetto della democrazia come quello che esprime disinvoltamente il sottosegretario con delega all’editoria".

Il presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti Carlo Verna ha elevato oggi formale protesta presso il ministero vigilante della Giustizia contro l'atteggiamento assunto da Crimi, durante un incontro sul tema dell’equo compenso presieduto dal sottosegretario Morrone.

"Credendo nella correttezza istituzionale il caso è stato esposto, prima di ogni pubblica replica, al Ministero della Giustizia con l’idea di rivolgersi successivamente al presidente Conte e, trattandosi di tema fondamentale per la democrazia, con riserva di richiedere l’intervento del supremo garante della Costituzione, ovvero del presidente Mattarella. Intanto una riflessione si sottopone a tutte le forze politiche presenti in Parlamento su una possibile loro iniziativa. Se Crimi voleva presentare un disegno di legge per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti – conclude il presidente del Cnog– poteva farlo senza metter su la gigantesca presa in giro istituzionale degli Stati generali dell’editoria a spese dei cittadini, dopo essersi distinto per una serie di iniziative contro la libera informazione, dai tagli all’editoria alla strenua opposizione al salvataggio di Radio radicale. E’ immaginabile una risposta, anche trasversale, delle diverse forze parlamentari sia di maggioranza che di opposizione?”

 

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